Economia
Coronavirus, Cervesato: JTI pronta a lavorare con Governo su revisione fiscale
L’Ad ad Affari: “Preoccupazione per mercato illecito, serve modello di revisione fiscale più programmatico e non basato su improvvisi aumenti della tassazione”
Emergenza Coronavirus, Cervesato: “E' arrivato il momento di dare una scossa al Paese”. Innovazione, adattamento, flessibilità e sostenibilità: le parole chiave della ripartenza secondo il Presidente e Ad di JTI Italia
JTI (Japan Tobacco International), è presente in Italia dal 2000 con due sedi, una milanese e una romana, nelle quali sono impiegati 110 dipendenti, ai quali si aggiungono 169 agenti su tutto il territorio nazionale.
Allo scoppio dell’emergenza sanitaria che ha travolto il nostro Paese l’azienda ha reagito con prontezza, come precedentemente raccontato da Affaritaliani.it con la creazione di una task force dedicata già dai primissimi casi registrati. L’adozione dello smart working, già precedentemente in parte adottato da JTI, è stato il modello operativo dominante per scongiurare il pericolo di una diffusione interna e per salvaguardare i dipendenti, ai quali è stato fin da subito detto di lasciare gli uffici e di portare con loro tutti i loro device in attesa di ulteriori indicazioni.
La parola d’ordine, anche per la fase 2, come sottolinea il Presidente e amministratore delegato Gian Luigi Cervesato, è “prudenza”: “Continueremo lo smart working ancora per qualche settimana, preferiamo aspettare prima di dare inizio alla seconda fase: monitoreremo costantemente la situazione e se il trend positivo dei contagi si conferma predisporremo un piano di rientro che sarà graduale e in totale sicurezza”.
Un modello operativo che si è rivelato efficiente, e che l’Ad si dice pronto a mantenere, pur non auspicando una digitalizzazione completa del lavoro: “Tecnologicamente eravamo già molto attrezzati quindi anche pronti a mandare avanti l’azienda in questo nuovo contesto. Abbiamo però scoperto che lo smart working rappresenta una fonte di efficienza supplementare nell’uso del tempo a disposizione di tutti noi. Continueremo a dargli molto spazio in futuro, però non crediamo in un modello totalmente digitale. In questo periodo abbiamo mantenuto costante il rapporto con i dipendenti attraverso le varie piattaforme digitali, e abbiamo anche offerto un supporto psicologico per aiutarli a superare questa fase, ma l’essere umano rimane un’animale sociale e quindi il rapporto interpersonale diretto rimane fondamentale”.
Una delle grandi sfide future sarà senz’altro quella di: “stabilire il punto di equilibrio ideale rispetto alle varie modalità di lavoro, e questo ben al di là della fase 2”.
“Siamo a completa disposizione delle autorità per aprire un dialogo costruttivo affinché si possa lavorare insieme su un modello di revisione fiscale per i prodotti del tabacco che si basi su una programmazione, e non su improvvisi aumenti della tassazione che, come si sa, non fanno bene a nessuno”
È noto che il mercato del tabacco sia già di per sé in profonda evoluzione, con il pullulare dei cosiddetti prodotti alternativi al fumo, come la sigaretta elettronica. Ma, ci spiega l’Ad, nonostante l’attenzione alla salute sia tornata in primo piano, non si registra un significativo aumento nell’acquisto dei cosiddetti prodotti a rischio ridotto: “La crisi attuale non sta veramente impattando sullo sviluppo di queste nuove categorie: vediamo un trend di crescita moderata ma costante”.
Tuttavia anche il mercato del tabacco ha risentito della crisi: “l nostro mercato è un po' anticiclico ma come tutti i settori anche il nostro business è stato fortemente impattato dal lockdown del Paese. Seguiamo con molta attenzione i numeri ma la nostra priorità ora è quella di salvaguardare i nostri dipendenti e garantire la continuità operativa”.
