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Astronomia, continua la ricerca dei pianeti fuori dal sistema solare

Si chiude oggi a Milano il 58° congresso della SAIt, Associazione Astronomica Italiana. I temi  del congresso  si sono focalizzati sulle ricerche al confine dell'universo realizzate con i grandi telescopi sulla e terra e con i numerosi osservatori satellitari presenti nello spazio, ricerche alle quali i nostri scienziati partecipano con notevoli successi  dedicando energie e risorse da tutti apprezzate. Ricerche condotte  in collaborazione con Asi- Agenzia spaziale italiana, Inaf - Istituto nazionale di astrofisica,  Esa- Agenzia spaziale europea e anche con la Nasa e istituti di tutto il mondo. Le sfide riguardano la formazione, l' evoluzione e il futuro dell'universo, la formazione delle stelle e delle galassie, l'esistenza di pianeti fuori dal sistema solare, indagini che, grazie alla strumentazione sempre più sofisticata oggi disponibile, permettono di arrivare indietro nel tempo per decifrare quello che è successo dopo la nascita dell'universo, in quegli istanti in cui da un brodo estremamente caldo si sono differenziate la luce  e la materia ordinaria. Si studia così la formazione della galassie, l'origine e l'evoluzione del magnetismo cosmico, gli ammassi stellari, e poi le supernove,  le sorgenti della radiazione gamma e X, e infine la materia oscura, questa imprendibile e affascinante presenza, di cui siamo consapevoli, ma della  quale non riusciamo ancora a comprendere la composizione. E ' questo un tema ricorrente nelle ricerche e nelle relazioni presentate, una sfida irrinunciabile, poiché la materia oscura costituisce l'85%  dell'universo, cioè la maggior parte di tutto quello che c'è. Con i calcolatori  di ultima generazione sono stati realizzati simulazioni numeriche i cui risultati sono in ottimo accordo con i dati osservati grazie a potenti telescopi. Ma da che cosa sia costituita questa materia oscura ancora non lo sappiamo. Molti sono i candidati possibili: particelle da nomi esotici come neutralino, gravitino, dotate di proprietà ancora non ben codificate, e che  vengono studiate non solo dagli astrofisici, ma anche dai cosiddetti particellari, coloro cioè che lavorano nei grandi acceleratori di particelle come quello del Cern -LHC- dove si cerca di riprodurre sulla terra quello che probabilmente è successo 14,5 miliardi  di anni fa quando dal famoso Big Bang si è cominciato a formare il nostro universo.

Ma perché dedicare tante energie e fatica a queste ricerche così remote? Lo studio e l'interesse per il cielo sopra di noi e per i suoi componenti sono nati insieme all'homo sapiens; è proprio  grazie alle osservazioni del cielo e alla posizione degli astri e dei pianeti che i primi abitanti della terra hanno cominciato a organizzare le loro vite e modificare i loro comportamenti. E da allora l'esigenza di capire da dove veniamo e quale sarà il nostro futuro non ha mai abbandonato il genere umano. Proprio grazie al telescopio italiano Galileo situato alle Canarie siamo riusciti a "fotografare" come era il nostro universo 600 milioni di anni dopo il Big Bang, e questo ci aiuta a capire la situazione attuale e ipotizzare il futuro. E poi ci sono le ricerche al di fuori del sistema solare per vedere se ci sono altri sistemi simili al nostro e altri pianeti che potrebbero ospitare una pur elementare forma di vita. Il futuro  si presenta pieno di promesse. Altri telescopi sono in fase terminale di progetto: Elt- European large telescope il più grande degli osservatori ottici terrestri, e osservatori satellitari come  Athena e Rosita. Ma le imprese più sensazionali nelle quali l'Italia è presente in prima linea con i suoi ricercatori, con i suoi enti di ricerca e  con le sue industrie, tra cui Galileo e Thales Alenia Space Italia, sono: Gaia, Rosetta, ed Exomars. Gaia, missione del programma scientifico dell'Esa, cui l'Italia partecipa con Asi e Inaf partita nel  dicembre 2013 che ha lo scopo di ottenere una mappa dettagliata a 3D  della nostra galassia, delle stelle e della distribuzione della materia oscura. 

Operativa fino al 2020. Rosetta, satellite lanciato nel 2004 che nel prossimo novembre ha un appuntamento inusitato con la cometa Gerasimenko, un progetto  del Politecnico di Milano  realizzato dalle Officine Galileo. La missione forse più fantastica in atto visto che si propone non solo di monitorare la cometa ma di  atterrare su di essa con il lander Philae per prelevare campioni di materia. Le comete hanno un  ruolo fondamentale nella nascita della vita sulla  terra perché ad esse si deve  la presenza di acqua sul nostro pianeta e quindi la vita. Rosetta ospita a bordo ben undici strumenti  molti dei quali di fabbricazione italiana. Infine la missione congiunta Esa-Inaf, Exomars, un nome che dice già tutto, satellite che verrà messo in orbita nel gennaio 2016 per atterrare con un lander sul pianeta rosso dieci mesi dopo, con l'obiettivo di cercare e scoprire sotto il suolo marziano la  presenza di acqua allo stato liquido, testimonianza inequivocabile di possibile vita su questo pianeta, il più simile alla Terra tra tutti  quelli del sistema solare, quello che ha da sempre affascinato l'uomo e che ha in un astronomo italiano Schiaparelli il suo più importante studioso.

Ludovica Carlesi Manusardi