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Economia
AI, non solo Nvidia: Brillano i titoli sui chip. Ecco su quali puntare

Intelligenza artificiale, Nvidia solo la punta dell’iceberg. Brillano i titoli del settore chip: ecco su quali puntare

L'intelligenza artificiale non ha soltanto rivoluzionato il nostro modo di esistere, ma ha anche dato un imprinting diverso ai mercati e all'economia, guardando con benevolenza ad aziende e grandi produttori di piccoli componenti della meccanica e della computeristica, come i chip. Un esempio? Nvidia, la cui scalata è proprio figlia del boom dell’intelligenza artificiale, sfruttato anche da Microsoft e, per ultima, da Apple. Nvidia, nello specifico, produce le gpu necessarie ad addestrare i modelli di AI, processori composti da una miriade di nuclei operativi del chip e anche più piccoli e specializzati di quelli del tradizionale cervello del calcolatore, la cpu. Senza questi strumenti il miracolo dell’AI non sarebbe stato possibile.

Il primato di Nvidia come società più capitalizzata al mondo ha assunto un valore più simbolico rispetto a quello dei suoi compagni di viaggio. La scalata del gigante dei chip per l’AI è stata più dirompente di quella di Microsoft e di Apple, e il titolo ha trainato S&P 500 e Nasdaq verso vette mai esplorate. Ma Nvidia è anche e solo la punta di un iceberg dove a monte, analizza Milano Finanza, ci sono realtà come l’olandese Asml, che produce le macchine per fotolitografia che incidono la forma dei microchip sul silicio. Oppure Arm, società britannica controllata dalla holding giapponese SoftBank, che si occupa del design dei chip. "L’azienda presenta diversi punti di forza che ne rafforzano la posizione nel mercato dei semiconduttori. Il suo modello di business flessibile, basato sulla progettazione e concessione in licenza delle architetture di processori, le permette di ridurre i rischi associati alla produzione diretta di chip", osserva su Milano Finanza Giacomo Calef, country head di Ns Partners.

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Una volta disegnato il chip si passa alla sua realizzazione. Questa fase è dominata da Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc), che nel quarto trimestre del 2023 deteneva una quota di mercato di oltre il 60%, secondo i dati di Statista. La società è un fornitore chiave per Nvidia e nei giorni passati ha beneficiato del rally dell’azienda guidata da Jen-Hsun Huang, avvicinandosi ai mille miliardi di market cap. "Tsmc prevede una crescita dei ricavi del 27,6% nel secondo trimestre ma deve affrontare significative sfide geopolitiche per le tensioni tra Cina e Taiwan", commenta Calef. "La società mantiene un forte posizionamento nel mercato dei semiconduttori avanzati, ma l’aumento dei costi energetici e le sfide nella produzione potrebbero influenzare i margini".

Tra i giganti dei chip esistono alcuni player che riescono a muoversi lungo tutte le fasi della filiera. I nomi principali sono quelli della coreana Samsung e dell'americana Intel, anche se la seconda sta attraversando un momento di difficoltà. La sua attività di fonderia ha registrato una perdita operativa di 7 miliardi nel 2023 e il titolo ha ceduto quasi il 40% quest’anno. In più, secondo gli analisti di Citi, la società ha perso quote di mercato a favore di Amd e Arm. Il motivo è da ricercare nei prodotti di Intel, non pensati per l’AI, anche se la società è pronta a correre ai ripari.

Nvidia, inoltre, ora deve guardarsi dalla concorrenza di Amd, altra big americana che fa il suo stesso lavoro ma capitalizza "solo" 260 miliardi. La prima è in vantaggio sia come quota di mercato che come percezione di brand, ma Amd cresce veloce e prevede un aumento delle vendite di quasi il 30% nel 2025. La società, inoltre, vuole differenziarsi con soluzioni competitive a prezzi più bassi e ha investito molto per espandersi nei data center. Specializzarsi non su un componente ma su un settore, continua Milano Finanza, potrebbe essere allora la mossa vincente. Qualcomm, ad esempio, si concentra sull’integrazione dell’AI nei dispositivi mobili. La società ha realizzato Snapdragon, una suite di processori presente negli ultimi pc di Microsoft, quelli che hanno portato le tecnologie di intelligenza artificiale nei computer. Anche in questo caso la capitalizzazione è ridotta (235 miliardi), ma il titolo è cresciuto di oltre il 50% da inizio anno. Per gli esperti le prospettive future sono promettenti grazie all’espansione del 5G, ma la dipendenza dal settore mobile resta significativa.

C'è poi Broadcom, analizza Milano Finanza, che ha seguito la via della personalizzazione sempre all’interno del mondo dell’AI. L’azienda produce chip su misura che hanno attirato gli ordini di Alphabet e Meta. La crescente domanda di soluzioni avanzate di networking e di acceleratori personalizzati ha rafforzato la posizione di mercato di Broadcom, che ha rivisto al rialzo le previsioni sui ricavi del 2024 a 51 miliardi, con un ebitda atteso al 61%. Numeri solidi, che hanno spinto la capitalizzazione a circa 800 miliardi e ora sono in molti a scommettere che la società possa aspirare a un percorso simile a quello di Nvidia.






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