A preoccupare e a restare una delle sfide più stringenti è però la lotta contro il mercato dell’illecito. Ricordiamo che secondo la recente ricerca della Empty Pack Survey (EPS), relativa al quarto trimestre del 2019, commissionata da JTI e condotta da IPSOS, in Italia il fenomeno continua con il 5,6% del totale dei pacchetti in circolazione sul nostro territorio che non contribuiscono alle casse dello Stato provocando un danno causato dal mancato pagamento delle dovute accise e imposte. Di questi, circa l’1% sono risultati contraffatti: utilizzano cioè illecitamente un marchio registrato con lo scopo di trarre in inganno il consumatore ed evadere le tasse. La crescita è esponenziale se si considera che nello stesso arco temporale del 2018 il dato era dello 0,2%: in meno di 12 mesi si è quindi registrato un incremento quasi del doppio. Interessante inoltre che nel tracciare la mappa dell’illecito lo stesso studio evidenzia come il Friuli-Venezia Giulia supera la Campania: al primo posto e al settimo posto infatti Trieste (29%) e Udine (15%), zone di confine, snodi di flussi e scambi commerciali, legali e non.
Tra i molti risvolti che la crisi sanitaria e socio-economica porterà con sé, anche se non ci sono ancora dati a riguardo, Cervesato non esclude un aumento della criminalità, e quindi dell’illecito: “In tempo di crisi c’è sempre questo rischio, anche se la situazione dei trasporti non è agevolata il commercio illecito trova sempre un modo per farsi spazio e arrivare dove vuole arrivare. Prima torniamo a una situazione normale e prima saremo pronti a controllare con le autorità l’andamento della situazione”.
Anche la leva fiscale può diventare uno strumento in grado di contrastare il fenomeno, come sottolinea ancora Cervesato: “Stiamo monitorando le decisioni del governo sulle coperture finanziarie. In questo contesto siamo a completa disposizione delle autorità per aprire un dialogo costruttivo affinché si possa lavorare insieme su un modello di revisione fiscale per i prodotti del tabacco che si basi su una programmazione, e non su improvvisi aumenti della tassazione che, come si sa, non fanno bene a nessuno”.
“Crisi della globalizzazione? La soluzione non è un ritorno a un modello del passato o a un nazionalismo oscuro, ma cambiare il modello di prima all’insegna della sostenibilità. L’Italia saprà reinventarsi e potrà giocare un ruolo importante”
Seconda nel mercato italiano del tabacco, JTI Italia è anche impegnata nel sostegno all'economia e al patrimonio culturale, sociale e ambientale del nostro Paese. Il legame sempre più consolidato del Gruppo con l’Italia ha di recente portato, grazie alla collaborazione con TTI, alla realizzazione in Umbria di una filiera tabacchicola completamente sostenibile. È proprio la sostenibilità uno degli imperativi che dovrà guidare il mondo che verrà secondo l’AD, che pone innanzitutto l’accento sulla sostenibilità sociale all’interno delle singole aziende: “Nel breve termine e da un punto di vista pragmatico occorre senz’altro puntare su quello che è la base del nostro business: i nostri dipendenti. Considero anche molto importante l’aiuto pragmatico e operativo ai nostri clienti che sono i tabaccai, una categoria molto importante che come sapete sono rimasti aperti in questo periodo e che ringrazio per lo sforzo fatto”.
Ma ogni “crisi”, come suggerisce l’etimo greco, non può che spingerci a compiere una “distinzione” tra quello che si vuole conservare e quello che è ora di lasciarsi alle spalle:
“Si sente spesso dire che la crisi attuale sia una crisi della globalizzazione. Io non ne sono così certo. Se consideriamo gli sviluppi a livello scientifico che stiamo facendo e la velocità con la quale stiamo scoprendo nuovi farmaci è chiaro che non possiamo rinunciare alla cooperazione mondiale. Quindi è chiaro che la globalizzazione dovrà essere ritoccata, ma la soluzione non sarà un ritorno a un modello del passato o a un nazionalismo oscuro. Non credo si possa migliorare il futuro ritornando al passato, si deve però modificare il paradigma: è apparso di fronte a noi l’eccesso del modello globale precedente e delle nostre abitudini di consumo. Credo che la soluzione sarà sempre globale, ma ci sarà da ricostruire una soluzione più sostenibile, a tutti i livelli”.
Se è vero, per dirla con Thomas Kuhn, che ogni paradigma sia destinato a essere sovvertito, allora ci auguriamo con l’AD che “questa crisi drammatica sarà anche il punto di partenza per un futuro migliore. L’essere umano è intelligente e sono convinto e positivo che proprio gli italiani avranno un ruolo importante da giocare: è arrivato il momento di dare una scossa al Paese e tirare fuori tutta la creatività e l’intelligenza che abbiamo!”.