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Culture
Pomeriggi e serate sold out per il Festival Ventimilarighesottoimari in giallo

Proseguendo con il calendario del Festival Ventimilarighesottoimari in giallo, il 22 pomeriggio protagonista del torrido pomeriggio è stato il giornalista, scrittore e autore di documentari, nonché programmi radiofonici e televisivi, Mario Di Vito, che in colloquio con Carlo Pagliacci si è concentrato sull’uccisione di Roberto Peci nel 1981 a San Benedetto del Tronto da parte delle Brigate Rosse. Mario Di Vito è anche il nipote di Mario Mandrelli, il magistrato che portò a processo i responsabili dell’omicidio, pertanto nessuno meglio di lui è in grado di raccontarne retroscena, dettagli e verità.

Giornata intensa quella di mercoledì 23 agosto, quando alle 17 presso il bellissimo Palazzetto Baviera si è tenuto il laboratorio di lettura aumentata Non avrete la sua testa. Poco dopo, alle 18.30, alle Scuole Pascoli Silvia Cassioli ha presentato il suo romanzo Il capro, che tratta del mostro di Firenze: otto delitti, sedici morti, diciassette anni di terrore; partendo dalla gioventù di Pietro Pacciani e dei “compagni di merende”, la Cassioli ha ripercorso i fatti con precisione e profondità di analisi. Ad accompagnarla in questo excursus di nuovo il giornalista Matteo Massi, affiancato da Luigi Socci, direttore artistico del festival della poesia La punta della lingua.  

La serata si è conclusa nella stessa location con una splendida lectio magistralis del professor Massimo Raffaeli, ospite fisso della rassegna per il suo enorme bagaglio culturale e per la capacità di saper raccontare storie, biografie, fatti e persone attraverso una coinvolgente arte oratoria. Il suo intervento si è incentrato sullo scrittore urbinate Paolo Volponi, di cui esiste un ritratto anche all’interno della guida Le Marche romantiche e misteriose, a cui fa seguito un itinerario di luoghi da visitare nelle Marche legato al personaggio. Volponi è stato un poeta, un narratore, un romanziere per ben due volte vincitore del Premio Strega e una del Campiello, un intellettuale e al contempo un politico, un manager, l’uomo di fiducia di Olivetti a Ivrea. La sua è una storia del tutto originale, diversa da quella di qualunque pensatore italiano, in quanto capace di unire fortemente l’aspetto teorico a quello pratico, la mente e l’azione.

Ventimilarighesottoimari in giallo Massimo Raffaeli
 

Di Volponi Raffaeli ha ripercorso l’infanzia e l’adolescenza nella Urbino tanto amata quanto odiata, gli esordi della carriera scoperto da quell’Adriano Olivetti che condivideva con lui la stessa fiducia nell’utopia, fino ad arrivare ai cambiamenti, alla rottura e quindi al passaggio in Fiat, all’esperienza politica e alla tragica morte del figlio, che di fatto coincise in parte anche con la sua di morte, quantomeno a livello psicologico. Gli fu accanto per tutta la vita una donna e una moglie straordinaria, nonché maestri senza i quali non avrebbe forse scritto una riga; primo tra tutti Pier Paolo Pasolini, che credette molto in lui e gli permise di comprendere la sua natura artistica, di scrittore e narratore. I suoi libri, molti seppur oggi purtroppo in parte dimenticati, sono stati ristampati di recente da Einaudi, casa editrice attenta alla storia della letteratura italiana; tra questi, Raffaeli si è soffermato su Il sipario ducale, essendo il più attinente alle tematiche della giallistica e del noir. Tutte le opere di Volponi sono però interessanti, da quelle distopiche e fantastiche a quelle con una forte connotazione sociale, nonostante lo stesso professore ne abbia ammesso “la difficoltà di essere lette nel presente, non perché inattuali o poco contemporanee, quanto piuttosto per la tridimensionalità della scrittura. Volponi è un autore inclusivo, che peraltro non ha mai davvero scritto un libro con le proprie mani: si limitava a dettarli alle segretarie fuori dal suo orario lavorativo, per poi svolgere un lungo lavoro di cesura, editing, sistemazione quasi maniacale delle bozze”.

Ventimilarighesottoimari in giallo libri Paolo Volponi
 

La natura di Paolo Volponi era piena di contraddizioni e idiosincrasie. Le persone di fiducia con cui lavorava erano le prime con cui spesso si scontrava, si fece cacciare dalla Fiat nel giro di poche ore pur sapendo a cosa andava incontro e non fu mai del tutto soddisfatto del proprio lavoro letterario, che effettivamente non ricevette le attenzioni meritate. Continua Massimo Raffaeli a proposito della sua personalità spigolosa: “Ebbe senza dubbio una splendida carriera e una bella vita, ma non era mai davvero soddisfatto, mai contento. A un certo punto era talmente stanco di sentirsi dire che scriveva romanzi troppo difficili – in effetti lo erano, ma nel senso positivo del termine – che ricercò il consenso dapprima con Corporale, forse il suo libro più intimo e complesso che però fu un flop totale, e poi proprio con Il sipario ducale, il quale ugualmente non riscosse il successo sperato. Volponi era un uomo troppo al di fuori degli schemi per essere mainstream; la sua grandezza la si può comprendere solo se ci si lascia catturare dal suo personalissimo ritmo e dalla sua immensità”. I libri attualmente in commercio per Einaudi, tra cui Le mosche del capitale, Memoriale e I racconti, sono stati venduti al festival grazie alla collaborazione con la libreria Mondadori Bookstore di Senigallia.  

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