Economia
Caro Di Maio, stop con gli annunci. Lo sviluppo non arriva con le parole
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
"Ora (dopo la questione Tav, ndr) ci sono da affrontare questioni molto più importanti, i problemi seri del Paese, questioni a cui dobbiamo dare una soluzione come governo. Il tema principale per il Paese è lo sviluppo economico e i problemi legati a questo". Ad ascoltare il giovanissimo ministro (ad hoc) per lo Sviluppo economico Luigi Di Maio, più sollevato sabato pomeriggio in diretta Facebook dopo l'escamotage giuridico trovato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte per rinviare i bandi di gara sulla linea Torino-Lione, sembra di ascoltare la barzelletta dell'altrettanto giovane neolaureato in medicina che, assistendo per strada una donna che si è sentita male e non avendo ancora preso coscienza della propria identità di medico, esclama: "Ci vorrebbe un dottore".
In questo caso, l'Italia è il paziente malato, la maglia nera della crescita in Europa, l'unico dove lo sviluppo economico per il momento ha smesso di essere presente. Dopo la doccia gelata dell’Ocse che vede l’Italia in recessione (al meno 0,2% per l’intero 2019), i dati Istat di venerdì della produzione industriale non rincuorano più di tanto.
L'industria ha fatto registrare un rimbalzo dell’1,7% a gennaio rispetto a dicembre, dopo quattro mesi di cali ininterrotti, ma la media del trimestre novembre-gennaio resta negativa dell’1,8% rispetto ai tre mesi precedenti. Senza contare che, secondo i dati preliminari dell’Anfia, a gennaio la produzione di auto in Italia, uno dei settori importanti dell'industria del nostro Paese è in calo del 25%. L’economia globale non sta andando meglio, come testimonia l’Ocse, e anche Cina e Usa venerdì hanno fatto registrare una battuta d’arresto rispettivamente su export e mercato del lavoro. Questo significa che nel 2019 la domanda esterna può non arrivare a darci una mano a risollevarci.
A parole sono almeno due mesi che, preso atto che l'Italia è entrata in recessione tecnica dopo gli ultimi due trimestri del 2018 di segno meno davanti al Pil, il premier, i vicepremier e il ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli dicono che bisogna accelerare sulla crescita, annunciando decreti vari sblocca-cantieri, nuovo codice degli appalti e, addirittura, un fantomatico commissario ad acta per le Infrastrutture.
Il motivo? "Evitare di incagliarci - per dirla con l'ennesima presa di coscienza governativa questa volta per bocca del sottosegretario Armando Siri - nelle paludi delle procedure e di una via crucis infinita". Ma dopo tutte questi annunci, road map varie, in consiglio dei ministri ancora non si è mossa una foglia. Fra le grandi opere da avviare, non c'è soltanto la tanto dibattuta Tav: ci sono almeno altri 300 cantieri significativi da sbloccare. Ci sono l'alta velocità in tutto il Mezzogiorno, la Pedemontana, il Terzo valico, la Gronda di Genova e l'ingrandimento dell'aeroporto di Firenze e tanto altro ancora.
La boa contabile del primo trimestre sta per passare e, se non s'inverte la rotta, il responso dell'Istat non farà sconti. "Dura lex sed lex", dicevano gli antichi latini. Su questi numeri gli investitori faranno i loro ragionamenti (gli investimenti sono l'altro grande assente nella domanda interna) e a giugno, dopo le elezioni comunitarie del 26 maggio, la Commissione europea inizierà ad agitare lo spettro della manovra correttiva, correzione contabile che solo una recessione ci consentirà di evitare grazie alla way-out offerta dalle stesse regole europee. Ma il conto arriverà nel 2020 quando però gli impegni, fra clausole di salvaguardia e obiettivi programmatici, sono già monstre.
Ad aprile, il ministro dell'Economia Giovanni Tria dovrà sfornare pure il Def, documento in cui il governo Conte sarà costretto anche a una sorta di operazione verità sulla stima super-ottimistica dell'1% di crescita del Pil fissata da Palazzo Chigi in sede di legge di bilancio 2019.
Verrà confermata? Le premesse non ci sono, anche perché la previsione è molto distante dal range di stime dei principali centri studi internazionali. Nelle scorse settimane era pure circolata l'ipotesi di un decreto collegato pro-crescita, per riattivare il Pil. Ma siamo sempre agli annunci e alle dichiarazioni d'intenti: il paziente Italia, steso, avrebbe bisogno di un giovane dottore-governante.