Economia
Atlantia, occhi su Gic, Hsbc e Lazard. L'offerta della cordata Cdp appesa al 1
Atlantia, il 31 maggio l’assemblea dei soci che deciderà le sorti di Autostrade
Ennesima giornata convulsa intorno ad Atlantia e alla cessione della sua partecipazione a Cdp, Blackstone e Macquarie della sua quota in Autostrade per l’Italia. Come noto, infatti, la holding che è partecipata per oltre il 30% dalla famiglia Benetton detiene l’88% delle quote di Aspi e nei giorni scorsi ha ricevuto l’offerta definitiva (o almeno così si è detto) da parte della cordata delle tre società per complessivi 9,3 miliardi di euro.
Ma questa mattina le dichiarazioni del fondo inglese Tci hanno di nuovo sparigliato le carte. Dalle colonne del CorSera, il partner Jonathan Amouyal ha chiesto che a essere venduta non sia l’intera quota di Aspi detenuta da Atlantia, ma solo quella riferibile ai Benetton, ovvero il 30,25%.
Perché una proposta del genere? Facile, perché Autostrade per l’Italia rimane una gallina dalle uova d’oro e Tci, che ha un’opzione per arrivare fino al 10% di Atlantia, non vuole mollare la sua quota di Aspi che gli garantisce introiti sicuri almeno fino al 2035, quando scadranno le concessioni.
Ora però si pone un problema. Già nei mesi scorsi si era parlato di uno spin-off di Aspi da Atlantia con conseguente possibilità di creare aumenti di capitale dedicati o altre forme per garantire l’ingresso di Cdp e degli altri due soci. Una proposta che alla fine di marzo l’assemblea aveva bocciato dopo che Sintonia, Fondazione Crt e il Fondo Sovrano di Singapore (Gic) avevano deciso di concedere fino al 31 luglio l’esclusiva alla cordata.
Ma attenzione: durante l’assemblea, come si può leggere dai verbali, era presente il 72,38% del capitale azionario riferibile a 1.181 azionisti. La proposta di bocciare lo spin-off e di mantenere l’esclusiva con Cdp e gli altri è stata approvata dal 51,79% del capitale presente, contro il 48,06 che si era espresso a favore. Un margine molto risicato che lascia parecchi interrogativi.
Il prossimo 31 maggio dovrà esserci un’assemblea che si preannuncia infuocata. Potrebbe essere quella la sede opportuna per discutere della proposta lanciata da Tci che può essere riassunta come: sacrifichiamo i Benetton e teniamoci la nostra partecipazione che frutta bei soldi. Altrimenti, argomentano gli inglesi, tutti gli azionisti di Atlantia si troveranno vittime di un provvedimento di natura politica che dovrebbe invece concentrarsi solo sulla famiglia trevigiana.
(Segue...)