Cronache

Venezia inondata? Tra ingordigia e tangenti. Disastro di chi ha ideato il Mose

Antonio Amorosi

Gravi danni a San Marco. L’allarme acqua alta sta distruggendo Venezia ma ha vecchie colpe: l’ingordigia dei politici e la scelta del MOse. Eccole.

L’unica cosa che è riuscito a garantire il Mose, per ora, sono i flussi delle tangenti.

Le immagini di Venezia invasa dall’acqua mostrano la plastica realtà di un fallimento annunciato per un problema forse risolvibile con infrastrutture meno onerose, come hanno mostrato altri come i Paesi Bassi con il piano Delta concluso negli anni ‘90 (ma questa è un’altra storia).

 

Nato con la prima Repubblica, nel 1983, il Mose, che sta per Modulo sperimentale elettromeccanico, era il muro mobile che doveva difendere il capolavoro dell’urbanistica veneta dalle alte maree incessanti. Costato 5,49 miliardi di euro, ma si parla di costi che potrebbero facilmente lievitare fino a 6 o 8 miliardi, non è ancora mai entrato in funzione. Per qualcuno è un miraggio, per altri è solo una macchina da soldi per gli amici degli amici.

 

L’opera sarebbe conclusa all’85%. Ma sostengono i tecnici che durante le ultime prove di messa in funzione dei portelloni di difesa, mentre li si abbassava, si sarebbero sentite vibrazioni inattese e poi le grandi paratoie mobili con le loro cerniere di acciaio si stanno arrugginendo e le paratie risultano inceppate dalla sabbia. Un capolavoro e non una bella prospettiva per la difesa della città, come se la parola collaudo in corso d’opera fosse un termine futuribile. 

Il Mose dovrebbe entrare in funzione ogni volta che la marea sale a 110 centimetri e costruire un muro alto fino a 3 metri. Ma entrerà mai in funzione? E se sì, impedirà davvero all’acqua di sommergere la laguna? E con quale esborso vista l’indeterminatezza dei costi di gestione? Più che un’opera sembra una corte dei miracoli.

 

I lavori sono iniziati nel 2003 a cura del Consorzio Venezia Nuova ma nel 2014 hanno visto scattare la mannaia della magistratura locale, con 35 arresti e circa 100 indagati, per un sistema di tangenti così diffuso da risultare ordinario. Coinvolti esponenti di ogni orientamento politico perché quando si “mangia” lo si fa tutti insieme tra imprenditori, sindaco, governatore di Regione, politici, funzionari pubblici e privati. Ancora nell’aprile 2019 è scattato il sequestro di 12,3 milioni di euro su un conto per tangenti, tra fondi neri e fiduciarie estere, che faceva riferimento all'ex presidente del Veneto, Giancarlo Galan. Il processo principale arrivato all’appello si è risolto con diverse condanne anche se per tanti attori coinvolti la prescrizione sembra l’epilogo naturale. 

 

Si parla di un sistema che ha mosso 33 milioni di tangenti ma la cifra è di certo parziale visti anche gli stipendi stellari. Si sa, salvare Venezia non è cosa da poco! Il solo Giovanni Mazzacurati, per trent’anni ai vertice del Consorzio Venezia Nuova e come gestore di tutte le partite del sistema, ha incassato, fra emolumenti vari e una buonuscita da 7 milioni di euro, una somma complessiva di 54 milioni di euro. Mazzacurati, padre del noto regista deceduto anni fa, rifugiatosi in California, contratta la cittadinanza Usa, è morto il settembre scorso dopo che una perizia ne ha attestato la demenza senile e la non perseguibilità col processo. Mazzacurati non cercava i riflettori, non rilasciava interviste, non compariva in tv e si è portato nella tomba anche la storia recente di Venezia di cui è stato di fatto il sindaco reale negli ultimi 30 anni.

 

A onor del vero va ricordato che l’ex sindaco Massimo Cacciari è sempre stato contro l’opera ed oggi ha dichiarato: "Nulla di nuovo, tutto questo si conosceva quando si è deciso di buttare via i soldi con il Mose. Esisteva un progetto importante di rialzo di piazza San Marco e di contenimento delle acque per preservare la Basilica da questo fenomeno. Era possibile farlo ma poi tutti i soldi per la manutenzione della città sono stati spesi per il Mose e ora chi è causa del suo mal pianga se stesso".

 

Che Venezia possa morire lo si era capito già nel 1966, quando l’acqua aveva raggiunto 1 metro e 94 centimetri di altezza. Oggi è arrivata a 1,87 metri e la Basilica di San Marco è stata inondata da un metro d'acqua per due volte in 24 ore, così come la cripta sotto il presbiterio, tre vaporetti sono affondati, decine di imbarcazioni hanno rotto gli ormeggi, un uomo di 68 anni è morto folgorato da una scarica elettrica e in varie zone ci sono black-out a ripetizione. Ma aspettiamo il Mose e la sua corte dei miracoli. Si prevede che i lavori possano finire nel 2021, forse nel 2022. O forse no.