Economia

BankItalia, fumata nera in Cdm. Ora l'autonomia dell'istituto è in pericolo

Andrea Deugeni

Continua il pressing di M5S e Lega su Perrazzelli e Signorini

Non solo in via Nazionale a Roma, nei corridoi di palazzo Koch, la sede della Banca d'Italia. O al Quirinale. Ma anche a Francoforte nel grattacielo sul Meno che ospita la Bce. Tanto che l'argomento pare abbia fatto capolino anche a Washington, agli Spring Meetings del Fondo Monetario, nelle interlocuzioni del fine settimana fra Mario Draghi e il ministro dell'Economia Giovanni Tria.

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Si fanno sempre più forti le preoccupazioni delle autorità monetarie per il nuovo braccio di ferro ingaggiato dalla maggioranza M5S-Lega sulle nomine all'interno del Direttorio della Banca d'Italia, designazioni che secondo il principio dell'autonomia della banca centrale sono proposte dal governatore Ignazio Visco ed effettuate dal Consiglio Superiore, ma che hanno bisogno poi di essere formalizzate attraverso un decreto che viene varato  dal Presidente della Repubblica, promosso prima però dal presidente del Consiglio di concerto con il ministro dell’Economia e sentito il Cdm.

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Fonti a Palazzo Chigi rivelano ad Affaritaliani.it che la fumata bianca al dossier nomine di Via Nazionale non dovrebbe arrivare neanche oggi al termine della riunione del Consiglio dei ministri che si terrà per l'ora di pranzo a Reggio Calabria. E' probabile che il tema non venga neppure affrontato.

Anche per il contesto politico della campagna elettorale delle elezioni europee, i gialloverdi sono intenzionati ad esercitare fino in fondo le prerogative che la legge concede loro per dire la propria sul ricambio ai vertici della Banca d'Italia. Richiesta di ricambio nella Vigilanza per cui M5S e Lega vogliono una discontinuità rispetto al passato e che con l'uscita dell'ex direttore generale Salvatore Rossi Visco contava di aver soddisfatto. 

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Se il Governo sembra intenzionato a dare un parere favorevole a Fabio Panetta direttore generale e a uno dei suoi vice, Daniele Franco, l’attuale Ragioniere generale dello Stato, meno scontato invece è il via libera a Luigi Federico Signorini, su cui ancora sono in corso valutazioni (mandato scaduto a febbraio, ma riconfermato dal Consiglio Superiore due mesi fa) e che lo scorso anno fu molto critico in sede di audizione parlamentare su Reddito di cittadinanza e Quota 100, ma soprattutto ad Alessandra Perrazzelli, avvocato milanese ex Intesa-Sanpaolo e Barclays Italia, ritenuta troppo vicino al Pd lombardo e che Visco, anche come quota rosa nel Direttorio, vuole come secondo vice direttore generale. Una nomina su cui le forze della maggioranza che hanno dato vita al Governo stanno andando in silente pressing per indurre la Perrazzelli ad un "opportuno" passo indietro. 
 

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Formalmente c'è tempo fino alla scadenza dei vecchi membri del Direttorio, il 9 maggio quando qualora non arrivasse il disco verde di Palazzo Chigi l'operatività del Direttorio e dell'Ivass, l'authority che vigila sul mercato assicurativo, verrà bloccata. Una scadenza che potrebbe venir bypassata, scrive il Sole 24 Ore, attraverso un via libera "dimezzato" (è in via di valutazione da parte dell'esecutivo) soltanto per Panetta e Franco. Ma così facendo, l'attacco all'autonomia delle banca centrale esploderebbe in tutta la sua violenza. E la crisi istituzionale diverrebbe conclamata

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Rispetto al passato, si tratta di una strada inesplorata, mai percorsa prima. Quello che al momento appare certo è che Lega e M5S vogliono utilizzare tutto il tempo a disposizione per non procedere con il decreto, perpetuando il pressing silente sulla Perrazzelli. Visco può solo tirar dritto e sostenere le proprie scelte, pena la sconfessione del sacrosanto principio dell'autonomia

Più che quella del 9 maggio, la deadline mediatica che sia M5S sia Lega hanno in testa è la fine di maggio, quando, terminate le Europee, sono in programma le "Considerazioni Finali" del Governatore, appuntamento in cui Visco illustrerà al mondo economico e politico le proprie analisi sullo stato di salute dell'economia italiana e che farebbe accendere le luci dei riflettori sul vulnus nell'architrave istituzionale dello Stato e sulla vacatio in corso all'interno dell'istituto centrale. 

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