Confindustria, occhi sui voti di Bonometti e le note "spintanee"...
INDISCRETO/ Ma chi è veramente Maurizio Marchesini, il dinamico presidente di Confindustria Emilia-Romagna? L’estate scorsa si è offerto di sostenere Boccia con tutta la sua regione in cambio di una vicepresidenza ad personam. Al primo stormir di fronde della candidatura di Vacchi, ha lasciato velocemente come una gazzella il fronte bocciano per stendersi immediatamente prono al servizio del patron dell’Ima. Quando Vacchi, a metà del gennaio scorso, era ormai prossimo alla rinuncia, si è subito precipitato da Guido Ottolenghi, presidente di Ravenna, per proporgli di prenderne il posto. Salvo tornare da lui pochi giorni dopo per dirgli di non andare più avanti e di abbondonare il campo, perché Vacchi ci aveva ripensato. Il 22 febbraio scorso, con un gioco di prestigio oratoriale ha cercato di schierare tutte le componenti associative regionali sul candidato bolognese, votando lui per tutti, contro ogni regola e procedura regolamentare. L’altro giorno, dicono che, fra le tante, abbia consumato un vagone di ricariche del suo cellulare per tempestare di telefonate fino allo stalking il povero Mauro Severi, presidente della scismatica Reggio Emilia, perché non facesse ai saggi confindustriali il nome di Boccia, dopo che gli organi di questa territoriale si erano espressi a larga maggioranza in favore del candidato salernitano. Oggi, leggendo sul Resto del Carlino di Bologna il titolo “Volata finale per Vacchi, Marchesini pensa al bis”, tutti hanno capito il perché di cotanto superdinamismo. Marchesini, come premio, andrà a a fare il presidente del nuovo trio associativo di Bologna, Ferrara e Modena, in fusione tra loro. E se Vacchi dovesse perdere la sfida con Boccia? Oppure, se in quel posto dovesse finirci il più blasonato Gaetano Maccaferri? Non ha importanza. Lui, il soldato Marchesini, pur di entrare finalmente a far parte del salotto bolognese che conta, ha già deciso: farà l’ “ultimo soldato giapponese”. Pro Vacchi, naturalmente. Anche a guerra finita. |
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Marco Bonometti ha fatto sapere che valuterà i programmi dei due candidati rimasti e anche le squadre che intendono mettere in campo per realizzarli.
Nel day-after dell'accensione del disco verde da parte dei saggi a Vincenzo Boccia e ad Alberto Vacchi per lo sprint finale nella corsa alla presidenza di Confindustria, le chiacchiere che si fanno nel sistema dell'Aquilotto sono su chi fra il candidato della Piccola Industria (Boccia) e il presidente di Unindustria Bologna (Vacchi) riuscirà a mettere le mani sul pacchettino di voti lasciato libero dal sanguigno presidente di Unindustria Brescia che ieri ha deciso di ritirarsi dalla corsa per la presidenza di Viale dell'Astronomia.
Oltre che del naturale appoggio degli industriali della Leonessa, Bonometti poteva contare sulle preferenze degli imprenditori di Napoli e di Benevento, unici campani a non votare il conterraneo Boccia (di Salerno).
Su chi convergeranno queste schede nel Consiglio generale del 31 marzo chiamato a designare la nuova guida di Confindustria? C'è chi dice che finiranno nel computo dei voti pro-Vacchi, seguendo la comune appartenza merceologica a Federmeccanica.
Altri, invece, sono sicurissimi nell'affermare che, per il grande feeling che c'è fra Bonometti e Sergio Marchionne (suo sostenitore da fuori, ovviamente, se fosse arivato fino in fondo), il presidente di Unindustria Brescia non potrà mai votare il candidato dell'ex past president ed ex Ferrari Luca Cordero di Montezemolo. Si vedrà.
Intanto, pare che la diplomazia del fronte pro-Vacchi si stia dando parecchio da fare per riuscire a sfondare in alcuni territori, come il Nord-Ovest, dove l'alzata di mani è stata a favore di Boccia.
Curiosa anche la nota, "spintanea" si ironizza, con cui Luigi Galdabini, imprenditore varesino che siede nel Consiglio generale, ha fatto sapere di "sostenere Vacchi" nella corsa alla presidenza dell'associazione. Perché "spintanea"?
Galdabini è uno dei 20 Rappresentanti Generali eletti dall'assemblea, con una scelta ripartita tra multinazionali, grandi, medie imprese e reti d'impresa, che contribuirà a designare con il proprio voto il successore di Squinzi. Galdabini è solo uno dei 20 Rappresentanti, su 198 votanti complessivi. E gli altri 19? Perché non comunicano anche loro urbi et orbi da che parte batte il loro cuore? E quelli che, rivendicando la propria privacy e anche per non infrangere il regolamento che prevede il segreto dell'urna, si rifiuteranno di votare online, non rischiano di dare un vantaggio competitivo all'altro candidato? Pare l'adozione del voto sul web in perfetto stile pentastellato.
Oltretutto, la nota prima del voto del Consiglio è un'assoluta novità comunicativa in Viale dell'Astronomia dove invece vige una certa predilezione per l'understatement anglosassone. Chissà chi aveva in mente Bonometti quando ieri ha denunciato "'il professionismo confindustriale, che ha potuto lavorare indisturbato, tessendo ragnatele e scambiando consensi, come la peggiore politica da noi sempre vituperata".
Infine, la rilevazione dell'ultima ora del termometro elettorale di Viale dell'Astronomia segnala che, corrispondenza fra voti assembleari e voti consiliari, il candidato della Piccola Industria Boccia è in vantaggio di 22 voti su Vacchi.