Economia

Bundesbank, più profitti grazie a Draghi. E Weidmann bacchetta l'Italia

Il capo della Bundesbank incassa anche la riconferma dalla Merkel

All'interno del Consiglio direttivo della Bce il falco Jen Weidmann è stato uno dei maggiori critici della politica monetaria non convenzionale di Mario Draghi e della sua estensione fino a dicembre 2018, il quantitative easing della Bce che ha pompato da marzo 2015 ben 2.600 miliardi di euro nell'economia europea, anche attraverso l'acquisto di titoli di Stato dei 19 Paesi dell'eurozona.

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Eppure il bazooka di Draghi ha portato nel 2018 nel bilancio della Bundesbank oltre 500 milioni di euro di profitti in più rispetto al 2017, soldi che il banchiere centrale tedesco, ex consigliere economico della cancelliera Angela Merkel (è stato a capo dei negoziatori di Berlino ai summit del G8 e del G20), girerà direttamente alle casse federali della Bundesrepublik. Non scontentando certamente il primo ministro teutonico che ha confermato il 50enne economista a capo della Bundesbank per altri otto anni. 

La banca centrale tedesca ha appena annunciato infatti un incremento degli utili annuali, conseguenza del prolungamento della politica monetaria espansiva della Bce dei tassi negativi. Lo scorso anno, la Bundesbank ha registrato un utile netto di 2,5 miliardi di euro (2,4 miliardi verranno girati ai conti pubblici federali), contro i 2 miliardi del 2017, secondo il report annuale. Nell'ambito del quantitative easing della Bce, la banca federale tedesca è stata il maggiore acquirente di titoli dell'area dell'euro, con 60 miliardi di euro di obbligazioni raccolte lo scorso anno sul mercato e 572 miliardi di euro dall'inizio del Qe.

Jens Weidmann ape
 

Il banchiere, sostenitore di una politica monetaria ortodossa, ha parlato di "ottimismo" circa le prospettive per l'economia tedesca e, presentando il bilancio del suo istituto, non ha perso l'occasione per indicare che l'Eurotower dovrebbe continuare il percorso verso tassi di interesse più elevati, bacchettando anche quei Paesi - fra cui l'Italia, che però non è stata esplicitamente citata - che non hanno impiegato la fase dei tassi particolarmente bassi per bilanci più sostenibili e per ridurre i debiti. "Temo che sia stata persa la chance per preoccuparsi di tempi peggiori", ha sentenziato infatti il banchiere. In più, ha respinto al mittente anche le critiche di quanti, anche in Italia, criticano il livello del surplus di bilancio troppo altro di Berlino. Weidmann non ritiene che un aumento delle spese in Germania possa avere effetti determinanti su altri paesi dell'eurozona.

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"L'esperienza ci dice che un programma congiunturale tedesco e un aumento delle spese in Germania hanno effetti piuttosto limitati sugli altri Paesi", ha spiegato sul tema. Alla luce dei tassi a zero e degli strumenti straordinari cui ricorre la Bce, "sono proprio le politiche di bilancio dei diversi paesi ad essere gli strumenti più significativi" per agire, ha poi sottolineato di nuovo. 

Sulle prospettive dell'economia teutonica, Weidmann ha concluso che "ci sono molti segnali per ritenere che il rallentamento della crescita si estenderà al 2019, e presumibilmente la crescita tedesca resterà chiaramente sotto il tasso potenziale dell'1,5%. Qui non c'è nulla da nascondere, ma ai miei occhi non c'è ragione di vedere tutto nero". Insomma, "l'economia non dovrebbe innescare la retromarcia, probabilmente avrà solo meno gas che negli anni precedenti", ha aggiunto il banchiere. 

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Con i risultati di bilancio, Weidmann ha anche incassato in maniera anticipata la riconferma per un secondo mandato da parte del governo tedesco.

A capo dell'istituto di Francoforte dal 2011, l'incarico di Weidmann sarebbe scaduto il 1 maggio e il suo nome era comparso anche nella lista dei possibili candidati a succedere a Mario Draghi, il cui mandato scadrà invece il prossimo autunno. La sua conferma formalmente sarà ratificata dalla cancelliera e dal presidente della Repubblica tedesca.