Boccia detta l'agenda al governo: "Ci aspettiamo scelte selettive"
Legge di Stabilità, le priorità di Confindustria
Nella prossima Legge di Stabilità dal Governo, "ci aspettiamo delle scelte selettive perché con questo debito pubblico è evidente che non abbiamo grandi margini di manovra, dobbiamo essere corresponsabili, non possiamo chiedere la luna". Lo ha detto al Meeting di Rimini, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. Quindi, ha proseguito il presidente di Confindustria, "da tempo stiamo sottolineando a partire dall'assemblea pubblica l'idea di una politica dell'offerta che renda competitive le nostre imprese per incrociare le rotte di sviluppo nel mondo".
Anche perché, ha puntualizzato, "noi abbiamo un apparato industriale importantissimo, siamo il secondo Paese industriale in Europa dopo la Germania. Rafforzare le imprese italiane significa renderle competitive, riattivare il circolo virtuoso dell'economia, più investimenti, più occupazione, più domanda interna. Dobbiamo però partire dall'offerta e non dalla domanda - ha concluso Boccia -: questa è la nostra visione di politica economica che porremo all'attenzione del Paese. Quindi - rileva - se riuscissimo a fare delle operazioni selettive sulla produttività e sugli investimenti privati, diamo una linea di politica economica che determina anche quale industria del futuro vogliamo definire".
In vista della consultazione referendaria sulla riforma costituzionale, Boccia ha aggiunto: "Noi siamo per il sì perché riteniamo che la governabilità e la stabilità siano la precondizione per una politica economica di lungo termine. Questo Paese non può fare politiche di breve - ha aggiunto - ma le deve fare di lungo periodo e per farlo ha bisogno di governabilità e di stabilità e, aggiungiamo, una terza dimensione che è quella di rimuovere le criticità del Titolo V e di rimuovere le conflittualità tra Stato e Regioni. Noi siamo sempre più convinti per il sì e ci auguriamo, speriamo e combatteremo affinché vinca il sì".
Boccia ha anche auspicato che l'incontro di Ventotene tra Renzi, Merkel e Hollande aiuti a sviluppare una visione d'insieme a livello europeo. "Mi auguro che l'incontro di Ventotene dia una visione di Europa come quella di Spinelli, quando sembravano cose impossibili. Noi immaginiamo una Europa federale, ma prima immaginiamo una politica economica che determini shock positivi. Il potenziale c'è, molte imprese tornano in Europa. Ci auguriamo che Renzi, Merkel e Hollande partano da spiegazioni economiche per arrivare a soluzioni politiche".
Sul fronte delle pensioni, "penso che questo Paese non abbia bisogno di conflitti neanche intergenerazionali. Il problema è di priorità temporale. Se vogliamo dividere una piccola torta in questo momento, dobbiamo pensare prima di allargare la torta insieme e poi dividerla" ha continuato Boccia. "Forse - ha sottolineato - la seconda opzione è quella nell'interesse del Paese e del suo futuro, perché dividerla sul nulla è molto bello ma è un'accezione molto teorica che non ci porta da nessuna parte. Noi - ha aggiunto - dobbiamo includere i giovani in questo mondo in cui sono sempre più esclusi. Dobbiamo creare ricchezza - ha concluso Boccia - per avere un Paese più uguale, più solidale e anche più solidale tra le generazioni".
Boccia ha inoltre toccato il tema delle banche, manifestando fiducia nel sistema creditizio italiano: "Non penso che le criticità delle banche siano un elemento di crisi sistemica del paese, perché abbiamo banche fortissime, alcune anche tra le più forti in Europa, e su questo dobbiamo lavorare. Le banche italiane in realtà soffrono la crisi che abbiamo avuto dal 2007 a oggi, durante la quale abbiamo perso oltre 10 punti di Pil, che ha determinato sofferenze nei crediti sia delle banche che delle imprese. Non è la stessa cosa sui derivati che hanno altre banche in pancia".
Si è detto inoltre favorevole allo 'shopping' di aziende italiane da parte di gruppi stranieri, a patto che lo scenario sia "bidirezionale", in una ottica di attrazione degli investimenti nel Paese. "Penso che questo sia un bene - ha osservato riferendosi all'interesse per le aziende nazionali da parte di imprese straniere - è chiaro che deve essere bidirezionale. Se ci apriamo al mondo dobbiamo accettare che qualcuno acquisti nostre aziende come noi dobbiamo comprare nel mondo". A giudizio del numero uno degli industriali, ad ogni modo, "il problema è far sì che si investa in Italia; che poi questi siano capitali italiani o stranieri credo sia un elemento secondario. Se chiediamo di investire in Italia - ha concluso - non dobbiamo preoccuparci da dove arrivano i capitali anzi dobbiamo attrarli".