Culture

Legge anti-Amazon (e a sostegno dei librai) in Francia. E in Italia? Mauri (Gems): "Vanno smontate le asimmetrie fiscali". L'Ali: "Il governo riequilibri il mercato"

 

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di Antonio Prudenzano
su Twitter: @PrudenzanoAnton

La politica francese (grazie all’impegno del ministro della cultura Aurélie Filippetti) conferma la volontà di difendere le librerie indipendenti dalla concorrenza di colossi come Amazon, che non potrà più cumulare la gratuità delle spese di trasporto con lo sconto del 5% autorizzato dal 1981 sul prezzo unico del libro (che in Italia non c'è). I deputati d’Oltralpe, infatti, hanno votato un provvedimento per sostenere le librerie e difenderle dagli operatori online. E ora toccherà al Senato confermare la decisione. In sostanza, dopo che il provvedimento sarà legge, in Francia il trasporto gratuito verrà considerato concorrenza sleale. Dura la risposta di Amazon: “A essere danneggiati, saranno anche i piccoli editori”. Per il colosso di Jeff Bezos, inoltre, “ogni provvedimento che porta ad aumentare il prezzo del libro per prima cosa penalizza il potere d’acquisto dei francesi, e inoltre crea una discriminazione con il consumatore su internet".

AlbertoGalla Ali

PARLA IL PRESIDENTE DEI LIBRAI -  E in Italia, dove l’intera filiera del libro è in difficoltà, come viene accolta questa notizia? “Vive la France”, commenta con una battuta il presidente dell’Ali (Associazione Librai Italiani) Alberto Galla, al telefono con Affaritaliani.it. E aggiunge : “Va ricordato che prima ancora a occuparsi del tema del trasporto gratuito, la Francia, a differenza dell’Italia, ha già stanziato fondi per le librerie indipendenti”. Per il libraio vicentino, che conferma la “gravità” del momento che stanno vivendo le librerie italiane (“L’inversione di tendenza non si intravede”), l’occasione di parlare concretamente di questi temi sarà data dal Forum del libro in programma a Bari il 18 e 19 ottobre. “Speriamo ci siamo anche il ministro Massimo Bray, che abbiamo già contattato, e che si è impegnato a promuovere un ‘Piano nazionale di promozione della lettura’. Come Ali, però, siamo sì in prima fila sui temi della bibliodiversità e della promozione della lettura, ma reclamiamo anche un riequilibrio del mercato. Chiediamo al Governo misure concrete, come già da tempo avviene in Francia. Oltre al problema delle spedizioni gratuite, c’è quello della Legge Levi che regola gli sconti in libreria e che in molti casi non viene rispettata”.

StefanoMauri

L'INTERVENTO DI STEFANO MAURI  - E mentre via Twitter Paolo Peluffo, vice presidente Società Dante Alighieri, esulta (“Brava Aurélie Filippetti! Difendere le librerie in Francia contro il dumping dei monopolisti internazionali”), Stefano Mauri, presidente e Ad del gruppo GeMS, che abbiamo intervistato, torna a esprime un giudizio critico nei confronti di Amazon. Ma prima premette:  "Un recente studio europeo sulla Proprietà Intellettuale, inclusi marchi e brevetti, dimostra che il 26% dell'occupazione e il 39% del PIL europeo sono generati da industrie a elevato investimento nella proprietà intellettuale". Quindi Mauri passa ad analizzare la situazione francese: "Loro difendono con i denti e a costo di sembrare antiquati l'industria culturale e la sua filiera. Del resto in Francia gran parte della classe dirigente crede nella cultura e crede che il libro sia il veicolo principe della formazione culturale del Paese. Non stupisce, dunque, che reagiscano in questo modo di fronte a un player come Amazon che in Paesi più inclini a difendere la libertà di impresa come la Gran Bretagna rappresenta, tra e-book e libro fisico, più del 50% del mercato; il che significa che Amazon ha il potere di decidere per il mercato quante risorse lasciare alla parte creativa dell'industria e quante tenerne come distributore". L'Ad del gruppo GeMS quindi argomenta: "Visto che notoriamente Amazon si preoccupa poco di perdere soldi sul medio periodo, pur di conquistare quella quota di mercato che le consentirà in futuro di dettare legge nei diversi settori  (mettendo in crisi sani operatori che devono per forza equilibrare costi e ricavi visto che non hanno la forza finanziaria di Amazon),  la posizione francese non è del tutto illogica, e fa il paio con la legge Lang del 1981, che imponeva il prezzo fisso per contenere lo straripante successo di Fnac che, operando sconti elevati, minacciava la sopravvivenza delle librerie indipendenti".

Quindi l'Ad Gems arriva a concentrarsi sul caso italiano: "Noi, al contrario, viviamo in un Paese tristemente noto, almeno negli ultimi vent'anni anni, per una costante demonizzazione della cultura e delle élite culturali, dovuta anche al fatto che si è identificata per lo più la cultura con una parte politica del Paese". Da noi, per Stefano Mauri, la cultura "è stata vista quasi come un nemico da parti politiche e membri del governo (con luminose eccezioni). Con la cultura non si mangia, si è sentito dire da precedenti governi". E così, ad esempio, "si sono svenduti manoscritti antichi dello Stato nell'indifferenza del ministero preposto".

L'analisi di Mauri a questo punto si allarga: "Nel mondo del libro gli Usa hanno la leadership nel software e nel marketing, l'Asia nella produzione di hardware e l'Europa nell'industria creativa del libro (è l'Europa a controllare le maggiori multinazionali del libro)". Ecco quindi che "una politica di lungo periodo di difesa della creatività può avere senso quanto una politica di breve periodo di difesa degli interessi dei consumatori". Nel frattempo, però, "mi sembra più urgente un intervento europeo sull'Iva". Si tratta di un tema molto concreto: "Una piattaforma italiana vende gli e-book allo stesso prezzo dei concorrenti con sede in Lussemburgo. Solo che paga sei volte tanto di Iva. Se si trasferisse in Lussemburgo verrebbe processata per elusione fiscale. Un'asimmetria davvero poco furba da parte dell'Europa". Per Mauri, di conseguenza, l'Europa deve affrettarsi a "prendere atto delle sue potenzialità culturali, in modo da rendere l'arena competitiva ugualmente vantaggiosa per le proprie imprese come per quelle d'oltreoceano". A questo proposito, "prima di fare mosse che sembrano protezionistiche nei confronti delle proprie imprese, che possono essere giustificate per difendere la nostra vocazione culturale, sarebbe bene smontare le asimmetrie fiscali che proteggono invece l'industria extraeuropea. L'entourage dell'attuale governo, la generazione dei cinquantenni, potrebbe essere più consapevole del valore della cultura". Stefano Mauri vorrebbe concludere con un messaggio di speranza: "Bisogna essere ottimisti...". Anche se, per ora, "non ha ascoltato l'Associazione Editori, che ha una competenza riconosciuta anche a Bruxelles su questa materia".