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Economia
Bankitalia vede grigio sulla crescita: con stop totale del gas russo Pil a -1%

Segnali buoni invece per l’inflazione al consumo, pari all’8,8 per cento nella media di quest’anno, che dovrebbe diminuire al 7,3 il prossimo, al 2,6 nel 2024 e all’1,9 per cento nel 2025. "Tale discesa", spiega Bankitalia, "rifletterebbe principalmente il netto ridimensionamento del contributo della componente energetica, connesso con l’ipotesi di riduzione dei prezzi delle materie prime, solo in parte compensato da quello di un’accelerazione dei salari". 

Al netto delle componenti alimentare ed energetica l’inflazione sarebbe pari al 3,3 per cento nell’anno in corso, al 3,5 nel prossimo, al 2,7 nel 2024 e al 2,2 nel 2025. Rispetto alle previsioni pubblicate in ottobre, ovvero +8,5% nel 2022, +6,5% nel 2023 e +2,3% nel 2024, l’inflazione è rivista al rialzo nell’intero triennio, "per effetto di una trasmissione più persistente dei rincari energetici lungo la catena di formazione dei prezzi e di una crescita dei salari più accentuata nel 2024".   

Secondo Bankitalia, "in linea con i segnali desumibili dagli indicatori ad alta frequenza il prodotto si indebolirebbe nel trimestre in corso e nel successivo; l’attività tornerebbe a crescere gradualmente dalla prossima primavera e acquisirebbe maggior vigore dal 2024, in concomitanza con l’attenuazione delle pressioni inflazionistiche e dell’incertezza connessa con il conflitto in Ucraina. L’attività economica beneficerebbe degli effetti delle misure di politica di bilancio e degli interventi delineati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)".    

 

Rispetto alle proiezioni pubblicate in ottobre, la crescita del prodotto è rivista al rialzo per quest’anno e il prossimo, grazie ad andamenti più favorevoli nel terzo trimestre dell’anno in corso (che determinano un effetto di trascinamento anche sul prossimo anno), e lievemente al ribasso nel 2024, per via degli effetti di un’inflazione più elevata. 

Bankitalia, calano i consumi delle famiglie nel 2023, si riduce la propensione al risparmio 

I consumi delle famiglie, dopo una crescita sostenuta nei trimestri centrali del 2022, che determina anche un forte effetto di trascinamento sul 2023, diminuirebbero alla fine dell’anno in corso e nei primi mesi del prossimo, risentendo dell’impatto del marcato aumento dei prezzi sul reddito disponibile; rimarrebbero deboli nella restante parte del 2023, per accelerare gradualmente in seguito, grazie alla discesa dell’inflazione. La propensione al risparmio si ridurrebbe, scendendo sotto alla media prepandemia nel 2023 e recuperando solo parzialmente nel biennio successivo.

Gli investimenti in macchinari e attrezzature sarebbero frenati nella parte conclusiva di quest’anno e all’inizio del prossimo dal deterioramento delle prospettive di domanda e dalla maggiore incertezza; nel resto dell’orizzonte previsivo, pur risentendo degli effetti dell’aumento dei costi di finanziamento, tornerebbero a crescere, grazie al progressivo ridimensionamento dell’incertezza e allo stimolo impresso dagli interventi del Pnrr.   

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