Economia
Extraprofitti sulle banche? Revisione "politica" che non conviene a nessuno
Il governo sta sottovalutando la tassa a carico delle banche dato che un quarto del debito pubblico italiano è in mano agli istituti di credito. L'analisi
La quota di obbligazioni pubbliche in mano alle banche (24,5%) è in lieve calo rispetto a fine 2021, quando la percentuale di bot e btp detenuti corrispondeva al 25,8%, con circa 689 miliardi su 2.670 miliardi totali. Gli altri grandi apporti finanziari per lo Stato arrivano dalla Banca d’Italia e dai fondi stranieri (cui spetta il record di acquisti): Via Nazionale oggi detiene 726 miliardi, mentre all’estero sono collocati bot e btp per complessivi 746 miliardi. Vale la pena sottolineare che negli ultimi due anni, si è registrata una “fuga” degli stranieri che a fine 2021 avevano “in pancia”, con 805 miliardi, una quota debito pubblico tricolore superiore al 30%.
In meno di due anni i grandi fondi internazionali hanno disinvestito quasi 60 miliardi di euro scendendo al 27% del totale e il maggior soccorso è arrivato da Bankitalia che, al contrario, ha incrementato la sua fetta di debito di circa 138 miliardi, passando dal 22% al 26%. Anche le famiglie, il cosiddetto settore “retail”, hanno cominciato ad apprezzare di più il debito italiano, probabilmente incoraggiati dai maggiori rendimenti garantiti dal Tesoro, in linea con l’aumento del costo del denaro deciso dalla Banca centrale europea, portato in 12 mesi da zero al 4,25%: i piccoli risparmiatori, oggi, sono titolari di 307 miliardi, pari all’11% del totale, mentre a fine 2021 le obbligazioni pubbliche nei portafogli delle famiglie si attestavano a 227 miliardi (8,5%). Un’altra miniriduzione si è poi registrata per i fondi d’investimento italiani: la loro quota è calata di oltre 13 miliardi, da 360 miliardi a 347 miliardi, con la percentuale scesa dal 13,5% al 12,3%.