Culture
Alice Di Stefano: "Vi svelo la 'biografia' comica che ho dedicato a mio marito Elido...". L'editore Fazi protagonista di "Publisher"

di Antonio Prudenzano
su Twitter: @PrudenzanoAnton
L'idea di scrivere un libro dedicato al suo rapporto professionale, e non solo, con il marito Elido Fazi, Alice Di Stefano, editor della casa editrice romana (che di recente è tornata indipendente, separandosi consensualmente dal gruppo GeMS) la coltivava da anni, e l'aveva confessata proprio ad Affaritaliani.it già nel 2010. Poi il progetto ha subito rallentamenti (e modifiche), come la stessa Di Stefano ci aveva spiegato nel maggio 2012, anche per le "resistenze" del marito-editore. Ora finalmente "Publisher" (scritto in terza persona) si appresta ad arrivare in libreria (a metà ottobre), e l'editor della Fazi, al suo esordio narrativo per la casa editrice per cui lavora, ne parla in anteprima con Affaritaliani.it.
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Finalmente è riuscita a convincere suo marito a pubblicare il suo primo romanzo. Per farcela avrà dovuto "censurare" molti passaggi...
"Non molti, a dir la verità. All’inizio però è stata dura per Elido accettare l’idea di un libro comico ispirato direttamente alla sua persona. Ognuno di noi tende sempre a minimizzare il proprio lato più buffo, figuriamoci un editore stimato e ambizioso come lui!".
E cosa gli ha fatto cambiare idea?
"A un certo punto ha cominciato a pensare che forse l’operazione poteva essere un po’ meno sciocca di quello che sembrava. Per realizzare il mio progetto, così come l’avevo concepito, avevo bisogno della sua approvazione più totale. Qualche piccolo taglio, in fondo, è bastato a convincerlo della novità ed efficacia di un modello ai confini con l’auto-fiction (data anche la mia presenza come personaggio), una specie di biografia comica romanzata o bio-fiction umoristica che dir si voglia, con nomi veri ma fatti spesso rielaborati alla luce della finzione romanzesca".
Un anno fa ci aveva rivelato che "Publisher" "è la storia di due persone che si incontrano e dell’ascesa di un ragazzo di paese che nel tempo è riuscito a costruirsi una carriera...". Quindi si tratta di un romanzo vero e proprio, non di una biografia romanzata su suo marito Elido Fazi, o di un pamphlet sui lati oscuri del mondo editoriale?
"È tutto questo insieme. Il genere che mi sono figurata, infatti, prevede e ingloba ognuna di queste soluzioni. Il libro è un romanzo perché contempla episodi che potrebbero benissimo essere inventati o parte di una storia di fantasia: c’è un personaggio vero e proprio, che ormai vive di vita propria; c’è una co-protagonista - e diverse figure di contorno -, a conferire vivacità all’intreccio; c’è una storia d’amore, che fornisce l’ossatura dal punto di vista narrativo, con il tono da commedia fino al (prevedibile) matrimonio finale. Allo stesso tempo, è una biografia (più o meno fedele) con la parabola di un uomo che si è fatto da sé, costruendosi un’azienda e una carriera partendo da un paesino nelle Marche. Gli elementi che riguardano il mondo dell’editoria invece (colto nella sua 'età dell’oro'), sono lo scenario naturale su cui si svolge tutta la narrazione (dato il mestiere del protagonista), visto però con l’occhio ingenuo di chi ci era entrata da poco ma già poteva descriverlo dall’interno".
Che immagine di sè rivela nel libro?
"Tecnicamente si tratta di una (auto)bio-fiction, o almeno così potrebbe definirla qualche esperto. Nel libro io sono una ragazza un po’ sprovveduta che, al premio Strega, conosce l’editore Fazi. Alice, così si chiama la co-protagonista di Publisher, lavora in maniera precaria per l’università, recita a memoria i versi di Gozzano e discetta ispirata a proposito dell’amore ma, per dire, non ha mai lavorato in un ufficio, non sa le lingue, è un pozzo di ignoranza in fatto di politica così come di religione: mi sono messa in gioco insomma, anche per pareggiare un po’ i conti con Elido, preso di mira dalla prima all’ultima riga e osservato come fosse 'in vitro' per tutta la durata del libro".
Lei e suo marito non temete che "Publisher" verrà accolto da scetticismo e risatine?
"Risatine? Le risatine (o risatone) spero le riservino per le battute del libro! In realtà con questo romanzo credo di aver fatto una cosa carina e anche garbata (leggere per credere). In ogni caso, è un’opera sincera e la sincerità, se non coincide con la verità, spesso le si avvicina. Lo scetticismo lo avrà chi si farà prendere dai pregiudizi giudicando il testo senza neanche leggerlo. In fondo è come se Elido avesse prestato il suo nome a quello del personaggio protagonista ponendo la sua vicenda al servizio di un narrazione di fantasia. Le storie (inventate o meno) sono storie. L’importante è capire se possano risultare interessanti una volta messe su carta e trasformate in materia da romanzo. Per la coincidenza del protagonista con l’editore, più che imbarazzo, io tenderei a vedere un gioco meta-letterario niente affatto scontato e fino stimolante con il suo effetto scoperto di mise en abyme".
Nel libro fa anche i nomi di altri editori, scrittori e addetti ai lavori. Pensa che qualcuno se la prenderà?
