Economia
Confindustria, Bonomi boccia partiti e sindacati. Salva solo Draghi
"Naufragata l'idea di un Patto per l'Italia"
Bonomi: si è inabissata prospettiva di un Patto per l'Italia
"Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha scelto l’incipit dell’Inferno per descrivere all’assemblea privata le asperità affrontate e da affrontare a metà del suo quadriennio al vertice di Viale dell’Astronomia", spiega il Giornale citando l'inizio della Divina Commedia e del discorso di Bonomi. «Nel mezzo del cammin del mio mandato, mi ritrovai per una selva oscura...». Ma, prosegue il Giornale, "il quadro tratteggiato è ancora più pessimistico di quello di padre Dante perché se la Divina Commedia è un viaggio verso la salvezza individuale, quella che racconta Bonomi è la dannazione del fare impresa in questo Paese nel quale l’unica speranza è rappresentata da Mario Draghi".
Si è "inabissata la prospettiva su cui avevamo insistito tanto, fin dalla mia nomina: cioè la necessità di affrontare la ripresa italiana attraverso un grande patto per l'Italia, pubblico e privato, imprese e sindacati, tutti insieme". Lo ha denunciato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, in occasione dell'assemblea privata dell'associazione. "Poco prima della legge di bilancio, alla nostra Assemblea pubblica annuale, il Presidente Draghi appoggio' e fece propria con grande energia la nostra proposta - ha ricordato Bonomi - Ma rapidamente si comprese che non sarebbe stata accolta. I partiti preferiscono rapporti bilaterali con il Presidente del Consiglio. Non hanno mai firmato impegni comuni".
Allo stesso modo, ha attaccato il presidente di Confindustria, "una parte del sindacato ha sempre risposto che avrebbe solo parlato con il Governo, e non certo con noi: disconoscendo ogni possibilita' di uno scambio di comune convergenza tra produttivita' e salari, nuove politiche attive del lavoro e nuovi ammortizzatori volti alla formazione e non piu' meri sussidi. Atteggiamento che il ministro Orlando ha del resto sempre incoraggiato, avendo a propria volta la stessa visione per cui il lavoro non va delegato alle parti sociali ma e' la politica che lo decide, spesso ideologica. A questo effetto della lotta tra partiti e tra identita' diverse del sindacato si e' aggiunto il crescente ritardo e l'annacquamento progressivo delle riforme strutturali: dalla delega di riforma fiscale al ddl concorrenza, alle misure per la produttivita'".