Buffett fa volare Cattolica in Borsa. Il tesoro da 162,1 miliardi: la mappa
Buffett inserisce Cattolica Assicurazioni nel suo portafoglio multimiliardario, ma il centro del suo business resta legato ai beni di consumo
di Luca Spoldi
e Andrea Deugeni
L'ingresso di Warren Buffett nel capitale di Cattolica Assicurazioni a seguito dell’acquisizione della partecipazione (pari al 9,047%) in precedenza detenuto dalla ex Banca Popolare di Vicenza, ora in liquidazione, è salutato con entusiasmo sia dall’amministratore delegato della compagnia assicuratrice, l'ex Generali Alberto Minali che ha “appreso con enorme soddisfazione la notizia”, sia dalla Borsa. A Piazza Affari, grazie all'Oracolo di Omaha (così è chiamato a Wall Street il terzo uomo più ricco del mondo per le sue scelte azzeccate sugli investimenti) il titolo è letteralmente schizzato: Cattolica Assicurazioni ora è indicata a 8,575 euro per azione, con un rialzo superiore al 17,3% che fa salire la capitalizzazione di borsa a quasi 1,5 miliardi di euro.
Minali, approdato a giugno a Verona (sua città natale dove ha sede la compagnia), ha sicuramente motivo per essere soddisfatto: non solo Berkshire Hathaway, il veicolo societario con cui il finanziere americano si muove per investire, ha pagato le 15.767.793 azioni Cattolica Assicurazioni 115,9 milioni di euro (ossia 7,35 euro per azione) ha messo le ali al titolo, ma l’ingresso del finanziere americano tra gli azionisti potrebbe rappresentare una “straordinaria occasione per Cattolica, viste le opportunità che questa presenza così prestigiosa nel suo capitale può aprire”.
Berkshire Hathaway, del resto, nonostante nel 2015 abbia venduto una parte consistente della propria partecipazione in Munich Re, a causa di prospettive poco interessanti per il business delle riassicurazioni, ha circa il 31,6% del proprio portafoglio di partecipazioni (valutato 162,1 miliardi di dollari a fine giugno scorso: come dire che l’investimento in Cattolica Assicurazioni rappresenta meno dello 0,1% del totale) investito nel settore finanziario-assicurativo, con nomi come Geico, General Re e Synchrony Financial che affiancano colossi quali Wells Fargo, Bank of America (Bofa), American Express, US Bancorp, Bank of New York Mellon, Visa, Mastercard e Store Capital.
In realtà, però, se si toglie Wells Fargo di cui Buffett possiede il 9,65% per un controvalore di 25,9 miliardi di dollari (pari al 16% circa del valore dell’intero portafoglio di partecipazioni), le maggiori partecipazioni di Berkshire Hathaway fanno riferimento a nomi legati al settore dei beni di consumo, come Kraft Heinz (26,69% del capitale), che da sola vale 27,9 miliardi di dollari ossia il 17,2% del portafoglio, o Apple (solo il 2,6% di capitale ma oltre l’11,5% del portafoglio di Buffett, valendo 18,75 miliardi). Partecipazioni del valore di oltre una dozzina di miliardi di dollari sono anche quelle, ormai storiche, in Coca Cola (9,2% del capitale, per un controvalore di oltre 17,9 miliardi, pari all’11,06% del portafoglio), e in American Express (il 16,29% di capitale vale 12,77 miliardi di dollari, ossia il 7,87% del portafoglio). A fine agosto, poi, l'Oracolo di Omaha ha messo a frutto l'investimento di 5 miliardi effettuato durante gli anni della crisi, esercitando i diritti di conversione di un pacchetto di azioni privilegiate in ordinarie che sono valsi una quota in Bofa pari al 6,5%, un pacchetto di 700 milioni di azioni valutato 16,5 miliardi.
Alberto Minali
Del resto Buffett e i suoi gestori hanno sempre guardato più alle possibilità di sviluppo del business in termini di fatturato e utili e all’attrattività del prezzo da pagare per acquisire o incrementare la partecipazione, più che al settore specifico. Un approccio comprensibile visto che tra società quotate (44) e non (46) il portafoglio di Berkshire Hathaway è composto da novanta nomi, molto ben distribuiti tra i principali settori economici e per aree geografiche d’attività.
Anche se a voler essere pignoli, con le prime cinque partecipazioni che da sole valgono oltre 103 miliardi di dollari, ossia il 63,6% del controvalore totale, percentuale che sale al 79,5% (128,8 miliardi in tutto) se si guarda alle prime 10 partecipazioni, il vero problema di Buffett sembra continuare ad essere quello di riuscire a trovare operazioni di portata sufficientemente rilevante da poter incidere sulle future performance di Berkshire Hathaway senza che queste dipendano da una manciata di investimenti.
Da questo punto di vista Minali ha certamente motivo di essere “enormemente” soddisfatto molto più di quanto non potrà esserlo Buffett, per quanto positiva si potrà rivelare nel prossimo futuro l’investimento in quel di Verona.
"Tenuto conto dell'ottica di lungo periodo con cui l'assicurazione Usa gestisce i propri investimenti, il deal è molto positivo perchè rimuove il potenziale overhang su Cattolica e crea anche un certo appeal speculativo, anche se dubitiamo che Cattolica pensi alla trasformazione in Spa", commentano infatti gli analisti finanziari di Equita Sim che fissano un target price (prezzo obiettivo) di 8,1 euro sulle azioni Cattolica con rating hold.
Berkshire Hathaway, ricordano invece gli analisti di Mediobanca Securities, "è già presente in Italia attraverso il riassicuratore GenRe e dunque potrebbero emergere alcune sinergie industriali". "Inoltre, l'acquisto di una quota così grande in una società di assicurazioni con uno status di cooperativa (una testa - un voto) che non ha in vista una trasformazione in una Spa dimostra la fiducia di Berkshire nell'attuale management. Più che scommettere sulla trasformazione in spa, crediamo che la holding Usa abbia deciso di investire in una società che scambia sotto il tangible book" in un contesto favorevole, concludono gli esperti di Piazzetta Cuccia.