Economia
Censis, Italia nella morsa della sindrome da “galleggiamento”. Ceto medio in crisi profonda: i redditi calano del 7% in 20 anni
Migranti, crisi economica, istruzione e spesa sanitaria privata in aumento: il report Censis 2024 mette in evidenza una società, che mai come in passato, si trova in una fase di profondo turbamento e cambiamento
Censis, cresce la paura dei migranti: il 57,4% degli italiani si sente “minacciato”
Paura dei migranti, ceto medio in crisi, redditi in calo, istruzione al palo e spesa sanitaria privata in aumento. Sono questi i temi chiave messi al centro del rapporto Censis 2024 che fotografa una società, che mai come in passato, è turbata e in profondo cambiamento. Il paese è come se stesse vivendo una “sindrome da galleggiamento”: il ceto medio è sfibrato e i redditi sono in calo di ben 7 punti percentuali in soli 20 anni. A livello mondiale la ricchezza pro-capite è invece diminuita del 5,5%. Nel complesso, si sente il peso delle guerre e delle instabilità economiche- finanziarie: per il 49,6% dei nostri connazionali il futuro sarà condizionato dal cambiamento climatico e dagli eventi atmosferici catastrofici, ma anche per il 46% dagli esiti dei conflitti in Medio Oriente e in Ucraina.
Migranti
Ma non solo. Nel report si dà ampio spazio anche ai flussi migratori. "Le questioni identitarie tendono a sostituire le istanze delle classi sociali tradizionali e assumono una centralità inedita nella dialettica socio-politica", si legge. Tant'è che "il 57,4% degli italiani si sente minacciato da chi vuole radicare nel nostro Paese regole e abitudini contrastanti con lo stile di vita italiano consolidato, come ad esempio la separazione di uomini e donne negli spazi pubblici o il velo integrale islamico".
Famiglia
Ma non basta, c'è anche un 38,3% di nostri connazionali che si sente minacciato da chi vuole facilitare l'ingresso nel Paese dei migranti; e un 29,3% vede come un nemico chi è portatore di una concezione della famiglia divergente da quella tradizionale. Si tratta, a detta degli autori dello studio, di differenze che possono trasformarsi "in fratture e potrebbero degenerare in un aperto conflitto".
Allo stesso modo, si sottolinea, il 29,3% degli italiani "vede come un nemico chi è portatore di una concezione della famiglia divergente da quella tradizionale". Tuttavia "negli ultimi dieci anni sono stati integrati quasi 1,5 milioni di nuovi cittadini italiani, che prima erano stranieri".
Cittadinanza
E in questo può sorprendere constatare che l'Italia si collochi al primo posto tra tutti i Paesi Ue per quantità di cittadinanze concesse (213.567 nel 2023). Con un numero molto più alto delle circa 181mila acquisizioni in Spagna, delle 166mila in Germania, delle 114mila in Francia e delle 92mila in Svezia. Poi, viene ricordato, le cittadinanze nel 2022 ammontavano al 21,6% di tutte quelle registrate nei Paesi Ue (circa 1 milione); e il nostro Paese è primo anche per il totale cumulato nell'ultimo decennio (+112,2% tra il 2013 e il 2022).
Istruzione
In tema di istruzione, o quella che viene definita 'la fabbrica degli ignoranti', emerge che la mancanza di conoscenze di base "rende i cittadini più disorientati e vulnerabili". In termini di apprendimento non raggiungerebbe l'auspicato traguardo per la lingua italiana il 24,5% degli alunni al termine del ciclo di scuola primaria, il 39,9% al terzo anno della scuola media e il 43,5% all'ultimo anno della scuola superiore (dato che negli istituti professionali sale vertiginosamente all'80%).
Divorzio tra città e campagne per i servizi
Sotto la lente anche il "divorzio" tra città e campagne, soprattutto sotto il profilo dei servizi (pubblici e privati): se in media in Italia le famiglie hanno difficoltà a raggiungere una farmacia (13,8%, pari a 3,6 milioni) o per accedere a un Pronto soccorso (50,8%, circa 13 milioni), nel caso dei comuni fino a 2mila abitanti le difficoltà riguardano rispettivamente il 19,8 e il 68,6% dei nuclei familiari.
Welfare e sanità
E, ancora sul welfare, secondo il Censis nel periodo 2013-2023 si è registrato un balzo in avanti del 23% in termini reali della spesa sanitaria privata pro-capite, pari nell'ultimo anno ad oltre 44 miliardi di euro.
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