Economia

"Dazi sulle auto cinesi? Ennesima conferma dell'influenza Usa sull'Ue"

di Rosa Nasti

Dopo i dazi su Shein e Temu, la Commissione Ue è pronta a dare il via libera alle nuove accise sulle auto elettriche cinesi. Parla Ricci, geopolitologo

La guerra dei dazi tra Bruxelles e Pechino. Parla l'esperto: "Europa divisa in due sulla questione cinese. Forti interessi dalla Germania"

"È una partita persa, sia da una parte che dall'altra". Con queste parole, Lorenzo Maria Ricci, esperto di geopolitica e analista della rivista Domino, commenta con Affaritaliani.it la contraddittoria questione dei dazi imposti dall'Ue sulle auto elettriche cinesi. Una decisione che arriva dopo la scelta di Bruxelles di contrastare lo shopping online con nuove accise per le società cinesi di e-commerce Shein e Temu.

Dopo 9 mesi d'indagini sulla concorrenza sleale della Cina, l'Europa ha deciso di applicare i dazi sui veicoli elettrici cinesi. Che cosa sta succedendo?

È una questione che va avanti da parecchio tempo; ci sono stati diversi incontri tra esponenti dell'Unione Europea, volti a chiedere una maggiore parità di trattamento nell'ingresso delle aziende europee sul mercato cinese, cosa che di fatto non è mai stata riconosciuta. D'altra parte si sta cercando di colpire la Cina, visto che il mercato domestico non decolla e c'è una carenza di produzione, che viene colmata con

Auto: Urso, su dazi a Cina serve soluzione negoziale 

Sulle Auto cinesi serve una soluzione negoziale che ripristini l'equita' nel mercato. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in un punto stampa a margine degli incontri a Pechino nell'ambito della sua missione con i vertici di Ccig e Chery e dopo aver incontrato la comunita' imprenditoriale italiana in Cina. "I dazi sono uno strumento a volte necessario per ripristinare le condizioni di mercato una volta che ci si accerti siano state violate. Noi siamo ovviamente per un mercato libero ma equo - ha spiegato - e quindi anche in questo caso ci auguriamo che si possa trovare una soluzione negoziale che ripristini le condizioni dell'equita', a fronte delle sovvenzioni di cui hanno goduto le imprese cinesi, verificate dalla Commissione europea". 

l'esportazione verso l'estero.

L'Unione Europea è fortemente influenzata dalle decisioni degli Stati Uniti: tutte le volte che si è cercato di avere una posizione autonoma, soprattutto su un tema delicato come la Cina, sono sempre stati richiamati all'ordine. È una partita da aprire, ma sicuramente l'introduzione di questi dazi è l'ennesima conferma dell'influenza americana e del fatto che stiamo andando verso una maggiore contrapposizione, anche se molto a rilento, visto che ci sono interessi contrastanti.

Interessi di chi?

Basti vedere il dibattito interno alla maggioranza tedesca con Scholz che cerca sempre di avere un occhio di riguardo verso i giganti dell'industria tedeschi che hanno immensi interessi in Cina. L'Europa è molto divisa sulla questione cinese, perché siamo chiaramente attratti dagli investimenti, visto che abbiamo un'economia in difficoltà. Allo stesso tempo ci sono delle pratiche cinesi concorrenziali, come quelle di acquisizione del know how, che devono essere necessariamente contrastate. Si sta cercando di fare sempre più leva su questo "de-risking", che di fatto è molto lento, almeno dalla parte tedesca.

E l'Italia come si posiziona?

Noi, con il Governo Meloni, ci siamo staccati definitivamente dalla Via della Seta. Un'intesa con la Cina che è stato uno dei più grandi autogol a livello di politica internazionale dalla parte italiana, perché ha portato ridotti vantaggi economici e una decisa incrinatura dei rapporti con gli Stati Uniti, visto l'alto valore simbolico della nostra adesione alla Via della Seta. 

L'Ue dipende fortemente dalla Cina, soprattutto in settori chiave come il lusso, le rinnovabili e l'automotive. Non è controproducente per Bruxelles rischiare di scatenare una guerra commerciale con Pechino?

Sono state varcate diverse linee rosse oltre le quali era necessario intervenire. È una partita in cui si perderà, sia da una parte che dall'altra. Anche per i cinesi è controproducente avere dei dazi, perché comunque dipendono dalle esportazioni verso mercati esteri. Danneggia loro  e anche il Green Deal dell'Unione Europea, vista l'egemonia cinese nel settore delle rinnovabili grazie al controllo delle filiere produttive, per esempio sulla costruzione dei pannelli solari. 

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In che modo reagirà la Cina a una tale stangata sui dazi?

Introducendo dei dazi su settori come l'automotive. Tendenzialmente chi non è contento di questa misura sono i grandi gruppi industriali tedeschi, ma anche tante altre aziende europee che hanno interessi in Cina e potrebbero risentire di questa decisione.

Come Stellantis per la fornitura di batterie in Cina...

Sull'elettrico molte aziende come Stellantis hanno siglato partnership con la Cina, che sotto l'aspetto delle batterie sono più avanti. Pertanto potrebbero esserci ritorsioni sotto quest'aspetto. Ma in generale tutto l'automotive in Cina ha fatto passi da gigante, anche grazie all'acquisizione di know-how dalle imprese europee che si sono stabilite permanentemente in territorio cinese in cambio della loro presenza nel mercato del Dragone. Tutt'ora c'è anche il rischio del cosiddetto spionaggio industriale.