Economia
Ex-Ilva, ArcelorMittal fa trapelare nuova versione che non convince nessuno
Ecco come può rinascere dalle sue ceneri. L'analisi
Ex-Ilva, il governo ora prova a metterci una pezza ma sconta visioni differenti. L'analisi
Sull'ex-Ilva si è detto e scritto di tutto da quando i Riva scapparono col bottino. E una delle vicende più dolorose dell'industria nostrana si sta trasformando lentamente in una farsa grottesca. Perché da una parte ci sono i lavoratori, quegli operai che spesso si sono perfino ammalati a causa delle esalazioni. E ci sono le città che intorno alle "mamme", cioè quegli stabilimenti che davano da mangiare, sono cresciute e che oggi annaspano senza più riuscire a vedere un futuro. C'è una Taranto che si interroga su che cosa sarà di lei quando - e l'eventualità permane - dovessero chiudersi le porte per sempre dell'ex-Ilva.
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Dall'altra parte c'è il balletto delle istituzioni. C'è stato un accordo folle firmato con ArcelorMittal, che proponeva di meno, e non con altri giganti dell'acciaio che - magari - avrebbero garantito un futuro migliore. Che fine hanno fatto quelli di Jindal? E Danieli? Davvero non c'erano altre strade da prendere per quella che è stata la più grande acciaieria d'Europa e che oggi dovrebbe ancora produrre cinque milioni di tonnellate e invece si ferma a meno della metà?
Il governo ora prova a metterci una pezza ma sconta visioni differenti: c'è chi vorrebbe nazionalizzarla, chi trovare un altro partner, chi ancora pensa a un destino ibrido, sulla falsariga di Mps. Ora, nella giornata di oggi, arrivano "fonti" vicine ad ArcelorMittal a dire che per gli indiani è inaccettabile finanziare Acciaierie d'Italia senza partecipare alla gestione. Il governo cerca di diluire la quota del gruppo guidato in Italia da Lucia Morselli e si sente travolto da un balletto à la "ok il prezzo è giusto". Quanti soldi servono per liberare l'ex-Ilva? Quanto ci vuole per riportare la fabbrica regina d'Europa dove le compete?
Ma soprattutto: quanto costa ridare dignità a 2.500 cassa integrati e a tutti gli altri lavoratori che ora leggono con un pizzico di vergogna che non ci sono i soldi neanche per pagare le forniture di gas? E' incredibile che nel 2024 si sia ancora seduti al tavolo dell'ennesima crisi industriale con un partner che, nel frattempo, investe 1,8 miliardi a Dunquerque e tuba con i francesi. Quegli stessi francesi che non amano certo l'industria italiana, visto che - come nel caso dei cantieri di Saint Lazare - cercano di sabotare i nostri campioni (come Fincantieri).
Insomma, diceva il presidente Mao "grande è la confusione sotto il cielo". Ma è il momento che le polveri si depositino, che il clamore si spenga e che finalmente l'ex-Ilva torni a fare quello che deve: produrre acciaio di buona qualità. Tra l'altro, con l'imminente svolta green che procede a tappe forzate, con le esigenze dell'Europa che ci chiede di adeguarci, con l'obbligo per la siderurgia di passare progressivamente agli altiforni elettrici la domanda sorge spontanea: ma perché non fare dell'ex-Ilva un campione dell'innovazione nostrana? Perché non renderla, nuovamente, un faro per la siderurgia europea? I soldi del Pnrr ci sono: spendiamoli come si deve e come serve. Non ce ne pentiremo.