Economia
Credit Suisse, guai per Rautenbach: aiutò a truccare le elezioni in Zimbabwe
Il miliardario è sospettato di aver finanziato la morsa dell'ex dittatore Mugabe sul Paese durante le elezioni del 2008
Parte del denaro inviato dall'uomo d'affari e usato per reprimere l'opposizione dell'ex dittatore sarebbe passato attraverso la banca svizzera
Muller Conrad Rautenbach meglio conosciuto come Billy Rautenbach è l'uomo d'affari al centro della bufera scoppiata attorno alla banca svizzera Credit Suisse. Il ricco magnate minerario dello Zimbabwe è sospettato di aver intavolato un crimine finanziario offshore ad hoc con l'obiettivo di manipolare un'elezione presidenziale e alimentare una violenza mortale. E per farlo avrebbe usato due conti aperti al Credit Suisse, un assegno da 100 milioni di dollari, corrispondenti a 63,5 milioni di euro, e un autocrate di un paese strategico dell'Africa meridionale, lo Zimbabwe che lotta per essere rieletto e trovare fondi.
A rivelarlo è il quotidiano francese Le Monde che sottolinea come l'esecuzione di questa operazione richiedeva un personaggio connesso ed esperto nei grandi imbrogli politici e finanziari sullo sfondo dell'attività mineraria: Rautenbach appunto.
Spiega Le Monde: “Siamo nell'aprile del 2008: Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe, vede per la prima volta seriamente messa in discussione la sua stretta sul Paese da quando è salito al potere nel 1987; pochi giorni prima, aveva perso al primo turno delle elezioni generali, contro il leader dell'opposizione, Morgan Tsvangirai. Ma l'autocrate non è pronto a farsi da parte".
“Truccare i sondaggi, reprimere l'opposizione e la popolazione civile, come intende fare, richiede denaro e Robert Mugabe ne ha un disperato bisogno. L'economia dello Zimbabwe è sull'orlo del collasso; le casse dell'erario nazionale e del partito di governo, ZANU-PF, sono vuote”, continua il quotidano francese.
Fu allora che un assegno di 100 milioni di dollari arrivò sul tavolo dal governo del signor Mugabe: aiuterà a finanziare tre mesi di brutali repressioni contro attivisti e sostenitori dell'opposizione. Più di 180 persone uccise e almeno 9.000 ferite, secondo Amnesty International.
"Una campagna intimidatoria che porterà il leader dell'opposizione Morgan Tsvangirai a dimettersi prima del secondo turno elettorale, descritto come una "falsificazione del processo elettorale", e Robert Mugabe a vincere un sesto mandato, mettendo fine alle speranze di democratizzazione del Paese”, sottolinea Le Monde.
Ma il denaro da dove veniva? Già nel 2012 il sito investigativo sudafricano Ama Bunghane aveva rivelato che questi fondi erano collegati a una dubbia operazione espressa di nazionalizzazione-privatizzazione di una miniera di platino da parte del governo dello Zimbabwe. Ora, secondo i documenti consultati da Le Monde, al centro di questo "affare" ci sarebbe il famoso Billy Rautenbach, uomo d'affari dello Zimbabwe di 49 anni, vicino al regime, e la banca svizzera Credit Suisse.