Economia

Banche, truffati non solo i risparmiatori. Anche i dipendenti hanno perso soldi

La slavina del salvataggio della Popolare dell'Etruria, di Banca Marche, di Cari Chieti e di Cari Ferrara si abbatte non solo sui patrimoni dei piccoli risparmiatori che avevano sottoscritto le 10 mila obbligazioni subordinate (o junior), ma anche su quelli dei dipendenti dei quattro istituti a cui le banche avevano distribuito le azioni, magari come premio di produzione (è successo in Italia però solo in Ubi Banca) oppure come forma d'investimento e che per le nuove norme sui salvataggi bancari, partecipano ora alle perdite.

"No a speculazioni sui dipendenti di Banca Etruria. Centinaia di dipendenti e loro familiari sono nei guai dopo il decreto e 1.200 che hanno perduto le loro azioni insieme a 65mila soci. I risparmiatori capiscano la differenza tra banchieri e bancari", dencuncia infatti Fabio Faltoni, segretario provinciale aretino della Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, il sindacato più rappresentativo del comparto del credito.

"Se è vero che il decreto ha messo in sicurezza 6.000 lavoratori - dice Faltoni - è anche vero che mai si poteva immaginare un decreto che cancellasse in un quarto d'ora centinaia di milioni di euro di obbligazioni subordinate di migliaia di risparmiatori. E non avrebbero potuto immaginarlo nemmeno i dipendenti, che in tutta buona fede hanno venduto tale prodotto ai clienti, spesso ai propri familiari, parenti o amici".

"Sono infatti circa 400 i dipendenti che direttamente o tramite familiari erano possessori delle subordinate. Senza parlare dei 1.200 dipendenti che hanno perso le loro azioni BancaEtruria assieme ai 65mila soci". "In questi giorni qualcuno cerca - prosegue Faltoni -, in maniera strumentale, di scaricare la colpa sugli impiegati, consigliandone addirittura la denuncia e facendo finta di non vedere le grandi responsabilità a ben altri livelli; qualcuno cerca di mettere contro clienti e dipendenti, quando invece entrambi sono vittime di scelte fatte sulla loro testa e sulla loro pelle". Faltoni si augura infine che "le responsabilità della cattiva gestione della banca vengano presto a galla e i responsabili puniti e che i risparmiatori capiscano la differenza tra banchieri e bancari".

Intanto, mentre il governo prepara il piano rimborsi da inserire nel decreto che verrà emanato a marzo, il presidente dei quattro istituti salvati, l'ex UniCredit Roberto Nicastro delinea i contorni dell'intervento di tutela. I problemi che hanno coinvolto i risparmiatori delle banche in crisi sono "un fenomeno acuto ma fortunatamente molto più circoscritto" di quanto si temesse inizialmente, dice infatti Nicastro, intervenendo a Radio Anch'io e precisando che ci sono "circa un migliaio di casi molto delicati" cui è dedicata la "massima attenzione".

Da parte sua, smentendo le indiscrezioni, il Tesoro conferma la "piena fiducia a Bankitalia e Consob", visto che l'attività  di vigilanza non è mai stata messa in discussione" e lavora alla soluzione per gli obbligazionisti truffati. Potrebbe essere più semplice del previsto il criterio da usare per risarcire i risparmiatori che hanno perso i soldi. Come ha riferito Nicastro, a essere tutelati potrebbero essere poco più di mille persone, quelle che avevano messo da parte un capitale inferiore ai 100 mila euro ma che avevano impegnato più della metà di quei soldi nelle obbligazioni subordinate, ad alto rischio.

I dettagli del decreto saranno definiti solo nelle prossime settimane. Ma una prima traccia del futuro intervento si trova nel documento pubblicato ieri dal ministero dell’Economia. Non è detto che per decidere chi ha diritto al rimborso, scrive il Corriere della Sera, si usi l’Isee, il "riccometro", o si tenga conto della data in cui l’obbligazione è stata sottoscritta. Probabilmente si valuterà il profilo del risparmiatore, confrontandolo con il grado di rischio dei suoi investimenti. Chi ha poco da parte non dovrebbe scegliere bond ad alto rischio e se lo ha fatto è stato (per lo meno) consigliato male da chi aveva seduto di fronte.

Dopo le ricostruzioni degli ultimi giorni, i 10 mila possessori di obbligazioni subordinate delle quattro banche, l’1% dei clienti totali, sono stati divisi in tre categorie. La prima è quella più vulnerabile: 1.010 clienti che hanno un patrimonio inferiore ai 100 mila euro ci cui più del 50% impegnato in obbligazioni subordinate. Potrebbero avere tutti diritto al rimborso, considerando il loro profilo. Il valore dei loro risparmi è tutto sommato limitato, 27, 4 milioni di euro. La seconda categoria non dovrebbe rientrare nel "salvataggio": il loro patrimonio supera i 100 mila euro e la quota di subordinate è tra il 30 e il 50%. Sono un altro migliaio di persone, per un controvalore che sfiora i 100 milioni di euro. L’ultima categoria dovrebbe essere sicuramente fuori dall’intervento: hanno oltre 100 mila euro di patrimonio e la quota di subordinate resta sotto il 30%. Sono 8 mila, la somma complessiva è molto più alta: oltre 200 milioni di euro.