Culture

Sull'importanza della cultura umanistica per le democrazie

di Alessandra Peluso
 

ilMulino

Sembra  difficile trovare un libro che parli di “cultura umanistica”, o solo accenni alla necessità di una formazione umanistica in un’epoca come quella attuale nella quale la demagogia politica la contrasta, la combatte alla volta di un sapere tecnico, di un sapere che formi uno “specialista senza cultura” come direbbe Ortega. Questo perchè le democrazie occidentali ritengono opportuno prediligere un sapere tecnico, scientifico, il solo in grado di aumentare il benessere economico di un Paese, ma oserei dire anche più semplice in questo modo controllare le masse. Servono braccia e non esseri pensanti, questo traspare dall’istruzione attuale guidata da governanti non interessati alla cultura, ma a produrre una logica affaristica del fare.


Per questo quando ho trovato il libro “Non profit to” di Martha Nussbaum l’ho acquistato senza esitare e mi auguro vivamente che sarà un libro letto, ascoltato e vissuto, perchè cambi qualcosa o forse tutto; perchè i cittadini italiani in particolare si riprendano la scuola e l’istruzione degna di una forma mentis umana, di un sapere umanistico che formi ogni essere umano a pensare e a decidere e soprattutto a frequentare scuole avendo la consapevolezza che sia utile e non limitatamente e miseramente provinciale ridursi ad ottenere un “pezzo di carta”. Occorrono maestri che amino la scuola, democrazie che avvertano la necessità della cultura umanistica sapendo di governare uomini in quanto esseri pensanti e non “servi della gleba”.
 

Questo libro di Martha C. Nussbaum vuole essere una denuncia perchè cambi l’educazione alla cittadinanza democratica nel mondo d’oggi sia in America, come in Italia, affinché si seguano i modelli come ad esempio quello olandese. In Olanda infatti la filosofia è da tempo un pilastro della cultura del paese, così come in Corea. E in Italia? Lontani anni luce da un sapere umanistico e da una filosofia considerata alla stregua di materie inutili, antiche, al fine di imparare un mestiere e produrre denaro, eccetto qualche caso di scuola privata. Mentre si dovrebbe comprendere come nella crisi mondiale e in special modo nella crisi che investe l’istruzione - la filosofia e il sapere umanistico - sia necessario per promuovere una democrazia umana, sensibile verso l’altro, intesa a garantire ad ognuno le giuste opportunità di «vita, libertà e ricerca della felicità».
 

E pertanto sviluppare - come consiglia l’autrice - la capacità di ragionare sui problemi politici che riguardano la nazione, di esaminare, riflettere, discutere e giungere a conclusioni senza delegare alla tradizione o all’autorità; la capacità di riconoscere nei concittadini persone con pari diritti, per quanto diversi per razza, religione, genere e orientamento sessuale; la capacità di preoccuparsi per la vita degli altri; la capacità di raffigurarsi la varietà dei problemi della vita umana così come essa si svolge; la capacità di giudicare gli uomini politici criticamente, in base a precise informazioni e alla consapevolezza delle loro reali possibilità; la capacità di pensare al bene della nazione intera; la capacità di vedere la propria nazione come parte di un ordine mondiale complesso. (pp. 42-43)
Si tratta di un progetto articolato, difficile senza dubbio ma si può realizzare tutto questo se solo lo volessimo veramente tutti. Occorre riprendersi i diritti scritti nella Dichiarazione univerale dei diritti dell’uomo del 1948: rispetto, reciprocità contro i princìpi di prevaricazione e di “onnipotenza infantile” catturata così bene nella frase di Freud «Sua maestà il Bambino», nella quale evidenzia a ben vedere Nussbaum che l’individuo non deve sentirsi affatto onnipotente, bensì del tutto alla mercé degli altri. (p. 48). Inoltre consiglia l’autrice di riprendere il modello di educazione dell’Emilio di Rousseau che descrive un’educazione finalizzata a rendere il giovane autonomo, capace di giudizio indipendente e di risolvere da solo i problemi pratici e un metodo socratico che abitui al ragionamento, dove il maestro non si pone come fonte di verità, ma si limita a domandare e a verificare.


Ecco allora che tutti gli assolutismi dovrebbero venir meno come quei dogmi che offuscano la mente impedendoci di guardare la realtà; mentre le autorità, le democrazie devono fornire gli strumenti perchè ciò avvenga devono insegnare a pensare e non ad obbedire senza consapevolezza o capacità critica. È una politica controproducente per chi intende governare mirando soltanto al PIL o allo SPREAD, ma non invece per coloro che hanno a cuore  la politica, ne conoscano il valore della democrazia  e desiderino il benessere di tutti e non soltanto di una minuscola fetta di uomini.
 

Esistono? Mi auguro e si augura Martha Nussbaum con “Non per profit to. Perchè le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica”  che possano formarsi individui portatori sani di cultura e di ricchezza interiore individuale e collettiva, perchè ognuno lavori per garantire e tutelare il benessere del proprio Paese, della propria Democrazia, tenendo chiaro in mente che ogni essere umano ha pari diritti e doveri e come tale ha o - la si deve insegnare - la consapevolezza di esistere come essere pensante. Sapere aude! Abbi il coraggio di usare la ragione! (Kant).