Economia
Colao, l’eredità incerta di Mr Digitale: ha cambiato la PA ma non la rete
Al termine del suo mandato, l'Italia è più digitale di prima. E non solo a causa del Covid...
I risultati? Soddisfacenti ma non eccelsi. Bene ha fatto con la pubblica amministrazione, incentivando la diffusione dello Spid che ha permesso di controllare referti, prenotare visite, gestire l’emergenza Covid interamente da remoto. Benino anche l’eliminazione della burocrazia, un gigante dai piedi d’argilla che necessiterà probabilmente di ere geologiche per essere spazzato via dall’Italia. A lui si deve anche l’idea del cloud pubblico per gestire meglio i dati dei cittadini. Meno bene invece sul tema che avrebbe dovuto essergli più congeniale, ovvero le telecomunicazioni. Quando ormai un anno fa dichiarò che era fondamentale la “neutralità tecnologica” per raggiungere la digitalizzazione dell’Italia diceva il vero: con una morfologia come quella del nostro Paese diventa difficile immaginare FTTH in qualunque comune anche sperduto sulle montagne. Però… Qualcuno malignò che la sua militanza in Vodafone lo avesse mantenuto come nemico giurato di Tim. L’ex-Sip, in effetti, aveva puntato molto sul FTTH tramite la realizzazione di FiberCop e sull’idea di unire le attività con Open Fiber per arrivare alla famosa rete unica. Solo che i lavori procedono a rilento, le aree bianche rimangono delle isole in cui internet viaggia a velocità ridicola e il famoso “digital divide” con le aree nere che hanno grande competizione di mercato si fa ogni giorno più marcato. Le “colpe” di Colao? Forse quello di non aver cercato di accelerare ulteriormente sulla definizione di una strategia di connessione. E di non aver puntato di più i piedi con Enel, insieme agli altri ministri, per accelerare l’uscita di Enel da Open Fiber e consegnare a Cassa Depositi e Prestiti la gestione del dossier.
Dunque che eredità lascia Colao? Quella di un grande manager, che ha scelto di prestare la sua competenza – invece che godersi una pensione dorata – al servizio dell’Italia nel momento più difficile dal Dopoguerra. E lo ha fatto piuttosto bene, perché oggi siamo decisamente più “digitali” di quanto non lo fossimo prima della pandemia. Merito del Covid? Sicuramente, siamo stati obbligati a divenire più tecnologici. Affaritaliani ha provato a tastare il polso di molti addetti ai lavori. E nessuno, forse caso più unico che raro, ha bocciato l’operato del ministro, limitandosi semmai a rimarcare alcune falle. Un’altra è quella relativa ai referendum e alla raccolta firme digitale. Quando ci si è resi conto che la partecipazione online poteva essere massiccia ma anche “scomoda” si è proceduto con una retromarcia non molto elegante soprattutto su temi fondamentali come l’eutanasia. Non sappiamo chi verrà al posto di Colao. Certo, però, l’eredità da raccogliere sarà pesante.