Economia
Coronavirus, hedge fund vaccinati contro la crisi. C'è chi guadagna il 122%
Se 12 anni fa il settore perse in media il 17%, ora nei primi tre mesi dell’anno il guadagno del 3,6% contro il -20% di Wall Street. C’è chi guadagna il 122%...
Mentre ogni paese al mondo continua a chiedesi quando (non troppo presto) e come (non troppo bene) uscirà dalla crisi sanitaria ed economica scatenata dalla pandemia di Covid-19, il mondo della grande finanza mondiale sembra aver trovato un suo vaccino, i fondi hedge. Dopo anni di risultati deludenti dovuti a mercati sempre e solo in crescita e una forte selezione, con oltre 4 mila fondi di questo tipo chiusi o trasformati in family office dalla crisi del 2008 a oggi, proprio nella ritrovata volatilità dei mercati sembra aver ritrovato il suo miglior alleato e forse la sua stessa ragione d’essere.
Nel complesso l’indice HFRI Fund Weighted Composite per i fondi hedge ha infatti registrato nel primo trimestre un rialzo del 3,6% (contro il -8,3% registrato dallo stesso indice per i fondi comuni) e alcuni gestori hanno fatto anche meglio, come Citadel (dell’investitore miliardario Ken Griffin) che è riuscita a guadagnare il 6%, o Andurand Capital, il cui fondo hedge Andurand Commodities Discretionary Enhanced, gestito da Pierre Andurand, dopo due anni di perdita grazie a “short” aggressivi sul petrolio ha guadagnato il 152,9% solo in marzo, chiudendo il primo trimestre con un rialzo del 122,2%.
Nel 2008, al contrario, i fondi di fondi hedge avevano registrato in media perdite pari al 17% dei loro patrimoni, evidenziando l’estrema esposizione a una varietà di tipologie di rischio (in particolare rischi di credito, rischi di liquidità e rischi azionari). Le singole classi di fondi hedge avevano registrato perdite oltre l’1% (per chi eseguiva strategie di puro arbitraggio dei prezzi) e il 30% (per chi era esposto sui mercati emergenti), con solo i fondi “short selling” in grado di guadagnare in media il 24,7%.
Tra i pochi che nel 2008 fecero meglio del mercato si ricorda John Paulson, che tra il 2007 e il 2009 guadagnò 20 miliardi di dollari scommettendo contro il mercato immobiliare (e vide la sua fortuna personale aumentare di 4 miliardi di dollari). O Steven Eisman di FrontPoint Partner (all’epoca controllata al 100% da Morgan Stanley), cui è ispirato il personaggio di Mark Baum nel film “The big short” (La grande scommessa), che vide il patrimonio del suo fondo raddoppiare da 700 milioni a 1,5 miliardi di dollari.
Meglio di tutti riuscì a fare il dottor Michael Burry (anch’egli rappresentato in The big short), ex medico neurologo allo Stanford Hospital and Clinics e fondatore della tuttora esistente Scion Capital che aveva iniziato a scommettere contro la bolla dei mutui subprime sin dall’inizio del 2007 riuscendo infine ad ottenere un ritorno record del 489,34% tra il primo novembre 2000 e il 30 giugno 2008. Da notare che proprio Burry fin dallo scorso anno era apparso molto critico sul continuo afflusso di denaro sui fondi indicizzati (Etf), paventando un possibile crash del mercato se si fosse verificato un qualsiasi serio shock esogeno, come poi puntualmente successo.
(Segue...)