"E' vero, il libro è pieno di riferimenti a scrittori, giornalisti, editori, o addetti ai lavori che dir si voglia. Chi, nel tempo, mi ha manifestato la voglia di non essere nominato è stato rispettato, anche se magari compare lo stesso. Altri, quando appaiono, si intuisce benissimo chi sono. In generale, si tratta di apparizioni fugaci e date più che altro dal contesto (fiere del libro, festival letterari, presentazioni di libri, incontri con gli scrittori...), l’habitat naturale del Publisher protagonista. Il principio secondo il quale si dovrebbe scrivere solo di quello che si conosce mi ha portato a descrivere fatti cui ho assistito realmente riscrivendoli magari con un taglio diverso alla luce dell’ironia".
E rivela episodi inediti sull'ambiente editoriale?
"Non so cosa sia edito e cosa no al riguardo. So solo che mi sono ispirata a quello che ho vissuto. I veri e propri 'retroscena' riguardano in realtà la Fazi, con il racconto di vicende per cui potevo vantare testimonianze dirette e attendibili".
Qual è il peggior difetto di suo marito?
"Non lo so più. Paradossalmente, dopo aver impiegato tante pagine a osservarne le caratteristiche e a criticarlo, seppur velatamente, non so davvero quale possa essere il peggiore (e poi è pur sempre mio marito!). In generale è una persona che riesce sempre a volgere i difetti in qualità (come gli svantaggi in vantaggi) e che per questo mi sembra più che altro da ammirare".
In questi anni che idea si è fatta del (piccolo) mondo dell'editoria?
"È un mondo divertente... La mia fortuna è stata quella di esserci entrata in un periodo particolarmente fortunato, almeno per la Fazi. Mi piacciono il dinamismo, la concretezza e l’entusiasmo che caratterizzano quasi tutte le case editrici e l’atteggiamento di gran parte degli addetti ai lavori. Mi piace meno la competizione portata all’eccesso, l’obiettivo da raggiungere a tutti i costi, l’ossessione per i numeri anche se, da tempo, ho imparato a digerire la naturale distanza che esiste tra editoria e letteratura".
Quanto le pesa essere la moglie del "capo"? E quanto le viene fatto pesare dall'ambiente?
"Non mi soffermo mai a pensare a queste cose, se non nei momenti di sconforto. A volte, mi sembra impossibile poter instaurare rapporti di amicizia sinceri con i colleghi, proprio a causa di quello esclusivo con il 'capo' (questa è la cosa che mi pesa di più). Il problema credo sia più sentito all’esterno, anche se l’editoria italiana è piena di persone sposate (o fidanzate) tra di loro che lavorano insieme fianco a fianco scommettendo direttamente sul pubblico dei lettori".
Sta già pensando a un nuovo libro?Da scrittrice al debutto letterario (da figlia d'arte, tra l'altro, visto che sua madre era Cesarina Vighy, ndr), a quali autori si è ispirata?
"Non lo so. Forse qualche autore umoristico. In generale, ho avuto in testa modelli diversissimi, da Philip Roth (che mi ha sempre affascinato per la costruzione a flash back dell’intreccio) al Manzoni dei Promessi sposi, un romanzo non privo di ironia e citazioni parodiche che ho lungamente analizzato ai tempi dell’università (Alice Di Stefano è autrice del saggio Manzoni e il melodramma, ndr). Un modello più diretto per la composizione del romanzo è stato senz’altro Il vangelo secondo Biff, amico d’infanzia di Gesù di Christopher Moore, biografia comica romanzata a tutti gli effetti (anche se, naturalmente, non autorizzata). Per l’approccio 'femminile' e la chiave ironico-coniugale, infine, ho guardato al libro di Carla Signoris “liberamente” ispirato alla figura di suo marito, il comico (e non solo) Maurizio Crozza".
"Mi piacerebbe scrivere la biografia, 'a modo mio', di Valentino Zeichen. Un suo ritratto c’è anche in Publisher (limitatamente alle sue fisime sul cibo, però), ma meriterebbe un libro a sé data la sua statura non solo come poeta ma anche come 'personaggio'. Valentino stesso, del resto, oltre a dimostrarsi sempre generoso nei miei confronti, è una persona molto spiritosa e, da uomo di mondo qual è, non ha timore di essere preso in giro".
A proposito, anche suo marito sta scrivendo?
"In questo momento è tutto preso dal futuro dell’Europa e da questioni di tipo economico. I suoi scritti, quindi, sono tutti sulla situazione politica attuale di cui tratta a cadenza quasi regolare anche sul suo blog (one euro). I temi e il tono usato nelle sue argomentazioni sono in netto contrasto con l’immagine di lui che ho fornito nel romanzo e anche i suoi famigerati exploit 'editoriali' ormai appartengono al passato: che voglia smentire?".
ps. Chi scrive ha letto il romanzo. Che in effetti, fa ridere e convince. Il libro ha soprattutto il merito di far affezionare il lettore al vulcanico ed egocentrico Publisher (numerosi difetti - e passione per il poeta John Keats ai limiti dell'ossessione - compresi) e alla sua Alice. Tentiamo un pronostico: è più che probabile che, al di là di un certo inevitabile scetticismo dell'ambiente editoriale, ad apprezzare Publisher saranno soprattutto quei lettori (la grande maggioranza) che comprano (e amano) i libri quasi esclusivamente per le storie che raccontano, e che dell'editore che li pubblica sanno poco o nulla (proprio come Alice prima di conoscere il suo Publisher). E' questo, sia chiaro, è un complimento...