Economia
Bce, colpo di spugna su 10 miliardi di dividendi per banche e assicurazioni

L'European Systemic Risk Board chiede a banche e assicurazioni europee di accantonare gli utili 2019. Gli effetti sul pay-out 2020 dei gruppi italiani
Le banche europee non dovranno pagare dividendi né procedere a buy-back fino a fine gennaio 2021. La richiesta, arrivata stamattina dall’European Systemic Risk Board (Esrb) presieduto da Christine Lagarde, amplia a tutti i maggiori gruppi finanziari europei l’invito fatto a banche e assicurazioni di congelare la distribuzione di dividendi, inizialmente solo fino a fine ottobre, donde tenere in cassa preziosa liquidità fino all’anno venturo, per prevenire possibili ulteriori tensioni nel caso di una nuova ondata di coronavirus il prossimo autunno-inverno.
Per gli intermediari italiani è un “tesoretto” di quasi una decina di miliardi di euro che non potrà essere distribuito agli azionisti. Lo scorso anno le otto maggiori banche italiane (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Ubi Banca, Mps, Bper Banca, Credem e Creval) hanno registrato circa 52,15 miliardi di euro di proventi operativi netti cumulati, ovvero circa 8,21 miliardi di euro di utile netto, a fronte dei quali si pensava di distribuire circa 5,7 miliardi di dividendi. La pandemia di coronavirus ha cambiato le carte in tavola come avevano capito fin dall’inizio gli analisti di Equita Sim che già a fine marzo dichiaravano: “Secondo noi non si tratta di una sospensione, ma di una cancellazione tout court che rende quasi impossibile pagare nel 2020”.
Molti hanno abbozzato, rimandando una decisione a ottobre, altri hanno preferito destinare subito gli utili a riserva, pochi hanno tirato dritto. Tra i primi, Intesa Sanpaolo ha congelato 3,32 miliardi di dividendi (0,192 euro per azione), Banco Bpm ha tenuto in cassa 121 milioni di dividendi (8 centesimi a titolo), riservandosi di deciderne eventualmente la distribuzione dopo il primo ottobre o in ogni caso “dopo aver accertato che siano venute meno le incertezze causate dall'emergenza da Covid-19”. Rinviata anche la distribuzione del dividendo di Bper Banca (14 centesimi a titolo, per complessivi 67,3 milioni).
Nel partito del rinvio anche Banca Mediolanum e Banca Generali: la prima contava di distribuire 34 centesimi per azione (dopo i 21 centesimi già distribuiti a titolo di acconto lo scorso novembre), per poco più di 250 milioni complessivi, la seconda sperava di poter distribuire 1,85 euro a titolo per un totale di 216 milioni. Generali ha provato a essere salomonica: di 96 centesimi di dividendo previsto (per complessivi 1,513 miliardi) 50 centesimi (788 milioni circa) sono già stati distribuiti in maggio, gli altri 46 centesimi (725 milioni) rinviati a fine anno previa verifica della “sussistenza di requisiti patrimoniali e regolamentari” e tenuto conto dell’eventuale impatto del coronavirus.
Tra gli esponenti del secondo gruppo Unicredit, dopo aver inizialmente proposto di distribuire 1,4 miliardi (0,63 euro a titolo) ha preferito passare la mano cancellando la cedola oltre al previsto buy-back da 467 milioni di euro, ma offrendo in cambio “finanziamenti dedicati senza interessi alle nostre Fondazioni che sono all’origine del nostro gruppo” fino a un valore pari all’ammontare dei dividendi, come dichiarò il Ceo Jean-Pierre Mustier. Anche Ubi Banca ha optato per la sospensione del dividendo (13 centesimi per azione), incrementando le riserve di complessivi 147,6 milioni. Stessa decisione per il Credem, che ha girato a riserva i 73 milioni di euro di dividendi previsti, e il Creval, che ha mandato a riserva l’intero utile 2019 (56 milioni).
Ha preferito non distribuire dividendi, destinando a riserva l’intero utile 2019 (1,087 miliardi) anche il gruppo Unipol. In questo caso però la controllata Unipol Sai ha distribuito 453 milioni (16 centesimi per azione). Decisione analoga per Azimut, che ha deciso di confermare la distribuzione, in questo caso di un monte dividendi di 143 milioni (1 euro per azione), staccando la cedola lo scorso 18 maggio. Poste Italiane, infine, dopo aver staccato già a novembre un acconto sul dividendo di 15,4 centesimi per azione, aveva approvato una cedola a saldo di 30,9 centesimi a titolo, da staccare il 22 giugno prossimo. In totale si tratterebbe di altri 403 milioni di euro: chissà se l’invito rinnovato da parte delle autorità europee non farà cambiare idea a Del Fante.