Culture

Ravello Festival palcoscenico d'Italia. Un'edizione che guarda al futuro

Eduardo Cagnazzi

Due le sezioni principali: "Orchestra Italia", un omaggio ai compositori ed alle orchestre del Bel Paese, e "La meglio gioventù" dedicata ai più giovani allievi

Un’edizione pensata per un’immagine di un paese che ha radici come nessun altro nel passato, ma continua a produrre cultura e orgogliosamente la propone guardando al futuro. L’edizione 2019 del Ravello Festival sperimenta questa ipotesi. Due le sezioni principali: “Orchestra Italia”, un omaggio a compositori e orchestre del Bel Paese, e “La meglio gioventù”, che offre la grande ribalta ai ragazzi dei conservatori italiani; mentre un percorso musicale originale, pieno di invenzioni, propone il dialogo fra la composizione italiana e quella europea, in una visione universale della cultura, lontana da ogni provincialismo.
Il programma, suddiviso in tredici concerti sinfonici presso il Belvedere di Villa Rufolo, sette concerti cameristici “di Mezzanotte” nella Sala dei Cavalieri, quattro concerti in altrettanti luoghi e ore differenti della giornata, cinque concerti del Festival Organistico presso il Duomo di Ravello, si inscrive esattamente nel desiderio di impiegare e far conoscere meglio alcune delle orchestre delle maggiori istituzioni sinfoniche e lirico-sinfoniche del Paese. E poi, spunti da sviluppare in futuro: il Duomo che diventa spazio protagonista, con il sontuoso organo; la diffusione dei concerti nel paese per valorizzarne spazi in apparenza minori; la musica da camera nelle notti di Villa Rufolo, una prima apparizione di quella speciale combinazione di qualità e socialità che sono i cori amatoriali. Questa è dunque l’idea per il Ravello Festival: il palco, la proiezione estiva della migliore produzione italiana “Ravello palcoscenico d’Italia”. Ma non solo musica, se con le serate scientifiche si allude a quell’approccio multidisciplinare che già caratterizzò il Festival.
La direzione artistica affidata al Teatro di San Carlo apre anche una speranza di crescente cooperazione fra le istituzioni culturali di Napoli e della Campania.
“Abbiamo   immaginato   un   festival   che   offra   una   immagine   vibrante   di   Napoli, della   Campania   e   dell’Italia”, affermano Mauro Felicori, commissario della Fondazione Ravello e Rosanna Purchia, sovrintendente del teatro di San Carlo.”Intorno,   spunti   da   sviluppare   in   futuro:   il   Duomo   che   diventa   spazio protagonista, con il sontuoso organo; la diffusione dei concerti nel paese per valorizzarne spazi in apparenza minori; la musica da camera nelle notti di Villa Rufolo,   una  prima apparizione di quella speciale combinazione di qualità e socialità che sono i cori amatoriali.   Questa  è dunque l’idea per  il Ravello Festival: il palco, la proiezione estiva della migliore produzione italiana “Ravello palcoscenico  d’Italia”.   Ma  non  solo  musica,  se  con le serate scientifiche si allude a quell’approccio multidisciplinare che già caratterizzò il Festival. La direzione artistica affidata al Teatro di San Carlo apre -aggiungono Felicori e Purchia- anche una speranza di crescente cooperazione fra le istituzioni culturali di Napoli e della Campania. Si potrà immaginare un festival-sistema piuttosto che un festival-uno-dei-tanti- sia-pure-importante, cioè di un festival che integra e si integra. Una opzione ambiziosa, che può estendersi alla danza, al teatro, alla storia, alla filosofia, al design”.