Economia
Ex Ilva: Conte offre lo scudo penale, ma ArcelorMittal dice no
L’ex Ilva di Taranto è un “investimento non remunerativo”, quindi ArcelorMittal se ne va. Come anticipato da Affaritaliani.it appena terminato l’incontro fra il governo e Lakshmi e Aditya Mittal, il colosso franco-indiano dell’acciaio ha ribadito al tavolo con il premier Giuseppe Conte e sei ministri di voler recedere dal contratto sull’ex Ilva, un disimpegno che secondo quanto ha spiegato lo stesso Conte in conferenza stampa al termine di un lungo Cdm e di una riunione di maggioranza, “non è dovuto allo scudo penale”.
"Il Governo si è dimostrato compatto sullo scudo penale, ma dopo un po' è emerso nella discussione che non era questa la vera causa del disimpegno dell’accesso”, ha affermato infatti il premier che poi ha aggiunto: “Il tema è che l'azienda ritiene che con i livelli di produzioni non siano sostenibili gli investimenti e di non poter assicurare gli attuali livelli di occupazione. Per assicurare la continuità aziendale ci viene rappresentato l'esubero di 5 mila lavoratori". Scenario definito "inaccettabile".
"Se ci sono criticità non giustificano affatto la riconsegna dell'intero impianto, è scattato l'allarme rosso, ci siamo resi disponibili a una finestra negoziale 24 ore su 24", ha aggiunto ancora Conte puntanto il dito contro l'azienda ("nessuna responsabilità è imputabile al governo, ma alle valutazoni del gruppo") a cui ha dato "due giorni per ripensarci e per fare una proposta". Ma il Governo "non si farà prendere in giro. La produzione è scesa a 4mila tonnellate. Benissimo - ha aggiunto Conte - ma a chi spetta il rischio impresa? Chi è che viola il contratto? Vogliamo dire che l'esecutivo non rispetta il contratto?".
Il presidente del Consiglio, che ha chiesto all'opposizione di non strumentalizzare la vicenda ma di "marciare compatta" con il governo perché "è l'intero Paese che deve reggere l'urto di questa sfida", ha fatto sapere che domani convocherà i sindacati rassicurandoli sul fatto che quella sull'ex Ilva "è una vertenza che sta particolarmente a cuore al Governo, riteniamo quel polo industriale di interesse strategico per l'intero Paese, anche dal punto di vista sociale. Abbiamo rappresentato l'assoluta volontà dell'esecutivo di rilanciare l'Ilva e Taranto".
Ma le sigle, prima che il governo alzasse il velo sull'esito dell'incontro con i Mittal, hanno indetto sempre per domani 24 ore di sciopero. Dopo il premier, ha preso la parola il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli che ha ribadito come il caso rientri nel novero delle "vertenze industriali. Non altro. Arcelor Mittal ha chiarito che a prescindere degli elementi di contorno, il problema era la produzione industriale. A prescindere da tutte le altre condizioni: 4milioni di tonnellate e 5 mila persone in meno".
Il numero uno del Mise poi si è detto preoccupato per il fatto che "non garantendo ArcelorMittal la continuità produttiva non si continui con il risanamento ambientale". Le conclusioni sono spettate a Conte. "E' chiaro - ha spiegato il premier- che scatta subito un meccanismo per trovare una soluzione, ma la cosa più concreta è richiamare alla responsabilità Arcelor Mittal. Speriamo che tornino al nostro tavolo e ci torneranno, speriamo, con proposte più plausibili".