Cronache
Willy, Belleggia ai domiciliari. I fratelli Bianchi restano in carcere
La compagna di Gabriele Bianchi è al quinto mese di gravidanza. "Sto ricevendo minacce di morte pesantissime". È segretaria al gruppo di FI alla Regione Lazio
WILLY, LA COMPAGNA DI GABRIELE BIANCHI: "SONO INCINTA MA SE HA SBAGLIATO PAGHI"
Silvia Ladaga, compagna di Gabriele Bianchi, in un'intervista a Repubblica racconta di essere incinta e di aver ricevuto pesanti minacce di morte nelle ultime ore. La ragazza ha 28 anni ed è al quinto mese di gravidanza. Ex candidata alle regionali con Forza Italia, è figlia di Salvatore Ladaga, coordinatore del partito a Velletri. Anche i membri della sua famiglia, nota per l’attività politica nelle zone di Colleferro, sta ricevendo molte minacce di morte. “Aspetto un bambino, sto diventando madre e il mio pensiero va alla famiglia del ragazzo che non c’è più. La giustizia farà il suo corso, la verità verrà fuori ma c’è un
Willy, Belleggia ai domiciliari. Restano in carcere gli altri 4 Il gip del tribunale di Velletri, secondo quanto si apprende da fonti legali, dopo aver convalidato l'arresto ha posto ai domiciliari Francesco Belleggia, uno dei 4 arrestati per l'omicidio di Willy Monteiro, ucciso nel corso di una rissa la notte tra sabato e domenica a Colleferro, vicino Roma. Restano in carcere invece i fratelli Gabriele e Marco Bianchi, Mario Pincarelli. L'accusa per tutti resta quella di omicidio preterintenzionale. |
accanimento fortissimo verso le famiglie dei protagonisti di questa storia", ha raccontato la compagna di Bianchi.
WILLY, SALVATORE LAGADA: "IL PADRE DI MIO NIPOTE NON DOVEVA STARE IN GIRO DI NOTTE"
"La prima vittima di tutto questo è Willy che non c’è più e la sua famiglia - ha sottolineato Silvia - Poi ci siamo noi che non c’entriamo nulla e stiamo subendo minacce di morte pesantissime” ha spiegato Silvia Ladaga. La donna sta vivendo un momento davvero delicato. Accanto a lei la sua famiglia, che la sostiene, e il papà che ha spiegato quello che è accaduto. “Silvia sta male. Fino a ieri era convinta di avere al suo fianco l’uomo della sua vita - ha spiegato Salvatore Ladaga - Da una parte dico che le valutazioni andranno fatte a fatti accertati, è la mia cultura politica garantista a guidarmi. Dall’altra, il padre di mio nipote non doveva proprio starci a quell’ora di notte, con a casa una donna incinta al quinto mese e mezzo”, ha commentato a a Il Fatto Quotidiano Salvatore Lagada, aggiungendo che la cosa più importante è la salute della figlia e del nipote, per cui è disposto a prendersi carico di tutti gli insulti e le minacce che stanno arrivando.
WILLY, ACCUSE INCROCIATE TRA I FRATELLI BIANCHI E FRANCESCO BELLEGGIA
"Siamo intervenuti come pacieri", hanno dichiarato i fratelli Bianchi al giudice per le indagini preliminari. Questa la versione dei fatti fornita, simile a quella di Mario Pincarelli che ha negato le accuse assicurando di non avere avuto alcun ruolo attivo nel pestaggio del ventenne. Il quarto arrestato, Francesco Belleggia, si è limitato ad affermare che era lì quella sera ma non ha preso parte alla rissa. Il Belleggia punta il dito sui fratelli Bianchi e avrebbe raccontato nel dettaglio il colpo fatale sferrato a Willy, "una mossa da karate".
