IL CACCIATORE BIANCO / THE WHITE HUNTER al FM Centro per l'Arte Contemporanea
Apre il 31 marzo al FM Centro per l'Arte Contemporanea di Milano la mostra IL CACCIATORE BIANCO / THE WHITE HUNTER
Il Cacciatore Bianco/The White Hunter. Memorie e rappresentazioni africane in mostra al FM Centro per l'Arte Contemporanea di Milano
FM Centro per l'Arte Contemporanea è lieto di presentare il terzo appuntamento del suo programma espositivo in occasione della prossima edizione di miart durante la Milano Art Week: Il Cacciatore Bianco/The White Hunter. Memorie e rappresentazioni africane. La nuova e ampia rassegna curata da Marco Scotini propone - dopo il successo delle precedenti L'Inarchiviabile, dedicata agli anni Settanta in Italia e Modernità non allineata, sullo spazio culturale jugoslavo durante la guerra fredda - un'indagine sulla decentralizzazione del modello egemonico e indiscusso della modernità artistica occidentale nell’attuale prospettiva geopolitica.
Con oltre 40 artisti e più di 120 opere, Il Cacciatore Bianco/The White Hunter presenta un percorso articolato sulle forme di rappresentazione e di ricostruzione della memoria e della contemporaneità africane, attraverso lavori provenienti dalle maggiori collezioni italiane e materiali di archivio sui contesti di presentazione critica ed espositiva, sia italiani che internazionali. Il titolo della mostra rimanda all’opera filmica degli artisti Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, pionieri nella pratica di riscrittura della storia coloniale e delle migrazioni, e ripercorre la costruzione sociale di una presunta supremazia della “blanchité” che attraversa l’intera esperienza della modernità capitalista e si consolida con l’impresa coloniale, intrecciandosi con una vicenda tutta italiana.
Le opere di arte contemporanea sono poste in dialogo con un nucleo di opere di arte antica tradizionale, grazie ad un percorso in cui anche le pratiche collezionistiche e espositive sono oggetto di ricerca. La sezione di opere di antica arte tradizionale trae spunto e si ricollega idealmente alla prima presentazione di oggetti d’arte africana alla Biennale di Venezia del 1922, agli albori del fascismo, proponendo un nucleo di statue e maschere, provenienti dal Mali, dalla Costa d'Avorio, dal Camerun, dal Gabon, dal Congo e dall'Angola, volto ad “evocare” quel momento storico e anche quella sensibilità estetica. La successiva esclusione dell’arte africana dalle manifestazioni ufficiali e dal dibattito culturale italiano fanno da sfondo ad un’indagine sulla sua presenza nelle collezioni private italiane, più aperte alle sollecitazioni internazionali. Tramite materiali archivistici e documentali, oggetti e cartografie storiche, sono rievocate le esperienze di studiosi e documentaristi che hanno dato un significativo apporto alla definizione stessa di arte africana, la sua storiografia e lo sviluppo del suo collezionismo superando la divisione antropologica tra opera d'arte e documento etnografico.
Dalle collezioni italiane emergono significative opere di artisti africani contemporanei che evidenziano la problematicità della nozione stessa di identità africana: come le parrucche di Meschac Gaba, le cui acconciature africane intrecciate prendono la forma di architetture milanesi, o gli stendardi dello stesso autore che segnalavano l’ingresso a un fantomatico Museum of Contemporary African Art che trovava collocazione nomade nelle varie città europee. O le installazioni-archivio di Georges Adéagbo in cui questi assembla reperti, immagini, pubblicazioni che testimoniano le questioni politiche e sociali e gli stereotipi della rappresentazione dell’alterità africana. Oppure, l’indagine di Kader Attia sulle forme di riappropriazione culturale post-coloniale, nei video dove indaga il concetto di “riparazione” fra Occidente e culture “altre”; o le grandi opere tessute di Abdoulaye Konaté che, riprendendo la tradizione culturale del Mali, esplorano questioni socio-politiche di globalizzazione, fanatismo religioso ed ecologia. Ancora, i dipinti di Wangechi Mutu e Ouattara Watts e le fotografie di Seydou Keïta, o la questione sudafricana nelle opere di William Kentridge.
