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Tiziana, il tribunale di Napoli:"Facebook doveva rimuovere video hard"

Il tribunale civile di Napoli Nord ha parzialmente rigettato il reclamo che Facebook Irleand aveva presentato il 4 ottobre scorso ed ha dato ragione a Teresa Giglio, la madre di Tiziana, la 31enne di Mugnano suicidatasi il 13 settembre per alcuni video hot che aveva girato con il cellulare, diventati virali sui social. Il tribunale, presieduto da Marcello Sinisi, ha stabilito che i link e le informazioni su Tiziana, postate su diverse pagine del social, dovevano essere rimossi anche senza un preciso ordine da parte dell'autorita' amministrativa o giudiziaria, come invece aveva invocato Facebook nel reclamo. Ha invece accolto la tesi del colosso americano relativamente al controllo preventivo che Facebook non e' tenuto a fare su tutte le informazioni caricate sulle pagine. (AGI) Lil

Il reclamo di Facebook Ireland Ltd era per l'ordinanza emessa il 5 settembre dal giudice Monica Marrazzo, del Tribunale di Napoli Nord, con la quale si intimava la rimozione dei video e delle pagine create contro Tiziana Cantone. La 31enne si era rivolta al giudice con un ricorso d'urgenza per chiedere il diritto all'oblio e la cancellazione di tutti i link che riproducevano le scene sessuali di cui si era resa protagonista, da lei inviate ad alcuni amici in forma riservata via whatsapp ma finite sui social senza il suo consenso. Ventitre' pagine di reclamo nelle quali i legali di Facebook esponevano, nero su bianco, quelli che erano, secondo loro, gli errori formali e di sostanza che rendevano necessaria la riforma dell'ordinanza. Gli avvocati avevano citato il decreto 70/2003 che recepisce nella normativa italiana la direttiva comunitaria sull'e-commerce, relativamente alla circostanza che il giudice riteneva che a fronte della notifica del ricorso, Facebook avrebbe dovuto rimuovere quei contenuti, senza pero' che ci fosse un ordine delle autorita' competenti, necessario a loro giudizio. Per l'avvocato Portolano Cavallo, il social "in qualita' di hosting provider, in base alla normativa vigente non e' tenuta a esercitare una sorveglianza generalizzata sui contenuti pubblicati dagli utenti". Questa parte di reclamo e' stata rigettata dal giudice questa mattina, che ha invece dato ragione alla madre di Tiziana Cantone, rappresentata dall'avvocato Andrea Orefice: quei link andavano rimossi senza un ordine specifico delle autorita'. Nell'ordinanza oggetto del reclamo inoltre, il giudice monocratico, da un lato aveva dato ragione a Tiziana, obbligando Facebook, anche al pagamento delle spese per una circa pari a 320 euro oltre a 6345 euro per compensi professionali, e dall'altro l'aveva condanna a rimborsare le spese a cinque siti citati in giudizio, Citynews, Youtube, Yahoo, Google, e Appideas, per circa 20mila euro. C'e' invece ancora la parte penale dell'inchiesta sulla morte di Tiziana, per una ipotesi di istigazione al suicidio, dove a indagare e' la procura di Napoli Nord. Mentre la Procura di Napoli, ieri, ha chiesto l'archiviazione della posizione dei quattro suoi amici ai quali erano pervenuti i video hot di Tiziana e che erano sospettati di averli divulgati sul web.  

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tiziana cantone
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