Culture
Shitties, "merda d’artista" diventa NFT: feci di personaggi famosi in lattina
La collezione, basata sull’arte satirica di Piero Manzoni, è composta da 100 lattine ed è stata lanciata il 10 gennaio dall’artista anonimo Shitoshi Nakamoto
In un solo mese sono già state acquistate opere per un valore di oltre 190mila euro
La finanza digitale e le tecnologie blockchain abbracciano il settore dell’arte, un nuovo asset digitale si sta affermando sempre di più: gli Nft, o token non fungibili. Tra i numerosi progetti emersi sulla scena c’è anche Shitties, di WorldShittiestArt: una collezione di NFT - disponibile su OpenSea - lanciata dall’artista anonimo che si identifica con lo pseudonimo di Shitoshi Nakamoto.
Basandosi sulla “merda d'artista” di Piero Manzoni del 1961 (che ha da poco compiuto 60 anni, ne avevamo parlato qui), che ha avuto un grande impatto sull'intero mercato dell'arte con la sua idea provocatoria e rivoluzionaria, Shitoshi e il suo team hanno deciso di raccogliere feci di personaggi famosi da tutto il mondo. Hanno raccolto oltre 1500 feci umane in tutto il mondo nel giro di 2 anni, confezionandole in lattine all'avanguardia e digitalizzandole in una collezione di 100 NFT: Shitties.
Sin da subito la collezione ha attirato l’interesse della community NFT: in un mese sono state vendute oltre 45 opere per un totale di 62.7 Ethereum, un valore pari a oltre 190mila euro. Una di queste la Shit #087 – Bill Gates, è stata venduta alla conferenza metaver.so, ad un valore di 7500$, con oltre 20 offerenti.
Nel caso di Shitties, i possessori degli NFT non solo sono proprietari di un’opera d’arte unica al mondo, ma possono inoltre guadagnare tramite proventi dalle commissioni di transazione sugli scambi, partecipare in prima linea alle successive release dell’artista e partecipare attivamente allo sviluppo del progetto.
Il 2021 è stato un anno di grande crescita per il mercato: le vendite nel settore NFT sono cresciute da soli 41 milioni di dollari nel 2018 a 2,5 miliardi di dollari nella prima metà del 2021, raggiungendo una crescita di quasi 60 volte in tre anni e mezzo. Per il settore dell'arte rappresenta una grande opportunità, soprattutto se si tiene conto delle numerose opere d’arte false che vengono vendute e che rappresentano un grosso problema per le gallerie e i collezionisti; i token non fungibili rappresentano veri e propri certificati di autenticità digitale usati per garantire la proprietà di determinati oggetti e, attraverso la tecnologia blockchain, renderli unici, non riproducibili e facilmente verificabile per gli investitori.