Cronache
Turismo organizzato, ultimo appello al governo, imprese al rischio collasso
Bene per le associazioni di categoria il risultato ottenuto sul Recovery Fund ma adesso servono risposte concrete per non far morire un settore in coma.
Aidit Federturismo Confindustria, Assoviaggi Confesercenti, Astoi Confindustria Viaggi e Fto Confcommercio, le associazioni del turismo organizzato, plaudono al risultato ottenuto dal governo in Europa sul Recovery Fund, ma ora si attendono una pronta risposta alle richieste di tour operator e agenzie di viaggi, le uniche aziende ad essere rimaste sino ad oggi senza alcuna forma sostanziale di aiuto.
“Dopo il decreto “Cura Italia”, prima occasione mancata, la politica -spiegano le associazioni di categoria in una nota- aveva rassicurato il settore affermando che il successivo decreto avrebbe previsto misure straordinarie per il turismo. Nel decreto “Rilancio”, invece, nulla è stato previsto, a parte la ridicola e complessa misura del Bonus Vacanze che, per come è strutturato, non ha raccolto nemmeno il consenso degli albergatori. È stato chiesto di attendere gli emendamenti, ma dopo un intenso scambio di informazioni e dopo l’invio di numerose proposte elaborate dalle categorie, nessuna norma ha dato ossigeno ad un settore tra i più colpiti, che ha zero prospettive di ripresa per il prossimo anno e che, quindi, sta sostanzialmente morendo”.
“È davvero impossibile riuscire a capire come il comparto di tour operator, agenzie di viaggi e agenzie di eventi, con un volume d’affari di 20 miliardi di euro e oltre 80mila dipendenti, sia stato privato di ogni misura di sostegno, nonostante abbia subito una perdita di oltre l’80% del fatturato annuo. Quelle che a marzo erano solo previsioni -continuano Aidit, Assoviaggi, Astoi e Fto- ad inizio agosto sono divenuti dati certi che, nella loro crudezza, confermano decrementi che dovrebbero portare qualsiasi Governo a introdurre con urgenza ogni misura utile. Non si è perso solo il fatturato da marzo ad agosto, è a rischio quello di un intero anno”.
“Molte imprese, vista la stagionalità e le bassissime marginalità di questo tipo di business, oltre all’Italia, programmano mete estere e, su questo fronte, sappiamo che la ripresa sarà lentissima: si stima un ritorno alla normalità, Covid permettendo, a fine 2022. Eppure, non solo non è arrivato un sostegno attraverso lo strumento del fondo perduto, ma sono stati chiusi quasi tutti i corridoi turistici extra UE e, per i pochi rimasti aperti, è stata prevista la quarantena al rientro per soggiorni superiori a cinque giorni, quando la permanenza minima all’estero per turismo è di sette notti. In più -continuano le associazioni- non è stato fatto alcun distinguo tra Paesi esteri sostanzialmente “covid free” ed altri. Ora, da più fonti, si sente parlare di un prossimo decreto dedicato al turismo o di un pacchetto di misure mirate per il settore, a valere sul prossimo scostamento di bilancio”.
“Auspichiamo -aggiungono gli esponenti del turismo organizzato- un immediato ed effettivo coinvolgimento delle categorie nell’elaborazione di queste misure e, soprattutto, ci auguriamo che il governo non intenda, per l’ennesima volta, riservare le “briciole” al settore più colpito per antonomasia. Invitiamo quindi il governo a non mancare anche quest’ultima chance. Non c’è più tempo. A settembre ci sarà la resa dei conti: molte aziende hanno già previsto di chiudere, molte altre lo faranno sicuramente nei mesi successivi. Migliaia di lavoratori e di famiglie verranno messi sul lastrico, andando comunque a gravare sulle casse dello Stato. E ciò rende ancora più incomprensibile i mancati aiuti a questo comparto. In assenza di coinvolgimento e di aiuti concreti, annunciamo che il turismo organizzato non morirà nel silenzio e non accetterà questo destino senza reagire. Per questo, chiediamo al governo di dare evidenza pubblica di ciò che intende fare per tour operator e agenzie di viaggi, anche con riferimento alle aziende sopra i 5 milioni di fatturato, che non hanno nemmeno beneficiato del contributo a fondo perduto di cui all’art. 25 del Dl Rilancio. La pazienza dimostrata fino ad oggi da imprese e lavoratori è stata ormai sostituita da indignazione e sconcerto”.