Economia

Coronavirus: via auto-moda. Dentro tech-tlc. Pulizie pasquali del portafoglio

Tassi destinati a rimanere bassi per tutto il futuro prevedibile e la rottura di tabù fiscali-monetari consentiranno un recupero degli indici,ma serve selezione

La pandemia di coronavirus ha fatto tremare i mercati, ma la voglia di andare avanti è evidente, grazie anche alla serie di “bazooka” già annunciati (dai governi) o messi all’opera (dalle banche centrali) di tutto il mondo. "Bazook"a che almeno per quanto riguarda le banche centrali, che a differenza di alcuni governo mostrano di aver imparato dagli errori della crisi del 2008, non saranno riservati solo ai “virtuosi”, data la necessità di far anzitutto sopravvivere il sistema economico stesso.

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Primum vivere, deinde philosophare: il rischio è un colossale azzardo morale, ma l’insegnamento di Lehman Brothers è ancora scolpito nella mente di qualsiasi banchiere e infatti sia la Federal Reserve sia la Bce si sono ben guardate dal limitare gli acquisti a bond “investment rating” o dall’applicare rigorosamente regole valide in tempi normali ma che adesso avrebbero finito per accentuare ancora il divario tra paesi a un passo dal tracollo, come Italia e Spagna, e altri dotati di sufficienti risorse per salvarsi quasi da soli, come Germania o Olanda.

Morale: la Fed comprerà anche Etf (e quindi equity), la Bce anche junk bond (per ora della Grecia, un domani anche dell’Italia se mai intervenisse un downgrade sovrano) e lo stanno già facendo senza usare bilancini che invece i politici continuano a pretendere di usare nei loro confronti interni a ciascun paese o a livello internazionale (Eurogruppo). Il bicchiere è dunque mezzo pieno? Non ancora, anche se alcuni mercati sembrano vedere più rosa di altri, come Wall Street, che dopo il tonfo è rimbalzata sino a tornare a sfiorare la zona in cui gli indici potrebbero ancora considerarsi in fase “toro”. 

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Un ottimismo forse eccessivo nota Alessandro Fugnoli (Kairos Partners), visto che l’S&P500 è su livelli che “ sarebbe potuto ritenere ragionevole prima della crisi”, meno ora con disavanzi pubblici destinti ovunque a crescere di un 10%-15% nei prossimi trimestri, filiere produttive ovunque in affanno, utili aziendali destinati ad essere falcidiati rispetto ai livelli del 2019, buy-back interrotti e “settori come quello petrolifero o turistico in modalità sopravvivenza” e che ancora non sanno quando e come usciranno dalla crisi.

Meglio quindi, suggerisce l’esperto, approfittare del rimbalzo per fare una prima ristrutturazione del vostro portafoglio investimenti, prendendo profitto a livelli meno depressi di titoli (o fondi o Etf) legati a settori che non hanno per ora una chiara prospettiva di ripresa, come petroliferi, auto, consumi fuori casa, abbigliamento, trasporti aerei, crociere, attrezzature sportive. La liquidità, bene prezioso per eccellenza in particolare in fasi come questa, andrà reinvestita, senza fretta, in quei titoli e settori che potranno sfruttare trend secolari che la crisi attuale non solo non intaccherà ma addirittura potrebbe rafforzare, come le energie alternative, biotech, farmaceutica, economia verde e circolare, ma anche il settore internet (sia come e-commerce sia come broadcasting in streaming).

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E quindi meglio per ora evitare o anche prendere profitto su Atlantia, Eni, Saipem, Tenaris, Buzzi Unicem, ma anche su Cnh Industrial, Fiat Chrysler Automobiles, Pirelli & C., Brembo, Tod’s, Ferragamo, Basicnet. Tenete d’occhio ma per ora non abbiate fretta di investire in Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Ubi Banca, Mps (perché se l’economia non si rimetterà in moto rapidamente i crediti deteriorati potrebbero tornare a salire rapidamente). Iniziate invece a considerare di inserire in portafoglio Diasorin, Telecom Italia, Go Internet, Triboo, Hera, Enel e magari Generali, FinecoBank o Azimut.

Per chi non avesse tempo, competenze o interesse a seguire costantemente i mercati in cerca di occasioni d’investimento, quanto meno potrebbe rafforzare, anche da subito, i propri versamenti a un fondo pensione integrativo, per sfruttare il calo, marcato, delle valutazioni di tali strumenti in particolare per le linee che possono investire anche in azioni.

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Già a fine marzo l’indice Ftse Mibè tornato, ad esempio, a livelli che non si vedevano dalla primavera del 2017 e che possono costituire un’interessante punto di partenza con un orizzonte a 10-15 anni per chi voglia integrare in modo non trascurabile il suo futuro assegno pensionistico. Anche a fare da corollario al graduale ritorno alla “normalità” che ci attende dopo la fase 2 (quella di progressiva riapertura di attività economiche finora bloccate per rallentare il coronavirus) ci saranno due novità di non poco conto.

Anzitutto tassi destinati a restare a zero “per tutto il futuro prevedibile”  come ricorda ancora Fugnoli, cosa che dovrebbe nel tempo sostenere una ripresa di investimenti e consumi, in più il definitivo “crollo dei tabù fiscali e monetari che già avevano iniziato a sgretolarsi sul piano intellettuale negli ultimi tempi” ma che ancora debbono essere completamente digeriti da politici ed elettori di mezzo mondo (Nord Europa in testa). Due ulteriori punti di forza su cui i mercati potranno fare leva nei mesi a venire, calmando gli animi e consentendo di gettare le basi, auspicabilmente, per il prossimo “toro” di lungo corso.

Luca Spoldi