Lavori che testimoniano la ricchezza di una ricerca artistica che si esprime come pratica di riappropriazione e di resistenza alle diverse forme di esclusione, egemonia e omologazione, in linea con un discorso di affermazione nel dibattito contemporaneo testimoniata anche dalle grandi esposizioni internazionali dedicate al continente africano, le sue diaspore, l'indipendenza e le lotte per la decolonizzazione culturale e politica. Marco Scotini, curatore della mostra e direttore artistico di FM Centro per l’Arte Contemporanea afferma in proposito che “molte delle retoriche che hanno condizionato lo sguardo sull'alterità verso le culture periferiche e le sue narrazioni, sono state ereditate dal colonialismo così come il paradigma etnografico nei regimi visivi messi in atto dalla cultura espositiva della modernità. Ne Il Cacciatore Bianco/The White Hunter gli artisti si confrontano proprio con le rappresentazioni che sono state assegnate all'Africa e in cui la sovranità dello sguardo – che ha dominato gli assetti della cultura eurocentrica – si rovesciava nel primato dell'essere guardati”.
Il progetto, curato da Marco Scotini, si avvale di un comitato di advisor pluridisciplinare che comprende: Gigi Pezzoli, africanista, Grazia Quaroni, senior curator, Fondation Cartier pour l’art contemporain, Adama Sanneh, direttore dei programmi, Fondazione lettera27, e altri.
La mostra è accompagnata da una programmazione di seminari, conferenze e screening realizzate in collaborazione con Fondazione lettera27, Biennale di Lubumbashi, Festival del Cinema Africano e altri enti.
Il Cacciatore Bianco/The White Hunter. Memorie e rappresentazioni africane: gli artisti e le collezioni presenti
Artisti: Georges Adéagbo, John Akomfrah, El Anatsui, Kader Attia, Sammy Baloji, Fréderic Brouly Bouabré, Seni Awa Camara, Nidhal Chamekh, Samuel Fosso, Peter Friedl, Meschac Gaba, Kendell Geers, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, John Goba, Nicholas Hlobo, Bodys Isek Kingelez, Rashid Johnson, Seydou Keïta, William Kentdrige, Abdoulaye Konaté, Moshekwa Langa, Gonçalo Mabunda, Ibrahim Mahama, Zwelethu Mthethwa, Wangechi Mutu, Cameron Platter, Robin Rhode, Chéri Samba, Yinka Shonibare, Malick Sidibé, Pascale Marthine Tayou, Guy Tillim, Cyprien Tokoudagba, Ouattara Watts, Lynette Yiadom-Bouakye.
Collezioni: AGI Verona Collection, Collezione Ettore Alloggia, Collezione Bianca Attolico, Collezione Denise e Beppe Berna, Collezione Bifulco, Collezione Pierangelo Bonomi, Collezione Vittorio e Anna Carini, Fondation Cartier pour l’art contemporain, Collezione Consolandi, Collezione Erminia Di Biase, Collezione Nunzia e Vittorio Gaddi, Collezione Laura e Luigi Giordano, Collezione Giuseppe Iannaccone, Collezione Christoph Jenny, Collezione La Gaia, Fondazione Ligabue, Collezione Guglielmo Lisanti, Collezione Emilio e Luisa Marinoni, Collezione Angelo Miccoli, Collezione Ettore Molinario, Nomas Foundation, Collezione Pierluigi Peroni, Collezione Elio ed Onda Revera, Collezione E. Righi, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Collezione Andrea Sandoli, Collezione Gian Luca Sghedoni, Collezione Vincenzo Taranto, Collezione Gemma Testa, Collezione Leonardo Vigorelli, e altre.
Il Cacciatore Bianco/The White Hunter. Memorie e rappresentazioni africane per la Milano Art Week
La mostra Il Cacciatore Bianco/The White Hunter aderisce all’iniziativa Milano Art Week, un programma di eventi, inaugurazioni e aperture straordinarie nei musei e nelle istituzioni pubbliche e private milanesi in occasione di miart – Fiera Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea Milano.
Per maggiori informazioni:
Ufficio stampa FM Centro per l’Arte Contemporanea
Franca Reginato
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