Economia

Covid, crisi moda: a rischio 20mila negozi, calo fatturato per il 2020: 29 mld

Il settore moda è in crisi: 115mila negozi hanno subito un drastico calo delle vendite di oltre il 50%. Borghi: "Siamo fantasmi sotto gli occhi di tutti".

Covid, grave crisi per il settore moda 

Il settore moda, importante pilastro dell'economia nazionale, è in grave crisi: 115 mila negozi hanno subito un drastico calo delle vendite di oltre il 50%. In questo periodo i negozi hanno solo contratto debiti. Con le ulteriori restrizioni in arrivo con il nuovo Dpcm, si prevede una perdita complessiva di oltre 20 miliardi di euro di consumi nel solo dettaglio moda a fine anno, con la chiusura definitiva di 20 mila negozi in Italia e conseguente ricaduta sull’occupazione di almeno 50 mila addetti. È il grido di allarme lanciato da Federazione Moda Italia-Confcommercio.         

“Siamo fantasmi. Sono sotto gli occhi di tutti - sottolinea il presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Renato Borghi - i gravi danni subiti dai negozi di moda che vivono di collezioni stagionali, ordinate anche otto mesi prima dell’arrivo dei prodotti in store e che hanno investito centinaia di migliaia di euro in merce che, a questo punto e con ogni probabilità, resterà ferma. E poi troviamo incredibile che ci si sia dimenticati di un settore come il nostro. Attivare lockdown differenziati, in base alla gravità degli effetti della pandemia sui territori, non deve significare negare ristori a chi sta meno peggio perché non costretto alla chiusura, ma concedere, se mai, contributi più congrui alle necessità di chi chiude forzatamente.Al primo posto – prosegue – va messa sempre la salute dei cittadini, dei clienti, degli addetti, degli imprenditori e delle loro famiglie, ma è difficile digerire questi provvedimenti quando abbiamo investito importanti risorse per andare avanti con coraggio, rispettando protocolli e linee guida per la sicurezza e digitalizzando le nostre aziende.     

"C’è stato tutto il tempo per poter valutare possibili scenari ed interventi alternativi - osserva Borghi - ma non li abbiamo visti. C’è stata un’inefficienza che alla fine pagheremo noi. Le nostre attività non riescono a stare aperte senza prospettive; vanno aiutate. Servono contributi a fondo perduto, credito d'imposta per gli affitti, condono tombale sui versamenti tributari e contributivi del 2020 e una moratoria per tutto il 2021, detassazione o rottamazione dei magazzini per superare il grande problema delle rimanenze, sospensione dei mutui e dei leasing bancari e prosecuzione della cassa integrazione fino a tutto il 2021. Ebbene – conclude Borghi – se per avere aiuti a fondo perduto è necessario alzare la voce, lo chiediamo a gran voce: si aiutino i negozi di moda e si assumano tutte le responsabilità del caso perché se non ci farà chiudere una norma, lo farà il mercato ormai agonizzante”.

Covid, Confindustria Moda: per il 2020 calo del fatturato da 29mld

Il calo stimato del fatturato nel settore moda per il 2020 è di 29 miliardi. Questa è la previsione fornita da Confindustria Moda, con i dati della "Terza Indagine relativa all'impatto del Covid-19 sulle imprese del settore", a cura del centro studi. Secondo le stime aggiornate, dunque, la contrazione del fatturato complessivo per il 2020 si attesta a -29,7%, quindi in lieve miglioramento rispetto al -32,5% previsto a luglio, per una perdita totale stimata in 29 miliardi.

Dai dati si evidenzia che nel terzo trimestre del 2020 le aziende del settore registrano un calo del fatturato in media del -27,5% rispetto al 2019, in netta decelerazione rispetto al -36,2% del primo trimestre e al -39,0% del secondo, ma in significativa diminuzione rispetto all'andamento generale dell'economia italiana che ha visto il PIL rimbalzare del +16,1%. 

Quanto alla raccolta ordini del terzo trimestre, questa segna un -24,7%, contro il -37,3% registrato nell'arco di tempo aprile-giugno. Circa l'86% delle aziende del panel prevede perdite nel fatturato annuo superiori al 10%, nettamente peggiori rispetto alle previsioni che vedono il PIL italiano calare del -8%.

Su circa 300 aziende del settore, il 29% delle aziende interpellate vedrà un calo del fatturato compreso tra il -35% e il -50%; un ulteriore 15% del campione arretrerà di oltre il -50%. Nel terzo trimestre 2020, la quota di aziende che ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali si attesta al 74%, in calo rispetto al 90% emerso nelle rilevazioni precedenti. Al contempo, scende al 33% la quota delle aziende con oltre l'80% dei dipendenti interessati dalla CIG e nel 19% dei casi, rispetto al 6% del II trimestre, gli addetti coinvolti non superano il 20% del totale. Le aziende con personale in smart working risultano pari al 21% del campione; il 64% di queste ha in tale modalità meno del 10% dei dipendenti totali, solo il 6% più del 50%. Per quanto riguarda i mercati esteri, per il 62% delle aziende italiane nessun mercato risulta ripartito, e solo un imprenditore su tre segnala un certo dinamismo da parte di alcuni Paesi strategici ovvero Germania su tutti, quindi Francia e Cina. Per quanto riguarda l'export, infatti, nei primi sette mesi dall'anno l'andamento dell'export dei settori rappresentati da Confindustria Moda ha ceduto il -26,4%, contro il -14,0% del settore manifatturiero nel suo complesso.

"E' sempre più grave la crisi del settore del Tessile, Moda e Accessorio, oramai impotente di fronte a questa seconda ondata pandemica. Le aziende che compongono le nostre filiere sono generalmente piccole e medie imprese ed è quindi naturale che vengano più colpite rispetto alla media - ha commentato Cirillo Marcolin, Presidente di Confindustria Moda - . Anche l'andamento del fatturato nel terzo trimestre conferma una debolezza più marcata rispetto ad altri settori, dovuta da una parte alla diminuzione del mercato domestico, e dall'altra alle grandi difficoltà nell'export, attività che storicamente ha aiutato tutto il Made in Italy. Ne è prova il massiccio utilizzo della cassa integrazione che per 1 azienda su 2 riguarda oltre il 60% dei dipendenti". 

Milano, quadrilatero della moda: "La chiusura non è la soluzione" 

MonteNapoleone District, che riunisce oltre 130 marchi del lusso del quadrilatero della moda milanese, fa sapere in una nota "il proprio disappunto sulle misure adottate e dubbi sui potenziali benefici, manifestando molta preoccupazione sull'impatto che tali provvedimenti potranno causare". Dall'inizio dell'emergenza sanitaria di Covid-19, spiega nel comunicato, sono stati adottati "piani specifici e realizzati investimenti concreti per la prevenzione e salvaguardia dei consumatori e degli addetti, oltre al contingentamento dei visitatori e turni di lavoro flessibile, che hanno ridotto significativamente il traffico nel quadrilatero, un'area che già opera in orari non considerati di "punta".

Pur comprendendo che "la salvaguardia della salute sia l'obiettivo primario delle istituzioni", il presidente Guglielmo Miani ritiene "sia importante continuare a garantire l'apertura di negozi e punti di ristoro per preservare una "normalita'", come concesso agli operatori dei servizi alla persona. Senza dimenticare i consistenti danni economici, che potrebbero anche diventare strutturali, auspichiamo quindi un ripensamento dei provvedimenti con una strategia e obiettivi che consentano una gestione efficace dell'emergenza sanitaria e tutelino al contempo il sistema di aziende di una Regione nevralgica per l'intero Paese".