Alstom-Siemens, grana per l'Italia. 6.000 lavoratori rischiano il posto - Affaritaliani.it

Economia

Alstom-Siemens, grana per l'Italia. 6.000 lavoratori rischiano il posto

Dopo il no dell'Antitrust europeo alla fusione Alstom-Siemens si temono ripercussioni per siti e dipendenti italiani

Dopo mesi di attento esame l’Antitrust europeo ha bocciato la fusione tra Alstom e Siemens perché avrebbe influenzato “la concorrenza nei mercati dei sistemi di segnalamento ferroviario e dei treni ad alta velocità”, non avendo le due aziende proposto misure correttive (“remedies”) “sufficienti per rimediare a questi problemi”.

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Pericolo scampato per quei siti produttivi italiani come l’ex stabilimento Fiat Ferroviaria (comprata da Alstom nel 2000) di Savigliano, a Cuneo, dove sono prodotti treni regionali Pop e treni ad alta velocità Pendolino, questi ultimi da cedere ai tedeschi in caso di fusione?

Non tutti sono di questo parere. L'auspicio di chi segue da vicino le sorti del mercato ferroviario era che la fusione fra Alstom e Siemens avesse potuto portare anche progetti e commesse negli stabilimenti italiani del gruppo transalpino. Secondo la deputata PD Chiara Gribaudo, infatti, le ripercussioni finanziarie e industriali derivanti dal venir meno della fusione potrebbero comunque mettere a rischio posti di lavoro, in particolare ma non solo a causa “della necessità dei francesi di procedere in ogni caso a una riorganizzazione produttiva”.

trenitalia alstom pop 3
 

Secondo la Gribaudo “nessuno deve pensare che si sia scampato il pericolo dello spostamento della produzione” (del Pendolino). “Ieri poteva finire in Germania, oggi potrebbe tornare in Francia”. Ma quali sono le cifre in gioco?

Nel nostro Paese il colosso francese impiega al momento 2.650 persone in 8 siti produttivi a Savigliano (che ha già prodotto 350 Pendolini e oltre 500 treni regionali), Sesto San Giovanni (componenti), Lecco, Bologna (centro di eccellenza per i sistemi di segnalamento lungo i binari e apparati centrali computerizzati), Firenze, Roma (infrastrutture), Guidonia, Bari e Nola, e 31 depositi.

Di questi la fusione sembrava mettere a rischio in particolare Savigliano e Bologna (230 dipendenti in tutto). Alstom è inoltre impegnata al momento nella realizzazione della linea ad AV/AC Brescia Est – Verona di Rfi attraverso il Consorzio Saturno di cui fa parte con Ansaldo e Sirti al quale è stato da poco affidato un appalto da 272 milioni per gli apparati di segnalamento, elettrificazione, diagnostica e manutenzione di rete ed anti-intrusione.

siemens
 

Il gruppo tedesco, dal canto suo, in Italia impiega oltre 3.200 dipendenti in 6 centri di competenza e 2 stabilimenti produttivi e in questi anni ha realizzato un network di depositi per la manutenzione dei locomotori distribuiti nelle aree più strategiche per il trasporto delle merci a Novara (il principale polo di manutenzione per locomotori fuori dalla Germania), Asti, Bologna, Verona, Udine e Nola.

Per ottenere il via libera Ue Siemens proponeva, tra l’altro, di cedere le attività di segnalamento sulla linea Milano-Chiasso (una decina di addetti). La fusione, nelle intenzioni dei due gruppi europei, avrebbe tuttavia dato vita ad un colosso in grado di tener testa alla cinese Crrc, azienda cinese nata a sua volta dalla fusione, nel 2015, dei produttori Cnr e Csr e controllata dal gruppo statale Crrc Group. Crrc è di gran lunga il maggior produttore al mondo di materiale rotabile, con oltre 183 mila dipendenti, con una quota di mercato superiore al 90% in Cina e un giro d’affari superiore ai 29 miliardi di euro l’anno.

TGV Duplex Paris
 

Al confronto anche assieme Alstom e Siemens sarebbero a malapena arrivati alla metà del giro d’affari (i francesi avrebbero portato in dote 7,3 miliardi di euro di fatturato, i tedeschi 7,8 miliardi) con complessivi 59 mila dipendenti. Ora che la fusione è stata affossata è dunque reale il rischio che i due produttori europei perdano sistematicamente il confronto col concorrente di Pechino non solo sull’importante mercato cinese ma anche sui mercati internazionali, su cui in questi anni Crrc si è sempre più prepotentemente affacciata.

Non a caso il ministro Finanze francese, Bruno Le Maire, ha detto senza mezzi termini che quello della Commissione Ue è un clamoroso passo falso che favorirà la Cina e metterà a rischio il futuro dei due gruppi industriali europei. Così il dossier Alstom-Siemens, da tempo sul tavolo del ministero dello Sviluppo Economico, rischia di non poter essere archiviato tanto presto e potenzialmente trasformarsi in una nuova fonte di problemi per il governo e i lavoratori italiani impegnati in un settore strategico high-tech come l’alta velocità. Quasi 6.000 lavoratori per i due gruppi più tutto l'indotto. 

Luca Spoldi