Cronache

Un meteorologo per amico? Vale oro. L’economia sempre più legata al clima

di Antonio Amorosi

Repentini cambi di temperatura, disastri climatici. Ma se capiamo il meteo determiniamo l’evoluzione del territorio. Intervista al meteorologo Beppe Stabile

Non ne siamo consapevoli ma dalla meteorologia dipende molto della nostra vita. E abituati a vedere le asettiche notizie-meteo 2 minuti dopo il tg non pensiamo che il meteo possa scaldare i nostri cuori. Come al tecnico meteorologo campano Beppe Stabile di Altavilla Silentina (Salerno) che ad Affaritaliani ha dato uno spaccato tra dietro le quinte e segreti di un lavoro semisconosciuto. Nomen omen, un nome un destino, Stabile ha trasformato una passione che aveva da bambino in una professione. A soli 5 anni, invece dei giocattoli, chiedeva alla Befana di portargli un termometro. Ma siccome neanche questa esaudiva il suo desiderio (i genitori non lo trovavano nel loro piccolo paesino) lo chiese a PostalMarket. Finalmente arrivò un termometro, da frigorifero. E così giorno per giorno Beppe appiccicava sulle mattonelle della cucina i foglietti con le sue previsioni-osservazioni di bambino mentre cercava di capire cosa succedesse nel cielo. Stabile è sempre a contatto con le persone del suo territorio che gli chiedono costantemente come comportarsi, a lui che conosce come le sue tasche il microclima locale (ha vissuto in Campania e in Veneto).

 

Viviamo tra continui fenomeni estremi, repentini cambi di temperatura, disastri determinati da mutazioni climatiche, inattendibilità delle analisi meteo sul lungo periodo e scelte individuali sbagliate. Perché è successo quanto abbiamo visto nei giorni scorsi?

“Abbiamo avuto un afflusso di aria abbastanza fresca che contrastando l’aria persistente, le temperature molto elevate e l’umidità alta ha creato uno scontro con la formazione di almeno tre perturbazioni. Queste hanno interessato con forte intensità tutta Italia con formazioni estreme, nel Triveneto, in Emilia Romagna e nel salernitano. Quest’anno nel mediterraneo abbiamo avuto una delle estati più calde degli ultimi 30 anni e si è protratta quasi fino alle soglie dell’equinozio d’autunno, il 22 settembre, ma anche con un accumulo importante di umidità nei bassi strati. Il contrasto con il flusso di aria fresca ha creato quanto abbiamo visto. Non siamo preparati a convivere con questi fenomeni violenti causati da un pianeta sempre più caldo. Il problema è che il cambiamento climatico è molto veloce a differenza del passato e dovremmo prepararci a questi fenomeni che saranno costanti nei prossimi anni”.

 

Si seguono molto le previsioni fatte sui 15 giorni, sul mese e su tempi relativamente lunghi. Ma sono possibili?

“Purtroppo si sfrutta la meteorologia anche per fare quattrini. Serve solo per attirare l’utente, per avere dei click. Le previsioni del tempo hanno un’elevata affidabilità entro le 72 ore e per questo parliamo di previsioni del tempo, poi passiamo alla tendenza che non va oltre una settimana ma è solo un’indicazione di massima e non comprende aree geografiche ristrette, dobbiamo cioè riferirci almeno a una regione ma di solito parliamo sempre a livello nazionale. Poi ci sono le previsioni a 15, 20 giorni che valgono in termini percentuali, secondo il mio giudizio, meno dell’1%, perché i modelli matematici continuano a ricalcolare giorno dopo giorno quanto avviene, elaborando nuovi dati e quindi la prognosi cambia di giorno in giorno. Sono quindi inaffidabili. Non parliamo poi delle previsioni che vorrebbero determinare cosa succede in anticipo a 3 mesi.”.

 

Quali sono i dietro le quinte del suo ambiente?

