Economia

Auto elettriche cinesi, imporre i dazi Ue è segno di debolezza. Ecco perché

di Simone Rosti

L'Ue aumenta i dazi alle auto elettriche cinesi, ma la mossa è un boomerang "pericoloso" e lo sa anche l'intelligenza artificiale

Imporre dazi è un segnale di debolezza (e lo sa anche l’intelligenza artificiale). Commento 

Se fate qualche domanda a chatGPT sui dazi vi risponderà testualmente “che i dazi possono fornire protezione temporanea alle industrie nazionali, la loro imposizione può essere vista come un segnale di che un paese sta cercando di mascherare le proprie debolezze economiche o strutturali anziché affrontarle”. Anche l’intelligenza artificiale (AI) ha capito una cosa elementare, d’altronde le informazioni che alimentano i motori di AI sono fattuali e la sintesi è perfetta. Solo un approccio da paese del terzo mondo può giustificare dazi in attesa che il paese si strutturi per fronteggiare il mercato.

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Rispondere alla Cina per il suo approccio protezionistico con un protezionismo ancora maggiore, come sta facendo l’Europa, è la stessa logica del derubato che ruba a sua volta per ottenere un risarcimento. Fra l’altro la Cina, per le auto, è il principale mercato di sbocco del mondo, il chè rende ancora più inspiegabile questa reazione della Commissione europea con il rischio di una contro ritorsione che potrebbe avere effetti nefasti per i produttori di auto europei. L’Europa dovrebbe sì rivedere le tempistiche del passaggio dal motore endotermico a quello elettrico in coerenza con il proprio tessuto sociale ed economico, ma chiudersi a riccio imponendo dazi ai cinesi che possono arrivare al 30/40% non risolve nulla. O meglio, tampona una leadership che sull’elettrico parla cinese ma non la mette in discussione.

Non a caso molti produttori europei negli anni scorsi hanno fatto accordi societari e industriali con i principali produttori di auto elettriche cinesi per fare sinergie indispensabili in un una tecnologia che è solo all’alba del suo irreversibile sviluppo. La Commissione europea dovrebbe invece incentivare investimenti e ricerca nei paesi europei e non rinunciare a un pezzo di mercato globale per salvare un piccolo orticello. Questa è il classico approccio populista che vede il mondo con il paraocchi, che scruta rischi ovunque, alza torri protettive e nel frattempo perde i treni dello sviluppo.