Cronache

Uk, via le donne trans dalle gare femminili. E ora si studia una lega "aperta"

di Antonio Amorosi

Le trans negli sport. UK Athletics: per motivi di equità e sicurezza, vanno vietate le competizioni femminili alle donne trans. Per le Lgbt+ è discriminatorio

Rugby, nuoto, atletica, triathlon: le federazioni UK sostengono che per il troppo testosterone le donne trans siano troppo avvantaggiate su chi è nata donna

Diventano donne e strapazzano le avversarie come fuscelli. E’ quanto accade nel Regno Unito, dove due norme, il Gender Recognition Act 2004 e l'Equalities Act 2010, impongono per le persone con certificato di riconoscimento di genere (in questo caso hanno cambiato sesso da maschile a femminile) di essere trattate come donne a tutti gli effetti e in ogni campo.

Sembra un evento innocuo e da sostenere per evitare qualsiasi discriminazione ma qualcuno sostiene che potrebbe diventare la porta per mettere in discussione le norme che incentivano la parità di genere e favoriscono le donne contro il dominio maschile nei posti di comando. In questi anni, comunque sia, tantissimi atleti uomini del Regno Unito si sono dichiarati donne o meglio transgender, hanno cambiato sesso, partecipando alle competizioni di atletica, rugby, triatlon.

Così in queste ore UK Athletics (la federazione di atletica leggera del Regno Unito) è venuta allo scoperto. Come sostiene la primatista britannica del mezzofondo Eilish McColgan “le atlete trans rispetto alle concorrenti donne sono troppo avvantaggiate”. UK Athletics ha dichiarato di voler riservare la categoria cosiddetta femminile a concorrenti nate donne, e di spostare le donne-transgender in una nuova categoria "aperta".

Questo perché non esiste una ricerca scientificamente solida e indipendente che dimostri che tutti i vantaggi delle prestazioni maschili siano eliminati negli uomini che diventano donne: in pratica gli uomini sono più forti fisicamente a causa della presenza di rilevante quantità di testosterone.

UK Athletics sostiene di essersi decisa ad intervenire per motivi di equità e sicurezza. Ma non può farlo da sola. E’ necessario che il parlamento modifichi le leggi per vietare alle donne trans di gareggiare negli eventi femminili. UK Athletics ha spiegato che l'Equalities Act del 2010 non consente loro di escludere legalmente le donne trans in possesso di un certificato di riconoscimento di genere.

Anche il British Triathlon e la Rugby Football Union sostengono la proposta di UK Athletics perché si sono ritrovate nella medesima condizione di disparità presente tra atlete. Così anche British Triathlon e Rugby Football si sono dette propense alla creazione di una nuova categoria “aperta”.

World Athletics (federazione internazionale dell'atletica leggera) ha dichiarato che la sua posizione è quella di consentire alle donne trans di competere in eventi femminili, ma con l'uso della soppressione del testosterone.

In condizioni normali, la concentrazione di testosterone nelle donne è 10 volte inferiore a quella dei maschi, anche se la percentuale non resta costante nel corso della vita. L'idea di UK Atheltics di categoria “aperta” dovrebbe essere più inclusiva possibile, quindi dovrebbe sostituire l'attuale categoria maschile che diverrebbe aperta agli atleti di tutti i sessi. L’approccio non è una novità e cerca di ovviare ad un problema esploso per numeri in tutti gli sport.

Nel 2022 il congresso della Federazione internazionale di nuoto (Fina) si è ritrovato con lo stesso dilemma. E allora ha deciso che le atlete transessuali non potranno competere con le altre donne nelle gare di nuoto femminile internazionali, ma avranno una categoria a sé, mentre gli atleti transgender potranno partecipare alle competizioni di nuoto maschile con gli altri uomini. Le associazioni Lgbt+ hanno invitato la Federazione del nuovo a ritornare sui propri passi poiché ritengono la decisione discriminatoria.