“E’ impensabile immaginare quanta gente ci contatta, come gli agricoltori che vogliono avere dati per la semina di una coltura invece di un’altra o capire quanti collaboratori far lavorare in un periodo per la raccolta. Se so che nei prossimi giorni piove ed ho appena seminato posso evitare di annaffiare. Se ho molti ettari di colture è un risparmio non da poco. Lo stesso se devo fare la raccolta e capire quanti operai impiegare. Posso anche modificare il tipo di coltura a seconda dello scenario che mi si presenta. La previsione mi può permettere di capire se impiegare o meno del personale che poi dovrò pagare. Conosco agricoltori che hanno scelto alcune colture africane da impiantare nei loro campi ed hanno avuto ottimi risultati in questi anni visto il cambio del clima. Stessa cosa accade per l’edilizia, nei cantieri. Ad esempio, chi deve fare una gettata di cemento all’aperto deve sapere se c’è una previsione di pioggia. Immaginate i grandi cantieri! La stessa problematica si presenta per i tanti che lavorano all’aperto”.

 

Che sviluppo ha il vostro settore?

“Potenzialmente uno sviluppo elevato ma di fatto in Italia è molto limitato perché i governi che si sono susseguiti hanno concentrato le principali attività dandole in mano all’Aeronautica militare. Ci sono anche centri della Protezione civile che se ne occupano ma di solito non interagiscono fra strutture. Non c’è collaborazione tra enti, anche se dello Stato, e non si dà grande credito a questa scienza, forse perché è nata relativamente da poco. Eppure è un settore che ha una grande importanza per le attività economiche locali di un Paese”.

 

Quali sono i segreti?

“Potremmo dire che è fondamentale conoscere il microclima di un territorio per capire prima che impatto possono avere quegli eventi meteorologici nell’area. E conoscere ‘lo storico’, cioè come quell’area ha reagito in passato ai diversi eventi. In questo senso lo sviluppo degli ambiti locali è molto legato alla conoscenza della meteorologia”.

 

Quali sono i vostri strumenti di lavoro?

“Ci avvaliamo delle analisi numeriche che vengono elaborate da computer molto potenti. Il tutto però parte sempre dal dato iniziale che ci viene dato dalle stazioni sia di terra, dislocate su tutto il globo, ma anche sulle navi e sulle stazioni marine e in quota. Noi accediamo al prodotto finale, alle mappe già elaborate, ai dati delle stazioni e ai dati satellitari, le immagini che invia il satellite in continuazione e così possiamo monitorare lo stato del cielo, le temperature delle nubi e del suolo”.

 

Come comportarsi con i fenomeni violenti localizzati, sempre più diffusi, come quello che abbiamo visto a settembre? Ad esempio con i temporali?

“Se siamo all’aperto e abbiamo il sentore di un temporale la prima cosa da fare è metterci subito al riparo, non aspettare la pioggia. Se siamo in spiaggia bisogna stare lontani dalla battigia e dal mare e non stare fermi, cercando di allontanarsi il più in fretta possibile. Se si è in terreni pianeggianti mai posizionarsi sotto alberi o strutture alte ed appuntite, in un terreno pianeggiante posizionarsi nelle conche nel caso non si riesca ad andare al coperto. Se si è costretti in un bosco meglio muoversi e non scegliere alberi isolati. In casa stare lontani dai vetri delle finestre. Il vetro è un liquido ad altissima viscosità che in quanto tale può essere un conduttore di corrente della scarica di un fulmine. Il posto più sicuro in cui rifugiarsi è l’automobile perché costruita secondo la legge di Faraday che isola chi è dentro dai fulmini, a patto non si tocchino metalli che siano a stretto contatto con l’ambiente esterno. In casa bisogna stare lontani dall’acqua perché le tubature comunicano con l’esterno.”

 

Quanti hanno un’abilitazione come la sua in Italia e qual è la cosa più difficile del vostro lavoro?

“E’ dal 2016 che sono stati istituite due figure importanti, il meteorologo e il tecnico meteorologo e siamo meno di 100. La problematica maggiore non è neanche l’elaborazione della previsione ma la comunicazione perché ci troviamo di fronte ad un pubblico che conosce poco questa materia perché è relativamente nuova, non è neanche divulgata nelle scuole né c’è un percorso scolastico dedicato. L’utente facilmente fraintende un bollettino”.