Economia
Eni, il taglio delle forniture è senza spiegazioni, si teme un nuovo stop
Il cane a sei zampe non ha ricevuto alcun preavviso né alcuna motivazione per la riduzione del 15% delle forniture. E stasera potrebbe esserci un nuovo "cut"
Eni, che cosa c'è dietro il taglio delle forniture
Nel rapporto tra due società che operano nel mondo dell’energia, come è il caso di Eni e di Gazprom, può succedere che vi sia una riduzione delle forniture di gas senza preavviso, con una comunicazione su base giornaliera (on a daily basis in termine tecnico) che è nella natura della dialettica. Per questo si provvede al meccanismo delle scorte, proprio perché qualcosa può sempre andare storto. Solo che se un evento come il taglio del 15% delle forniture si verifica a 24 ore dalla riduzione del 40% del transito tramite Nord Stream 1 allora si sente – è proprio il caso di dirlo – puzza di bruciato. Non può essere un caso, insomma.
Il problema, riferiscono fonti accreditate ad Affaritaliani.it, è che non si ha certezza su quello che potrebbe succedere nelle prossime 24 ore. Entro questa sera, infatti, verrà comunicato da Gazprom, in maniera del tutto unilaterale, che cosa succederà alle forniture di domani. Potrebbero essere uguali a quelle dei giorni precedenti, potrebbero essere nuovamente tagliate del 15%, potrebbero essere ulteriormente ridotte. Non si sa, insomma. E non c’è neanche modo di prevedere il futuro.
Non solo: se per la riduzione del transito tramite Nord Stream 1 alla Germania è stata comunicata una motivazione – addebitando la colpa alla mancata manutenzione da parte di Siemens – l’Eni oggi non ha ricevuto alcun tipo di spiegazione, se non una laconica comunicazione che annunciava il taglio del gas. Non si sa altro, al momento. Il che rende ancora più complesso provare a vedere che cosa accadrà in futuro.
I contratti "take or pay"
Ultimo tassello da tenere in considerazione. Gli accordi tra Eni e Gazprom sono sulla base del sistema “take or pay”. Questo significa che si ha una quantità minima di gas che si deve comunque pagare e un transito massimo previsto. Questi accordi erano in procinto di venire rinegoziati a dicembre del 2021, su base strettamente confidenziale, prima che la situazione precipitasse alla fine di febbraio. Non si tratta di una novità: questi contratti erano già in voga all’epoca in cui Paolo Scaroni era al timone del cane a sei zampe. E il manager li valutava da un lato molto onerosi, ma dall’altro capaci di mettere al riparo il sistema delle forniture in qualunque caso. Ora la speranza è che questi accordi rimangono validi. Il mese scorso l’Italia aveva raggiunto il 39% della sua necessità di gas tramite stoccaggio. Un livello che non permette di guardare con tranquillità all’inverno, per ovvie ragioni. Domani vedremo se il trend inaugurato da Gazprom sarà il leit-motiv delle prossime settimane o se ci sarà un’inversione di tendenza.