Cronache
Victoria’s Secret, le modelle si ribellano contro la misoginia nella moda
#MeToo formato Victoria’s Secret è una lettera scritta dall’organizzazione no-profit Model Alliance e indirizzata all’amministratore delegato del marchio di biancheria intima americano. Come scrive Prima Comunicazione, vi si parla di “cultura di misoginia, bullismo e molestie, ancora più oltraggiosa e radicata di quanto rilevato in precedenza” nell’azienda. Le modelle chiedono quindi a John Mehas, ad del brand, di prendere seri provvedimenti.
Sempre come riferisce Prima Comunicazione, tutto nasce da un’inchiesta pubblicata il 1° febbraio dal New York Times e battezzata Angels in Hell: la cultura della misoginia dentro Victoria’s Secret. Dopo aver raccolto le testimonianze di una trentina fra dipendenti ed ex dipendenti, i giornalisti Jessica Silver-Greenberg, Katherine Rosman, Sapna Maheshwari e James B. Stewart avevano scritto che il fondatore di L Brands Leslie Wexner e il suo braccio destro Ed Razek, responsabile dello show di biancheria intima, promuoverebbero una cultura aziendale altamente misogina.
Prima Comunicazione scrive ancora che, dall’inchiesta risulterebbe che Ed Razek avrebbe assunto atteggiamenti inappropriati con le modelle. Come hanno testimoniato alcuni degli intervistati, l’ad durante i casting avrebbe chiesto il numero di telefono ad alcune modelle mentre queste erano ancora in biancheria intima, invitandole a sedersi sulle sue ginocchia. Questi fatti sarebbero stati denunciati più volte alle risorse umane di Victoria’s Secret. Ma non solo non avrebbero ricevuto risposta: in alcuni casi, secondo il NYT, le denunce sarebbero state seguite dall’allontanamento del dipendente che aveva osato far presente la situazione. D’altra parte, non è la prima volta che il quotidiano americano indaga sui manager di L Brands, e già qualche mese fa aveva portato alla luce i rapporti fra Wexner e il miliardario Jeffrey Epstein, morto suicida in prigione e accusato di abusi sessuali e traffico di minori.