WILLY, LA MADRE DEI BIANCHI: "SE HANNO SBAGLIATO PAGHINO MA NON SONO MOSTRI"
"Mi vergogno per gli assassini di Willy, ma i miei figli non sono i mostri che avete descritto e la piena verità su di loro verrà fuori!". Lo dice in un'intervista al Corriere della Sera di Antonietta Di Tullio, la madre dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi, arrestati per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte, ucciso nella notte tra sabato e domenica scorsi a Colleferro. "Parlo come mamma di quattro figli, nessun genitore può sopportare un dolore simile - aggiunge - Il primo pensiero al mattino è incrociare il viso del figlio e nessuno al mondo merita una simile atrocità. Se penso alla mamma di Willy sto male. Vorrei darle tutto il mio cordoglio, mandarle un abbraccio, ma a che servono le parole? So che la sua vita è distrutta e niente sarà più come prima". "I miei figli devono pagare se hanno sbagliato, qualunque cosa hanno fatto, ma non per quello che non hanno fatto - sottolinea - La giustizia deve andare fino in fondo. Sono sicura che non sono stati loro a ucciderlo, una mamma certe cose le sa". Sul fatto che molti li descrivano come due spacconi picchiatori la madre aggiunge: "Non sono così. Gabriele ha aperto un negozio di frutta, Marco aiuta nel ristorante di Alessandro, e dove c'è da dare una mano ci sono sempre. Li giudicate per come appaiono su Facebook ma quelle sono stupidaggini. La foto dietro le sbarre dal parrucchiere Capelli in gabbia di Lariano, gli orologi che indossano valgono 200 euro...".
Sulle denunce per rissa la madre replica: "Non sto dicendo che non è vero: hanno fatto a botte ma con gente come loro, adulti. Quella sera erano lì da pacieri, non se la sarebbero mai presa con un ragazzino". E sui commenti sui social Antonietta Di Tullio dichiara: "Ci hanno infangato e umiliato. Se la sono presa con i miei nipoti, gli altri figli, ma come si fa? Non sono una cattiva madre in paese mi conoscono, chiedete a chiunque. I miei figli li ho educati al rispetto, al sacrificio e alla solidarietà da quando li svegliavo all'alba per non lasciare solo mio marito che accompagnava il maggiore a Marino per studiare. Abbiamo fatto tanti sacrifici e oggi siamo distrutti anche noi. Non ci riprenderemo più".
WILLY, CAROFIGLIO: "ALCUNE PALESTRE EDUCANO ALLA VIOLENZA, SERVONO CONTROLLI"
''Parliamo dell'Mma, uno sport estremamente violento, in cui le regole sono molto meno restrittive di quelle di altri sport da combattimento come ad esempio il pugilato. Non è colpa delle discipline sportive. Ci sono alcune palestre in Italia che possono essere luoghi pericolosi di educazione alla violenza''. Così lo scrittore Gianrico Carofiglio alla Stampa sul pestaggio di Colleferro culminato con la morte di Wlly Montiero Duarte. ''La soluzione non è chiudere le palestre - afferma Carofiglio, che pratica le arti marziali fin da ragazzo -. Ma penso che ci si sia un problema di controlli sull'insegnamento di discipline potenzialmente pericolose. Oggi se io voglio aprire una palestra dove dico che si impara l'arte definitiva del combattimento per sconfiggere qualsiasi avversario, lo posso fare. Lo può fare chiunque, anche un qualsiasi balordo. Questo è il problema. Forse qualche forma di controllo sull'insegnamento servirebbe, magari l'istituzione di un patentino. Forse servirebbe un censimento delle palestre, per verificare quei minimi requisiti di professionalità tecnica e di consapevolezza che deve avere un insegnante''. ''Fatti di ottusa e demenziale violenza ci sono sempre stati - commenta Carofiglio -. Noi, naturalmente, non dobbiamo sottrarci al dovere di capire, ma dobbiamo evitare l'eccesso di attualizzazione. La questione è essenzialmente l'incapacità di dare senso a determinate esistenze, molto spesso legata alla povertà culturale e lessicale. Ci sono ricerche interessantissime, in cui si collega l'attitudine alla violenza incontrollata all'incapacità di raccontare la propria esperienza. Cioè: io sono incapace di riconoscere i miei sentimenti di frustrazione e di rancore, sono incapace di nominarli, e allora li agisco. Questa non è assolutamente una giustificazione per nulla. Io non conosco quei ragazzi. Ma la sensazione, guardando le immagini, è che fossero degli esaltati. Ma di esaltati ce ne sono parecchi, però raramente arrivano a commettere un omicidio''.