Cronache
Venezia, regali e mazzette per sconti fiscali all'Agenzia delle Entrate
Quattordici ordinanze di custodia cautelare in carcere e due agli arresti domiciliari, emesse dal gip del Tribunale di Venezia
Venezia, regali per sconti su sanzioni: 16 arresti, anche 2 ufficiali della Finanza
Quattordici ordinanze di custodia cautelare in carcere e due agli arresti domiciliari, emesse dal gip del Tribunale di Venezia, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di sei imprenditori (di cui due domiciliari), tre funzionari dell'Agenzia delle entrate, due commercialisti, due ufficiali della guardia di finanza, un appartenente alla commissione tributaria regionale per il Veneto e due dirigenti di un'azienda assicuratrice, coinvolti con diversi ruoli in fatti di corruzione commessi per sgonfiare - si legge in una nota della guardia di finanza - gli importi delle imposte da pagare da parte di imprese già sottoposte a verifiche fiscali. L'indagine, diretta dalla Procura di Venezia e sviluppata dal reparto veneziano, ha avuto origine da un filone collaterale dell'inchiesta sul Mose, nella quale erano emersi comportamenti sospetti, tenuti da un dirigente dell'amministrazione finanziaria.
E' l'inchiesta più grossa sulla corruzione dai tempi del Mose
Le indagini, avviate nell'estate del 2015, sviluppate con intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché mediante appostamenti, osservazioni e pedinamenti, hanno consentito di individuare, tra l'altro, un patto corruttivo tra un imprenditore jesolano e un dirigente dell'Agenzie delle entrate, che, essendo stato trasferito in un'altra regione, dopo i preliminari contatti, si è avvalso di un suo collega in servizio a Venezia. Sostanzialmente, sono state raccolte fonti di prova relative al pagamento di tangenti per un totale di 140.000 euro, in varie tranche tra il settembre 2016 ed il maggio 2017. In cambio, i due funzionari si sarebbero adoperati per ridurre di circa l'80% le imposte dovute da tre società, con sede in provincia di Venezia, riconducibili all'imprenditore, che erano state sottoposte a verifica fiscale da altri funzionari dell'agenzia fiscale, passando così da 41 milioni di euro dell'originaria pretesa di gettito a poco più di otto milioni di euro effettivamente pagati. Inoltre, l'imprenditore avrebbe ottenuto che venisse ritardata la notifica di altri avvisi di accertamento per debiti tributari, in modo da poter chiedere rimborsi Iva, ammontanti a 600.000 euro, che altrimenti non avrebbe potuto legittimamente ottenere. Nelle vicende corruttive sono risultati partecipi, con ruoli attivi, i familiari dell'imprenditore.
Così funzionava il sistema di corruzione
Le indagini hanno consentito di scoprire, inoltre, che i due funzionari si sarebbero accordati con un commercialista di Chioggia per ricevere 50.000 euro, in cambio della promessa di 'accomodare' un accertamento tributario relativo a un'impresa del posto. Nel prosieguo, sono emerse le tracce di un secondo episodio corruttivo, sempre con lo scopo di ridimensionare l'esito di verifiche eseguite regolarmente, dal nucleo di polizia tributaria di Venezia, nei confronti di una società immobiliare e un'azienda di trasporti di Venezia. I titolari delle imprese ispezionate avrebbero corrotto un ufficiale della guardia di finanza e un funzionario dell'Agenzia delle entrate, con l'intermediazione di una commercialista trevigiana. L'ufficiale, in cambio di denaro e oggetti di lusso per un valore di 40.000 euro, avrebbe fatto da 'ponte' verso il funzionario dell'Agenzie delle entrate e, con il proprio interessamento, supportato dalla commercialista, avrebbe reso possibile la riduzione di oltre il 70% dell'importo del debito complessivo delle aziende verificate, passato da 13.000.000 euro a 3.700.000.
Coinvolti anche imprenditori
La terza vicenda si ricollega a verifiche fiscali effettuate dall'Agenzie delle entrate nei confronti di un'impresa assicuratrice veronese. Risultano coinvolti l'ufficiale del Corpo e il funzionario dell'Agenzia delle entrate citati pocanzi, nonché due dirigenti dell'azienda assicurativa ed un giudice tributario, che avrebbe svolto le funzioni di mediatore.I pubblici ufficiali avrebbero ricevuto oggetti preziosi del valore di 20.000 euro, a febbraio e marzo 2017, e in cambio, secondo gli inquirenti, avrebbero fatto sì che il debito erariale, per imposte e sanzioni da pagare, scendesse da 8.800.000 euro a poco più di 2.600.000 euro. Un ultimo episodio corruttivo riguarda l''accomodamento' di un controllo fiscale, eseguito tra il novembre 2015 e il febbraio 2016, nei confronti di un'impresa industriale della provincia di Udine. In questo caso, l'ufficiale in servizio a Venezia si sarebbe rivolto a un altro ufficiale che a quel tempo dirigeva l'attività di verifica, convincendolo a non approfondire troppo l'ispezione contabile. In cambio, l'imprenditore friulano avrebbe assunto alle dipendenze il figlio del primo ufficiale e avrebbe offerto altre regalie. Oltre agli arresti, il Gip ha disposto il sequestro, in capo agli indagati, delle somme oggetto delle pattuizioni corruttive, per un importo totale di 440.000 euro.