Al Vitra Design Museum “Night Fever”: la storia delle discoteche - Affaritaliani.it

Culture

Al Vitra Design Museum “Night Fever”: la storia delle discoteche

Sulla storia delle discoteche si concentra la mostra “Night Fever. Designing Club Culture 1960 – Today” al Vitra Design Museum di Weil am Rhein, in Germania

di Simonetta M. Rodinò

 

Con la diffusione negli anni Sessanta del secolo scorso della musica rock e pop e l’insorgere di un conseguente gusto giovanile, architetti e designer videro nel nightclub uno spazio in cui sperimentare nuove tipologie, dove far dialogare interior design, grafica, arte, suoni, luci e moda.

 

Sul processo evolutivo delle discoteche dagli inizi a oggi si concentra la mostra Night Fever. Designing Club Culture 1960 – Today” al Vitra Design Museum di Weil am Rhein, in Germania.

 

Qualche arredo, ritagli di giornali, modellini d’interni, foto delle storiche sedi, tra cui il Wips di Londra, The Electric Circus di New York, i Piper di Roma e Torino, L’altro mondo di Rimini… accolgono nella prima stanza.

 

Un salto … e sulle note di Stayin’ Alive, uno dei brani scritti dai Bee Gees per “Saturday Night Fever”, la fortunata pellicola del 1977 che lanciò l’attore John Travolta, si apre la seconda sala: un trionfo di musica, foto dei protagonisti di quelle lunghe, pazze serate a base di coca, alcool, divertimento e trasgressione. Siamo nel pieno della disco music che trascina nel proprio vortice

ognuno e ogni cosa. Si rompono le regole. Caso emblematico Lo studio 54 di Manhattan, tra la Settima e l’Ottava Avenue della Grande Mela, che offre notti sfrenate: qui s’incontrano Andy Warhol, Grace Jones, David Bowie, Bianca Jagger, Brooke Shields, Pat Cleveland, Elton John…mentre al Mudd Club, antitesi newyorkese dello Studio 54, si aggirano i giovani Keith Haring e Jean-Michel Basquiat.

 

Alla disco succede la House music: dagli ambienti di alcuni locali di Chicago e New York di fine anni 70 e inizio 80 la scena si sposta in Europa, fino a Berlino dove in seguito alla caduta del muro sono utilizzati spazi abbandonati.

Una raccolta di copertina di dischi, manichini dagli abiti sfavillanti, luci psichedeliche, manifesti accompagnano da una decade all’altra. Si ripercorre lo sviluppo delle consolle per DJ.

 

E oggi? C’è un nuovo mondo giovanile, che utilizza le piattaforme digitali come strumento di socializzazione e i festival di musica elettronica mobilitano grandi masse di affezionati.

 

La rassegna se ha il pregio di essere la prima mostra a raccontare la storia del design sotto le luci e i riflettori delle discoteche e proiettarci in quell’universo affascinante e trasgressivo, è molto documentaristica, priva di installazioni, lasciando molto spazio alla propria immaginazione per ricreare gli ambienti.

 

Vitra Design Museum - Charles-Eames-Straße 2 - Weil am Rhein - Germania

17 marzo - 9 settembre 2018

Orari: ogni giorno dalle 10 alle 18

www.design-museum.de

 

Dal Vitra … a Basilea con la mostra Baselitz

 

Georg Baselitz, al secolo Georg Kern - il cognome d’arte l’ha adottato dalla sua città natale della Sassonia, Deutschbaselitz - è la quintessenza dello spirito inquieto tedesco, e la sua arte non poteva che essere così, dopo aver passato un’infanzia sullo sfondo della seconda guerra mondiale, ed essersi formato nella difficile realtà post-bellica di Berlino.

 

All’artista, in occasione dei suoi ottant’anni, la città di Basilea dedica una grande antologica nelle sedi della Fondazione Beyeler e del Kunstmuseum: dipinti, sculture - collocate anche all’esterno - e una selezione di opere su carta che ne ripercorrono l’intera carriera. 

Dai primi Anni Sessanta, con le sue figure dai tratti nervosi, fino al 2017, con una serie di dipinti di media dimensione mai esposti al pubblico.

 

Alla Fondazione Beyeler, edificio progettato da Renzo Piano, 12 sculture e 90 quadri sono presentati cronologicamente. Protagonista la sua pittura materica dalle forti combinazioni di cromie - i gialli, i rossi, i blu, gli arancioni, i rosa -, una pittura che non nasconde tutta la tragicità di un’esistenza.

 

La rassegna ha inizio con una serie di tele di frammenti di corpo straziati per passare ai lavori successivi dove i modelli delle serie “Eroi” – realizzata vent’anni dopo la II guerra mondiale – sono i senza tetto, cui l’artista dà attributi autobiografici.

 

Kandinsky, Malevic, Pollock e Jean Dubuffet furono gli ispiratori delle sue visioni pittoriche in cui immagini semi-astratte, ma anche animali e paesaggi, sprigionano un senso d’isolamento, di angoscia. Fino alla svolta con i dipinti capovolti che spesso compariranno nei suoi lavori.

 

Mentre intorno a lui l’arte tendeva all’astrattismo, al minimalismo e al concettualismo, Baselitz voleva restare se stesso, considerando la tela con la figura capovolta un’efficace alternativa all’astratto.

 

Al Kunstmuseum gli 88 tra disegni e acquerelli aiutano a entrare gradualmente nell’iter creativo dell’artista. I temi sono quelli poi realizzati per le tele: ritratti, carcasse esistenziali, paesaggi, animali, alberi spezzati.

 

Fondazione Beyeler – Durata: fino al 29 aprile 2018 – www.fondationbeyeler.ch

Kunstmuseum – Durata: fino al 29 aprile 2018 – www.kunstmuseumbasel.ch

 

Basilea, città d’arte. E’ la capitale culturale della Svizzera. Con la sua città vecchia, l’interessante architettura, il Reno, i suoi 40 musei. Ma non solo… Passeggiando per i vicoli del centro storico ci s’imbatte in opere di Serra, Rodin e Niki de Saint-Phalle.