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Economia
Coronavirus, Pinto (Axpo): "Non dimentichiamo il Green New Deal"

L'intervista di Affaritaliani.it a Salvatore Pinto, presidente di Axpo Italia

La ripartenza decretata dalla "Fase 2" dell'emergenza Covid-19 non può permettersi di trascurare una delle priorità del nuovo Decennio: la sostenibilità. Per Axpo, azienda attiva nella produzione e fornitura di energia, la ripresa economica deve tenere conto della sfida ambientale e perseguire gli obiettivi previsti dal Green New Deal. Senza dimenticare il già avviato processo di transizione energetica, che il Presidente Salvatore Pinto, intervistato da Affaritaliani.it, ha definito una "grande opportunità": non solo per il settore, ma per il mondo intero.

Come sta affrontando, Axpo, la “fase 2” dell’emergenza Coronavirus? In che modo siete riusciti a implementare lo smart working garantendo al contempo la sicurezza dei dipendenti e la continuità del servizio?

Lo smart working, che è stato avviato per necessità e ha comportato uno sforzo tecnologico importante, è stato una vera sorpresa e ci ha indotto a fare una riflessione anche sul periodo post emergenza. Essendo ormai parte integrante dei nostri processi aziendali, apprezzato dalla maggior parte dei dipendenti, sarà sicuramente consolidato e incrementato all’interno della nostra organizzazione. Il Covid-19 si è rivelato un laboratorio che ha consentito alle aziende di accelerare e concretizzare pensieri elaborati in passato, che non erano ancora stati messi in pratica. Il lavoro agile ne è un esempio.

Come si evolverà il vostro assetto organizzativo in termini di struttura e processi?

Stiamo potenziando gli aspetti legati alla tecnologia, ma la struttura dell’azienda e processi continueranno ad evolvere sulla base delle esigenze dei clienti, esattamente come accadeva in passato. Il cliente Axpo era e rimane al centro delle nostre strategie.

Per quanto riguarda le nostre attività di produzione all’interno delle centrali, ancor prima che il Governo emanasse le procedure obbligatorie per le imprese, abbiamo imposto protocolli molto rigidi atti a garantire la sicurezza dei dipendenti. Abbiamo inoltre messo a disposizione dei nostri fornitori esterni, deputati alla manutenzione delle centrali, dei camper per potersi ristorare, essendo gli hotel chiusi. Oltre a ciò, abbiamo sensibilizzato e richiesto alle nostre persone massima consapevolezza e partecipazione. Grazie all’impegno collettivo e alla rigida osservanza delle norme igienico-sanitarie, ad oggi non si è per fortuna verificato alcun caso di contagio.

La digitalizzazione ci ha consentito di mantenere un rapporto costante con i nostri clienti, ma per aggredire il mercato arruolando nuova clientela dobbiamo mettere in piedi nuove modalità, sempre e nel massimo rispetto della sicurezza e della salute dei nostri impiegati.

Che previsioni avete sui ricavi dell'anno in corso?

Abbiamo fortunatamente un business molto variegato e siamo presenti su quasi tutta la filiera energetica: dalla produzione alla fornitura di energia e gas, passando per il trading, il marketing energetico e le pratiche di gestione del rischio. La confusione del mercato e la crisi che lo sta paralizzando stanno certamente ostacolando anche il nostro business, ma siamo riusciti a bilanciare il rallentamento grazie alla nostra attività di trading, di cui siamo leader in Europa. Per il 2020, dunque, non prevediamo grandi impatti sul giro d’affari ma grossi spostamenti al suo interno. Il prossimo anno suscita, invece, qualche preoccupazione in più: bisogna capire con quanta velocità usciremo dall’emergenza, adesso è ancora prematuro fare previsioni. 

Che effetti avrà il virus sul vostro mercato di riferimento?

Prevediamo un calo di consumi nel breve termine. La nostra preoccupazione è che il mercato non veda più come una priorità un tema molto importante, quello ovvero del Green New Deal e dell’energia rinnovabile. Il costo così basso del petrolio e le problematiche di ripartenza che potrebbero riscontrare le aziende rischiano di portare a un rinvio della questione delle rinnovabili. Mi auguro che ciò non accada, perché significherebbe perdere una grande opportunità. 

Da parte nostra continueremo a spingere sull’energia rinnovabile, l’unica che ci consente un futuro realmente sostenibile. Abbiamo tutti noi sperimentato la sensazione di vedere l’acqua trasparente dei canali di Venezia o le immagini dai satelliti della pianura Padana liberata dallo smog: un mondo dove l’energia è pulita è un mondo migliore. Non dimentichiamoci di questa urgenza.

Inoltre, l’energia rinnovabile crea nuova occupazione e può portare l’Italia, che non abbonda di materie prime ma di intelligenza, a compiere un salto in avanti in questo senso. I primi segnali a livello europeo portano a una conferma degli investimenti sul Green New Deal e questo ci infonde speranza.

A suo avviso, la pandemia sta rallentando il processo di transizione energetica?

Nell’immediato sì, è accaduto. Mi auguro tuttavia che la pandemia porti a un’accelerazione della transizione, una scelta ovvia sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista economico. Potremmo ritrovarci a fare i conti con l’inerzia che rischia di investire le persone e i processi. Viviamo una situazione economica difficile e aberrante e abbiamo la necessità impellente di uscire rapidamente dalla crisi seguendo i driver importati dal mercato. Personalmente, sono ottimista: come già successo in precedenti fasi di crisi economica, le grandi svolte consentono di aggiungere obiettivi importanti. Credo che prevarrà la ragione e non rinunceremo alla più grande opportunità che abbiamo avuto nell’ultimo secolo.

Quali impatti prevede in senso ampio a livello socio-economico in Italia e a livello globale?

Tempistiche e strategie diverse di nazione in nazione nell’affrontare una crisi come quella del Coronavirus potrebbero essere la causa principale di possibili ripercussioni negative sull’economia. La ripresa delle economie avverrà infatti necessariamente in tempi diversi e potrebbe portare a scompensi sia economici che sociali. 

Passata la fase acuta, ogni Paese cercherà di cogliere le opportunità offerte dalle diverse economie e dai diversi mercati. Per limitare il danno potenzialmente elevato in termini di difficoltà sociali, sarà necessario tenere in debito conto le differenze socio-economiche dei diversi Paesi.

Nel 1933, in piena crisi, Roosevelt disse che “l’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa”, e che “i problemi non si risolvono semplicemente parlandone ma agendo in fretta”. La pandemia porta con sé delle opportunità di trasformazione e di crescita. Starà ad ogni singolo Paese saperle cogliere liberandosi della paura e agire in fretta tenendo ben saldo il timone del bene comune. In questo senso, il New Green Deal è un elemento fondamentale per l’economia globale. L’Europa si trova di fronte a un aut aut e potrà uscire dall’emergenza fortificata o completamente sgretolata. Oltre alla sostenibilità, la pandemia sta facendo ripensare altri temi: un esempio è la globalizzazione, che a mio avviso non finirà, perché è troppo avanzata e il mondo è troppo interconesso, ma che sarà rivisitata. Abbiamo tutti imparato una lezione fondamentale: non possiamo più permetterci che produzioni cruciali per l’economia mondiale siano dislocate in altre zone del mondo senza possibilità di recupero.

Aggiungerei che è maturata una nuova consapevolezza. Quella, ovvero, che questa non sarà una pandemia isolata e che probabilmente vi saranno altri eventi minacciosi che investiranno l'umanità a livello globale. Siamo tutti sulla stessa barca. La ripresa sarà difficile, ma ne usciremo più forti.

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