Economia

Carta di credito per deputati e senatori: la proposta per tracciare le spese

L'opinione di Ezio Pozzati

Sarebbe interessante applicare ai Parlamentari il principio aziendale: dotare deputati e senatori di una carta di credito per tutti i rimborsi

Perché questa proposta? Dal 30 giugno scatta la doppia sanzione per gli esercenti che non accettano i pagamenti con bancomat e carta di credito. La novità è stata introdotta dal decreto legge n. 36, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 aprile. Il decreto ha anticipato dal 1° gennaio 2023 al 30 giugno 2022 le sanzioni per chi rifiuta i pagamenti con il Pos. L’obbligo rientra tra le misure per ridurre l’uso del contante previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ebbene, se questa “regola” vale per le partite IVA che devono dotarsi di un POS e subire i costi che questi generano perché i nostri Parlamentari non dovrebbero dotarsi di una carta di credito per il loro lavoro? Mi nasce spontanea una domanda: i Parlamentari che abitano a Roma a differenza di quelli residenti supponiamo in Sicilia o in Trentino Alto Adige godono dello stesso trattamento o vi è della disparità? Perché, se così fosse, allora  diventerebbe interessante per il Parlamentare della Valle d'Aosta utilizzare un importo superiore, per i viaggi, a quello che abita a Roma o nelle vicinanze (costo quasi azzerato, basti pensare che un biglietto per qualsiasi mezzo di trasporto pubblico costa 1,5 euro ed è valido per 100 minuti). I vari Governi ed i loro Ministri che si sono succeduti hanno sempre spinto perché tutti noi ci dotassimo di una carta di credito per le spese (così sono tracciabili) e allora la domanda nasce spontanea: perché i Parlamentari dovrebbero essere diversi dai manager aziendali per le spese fuori sede? Riusciremo prima o poi ad avere la cognizione esatta di quanto costa un/a Parlamentare? Negli anni '60 vi era una interessante trasmissione condotta da Febo Conti: CHISSA' CHI LO SA, forse rimarrà sempre un mistero?