Economia

Confindustria, Bonometti: "Ecco perché mi candido alla presidenza"

"Credo fermamente che il presidente di Confindustria debba essere un uomo libero, al servizio delle imprese, di tutte le imprese, non di gruppi di pressione che agiscono a sostegno dei loro specifici, particolari interessi". E' questo uno dei passaggi del 'manifesto politico' che il presidente dell'Associazione degli industriali di Brescia, Marco Bonometti ha inviato a tutte le Associazioni settoriali e territoriali di Confindustria in Italia e all'estero, come documentazione di supporto alla sua scelta di candidarsi alla guida di Confindustria. Scelta maturata a lungo, esplicitata il 15 febbraio scorso con l'annuncio della candidatura e di cui Bonometti ha ricevuto conferma dalla Commissione di designazione.

E, unico fra tutti i candidati, il titolare del gruppo industriale Omr, ha deciso di rendere pubbliche le motivazioni e gli obiettivi della candidatura.

"Voglio una Confindustria che sia delle imprese e per le imprese", scrive Bonometti, "lontana dalle logiche della peggiore politica", "perche' credo che una Confindustria al servizio delle imprese possa svolgere un ruolo importante per creare le condizioni di competitivita' idonee allo sviluppo e alla crescita dell'industria italiana, in un mercato libero e aperto, per conquistare cosi' nuove quote nel mondo.
  

"Sono culturalmente e per educazione personale lontano da logiche di spartizione del potere, che vorrei restassero fuori da Confindustria", prosegue Bonometti e "credo che il presidente di Confindustria debba essere una persona stimata, forte, intrinsecamente autorevole, rappresentativa, internazionalizzata.
  

Nel suo 'manifesto' Bonometti non esita a spazzare via le voci ricorrenti su 'cordate' o 'accordi' finalizzati a conquistare la guida di viale dell'Astronomia: "Non faccio alleanze per arrivare vincitore alla meta, perche' non sono alla ricerca di una poltrona, non mi interessa il voto di scambio, che poi finisce per essere un cappio per Confindustria e per le imprese. Confindustria - prosegue il presidente dell'AiB - non e' un partito politico, e tale deve restare. In caso contrario si rischia di perdere di vista le ragioni dello stare insieme. Non mi interessano gli appoggi della politica, come mi capita di leggere, perche' limitano la liberta' di azione. Non mi interessano neanche gli appoggi del sindacato.

 "Il mio rapporto con la politica ed il sindacato e' di grande rispetto verso entrambi. Alla politica riconosco ruolo primario, perche' senza politica, non ci sono regole e non esistono le condizioni essenziali per la crescita e lo sviluppo civile ed ordinato di una nazione. Confindustria deve saper essere un interlocutore primario della politica e del governo. Non con la furbizia della connivenza, che ha sempre gambe corte, ma con la forza delle idee, su progetti e proposte che possano essere vincenti e contribuire a riportare l'Italia nel novero delle grandi potenze. Cosi' con il sindacato, il cui ruolo puo' costituire un fattore importante di stabilita' e di sviluppo. Bisogna avere, pero', due concetti di base molto chiari. Il primo, che la ricchezza che non si produce non si puo' distribuire. Il secondo, che ciascuno deve dare responsabilmente il proprio contributo alla crescita della competitivita' aziendale, e deve essere ricompensato secondo i suoi meriti.

"Su questi presupposti - conclude Bonometti - puo' svilupparsi qualsiasi confronto, in armonia con i principi correttamente sostenuti da Federmeccanica, autentico pilastro di Confindustria, ai quali mi sono sempre ispirato, e che gli industriali di Brescia condividono pienamente".