Economia

Extraprofitti sulle banche? Revisione "politica" che non conviene a nessuno

di Carlo Pisani

Il governo sta sottovalutando la tassa a carico delle banche dato che un quarto del debito pubblico italiano è in mano agli istituti di credito. L'analisi

Extraprofitti sulle banche? Revisione "politica" che non conviene a nessuno

C’è un aspetto che il governo di Giorgia Meloni, forse, ha sottovalutato nella partita sulla tassa a carico delle banche per gli extraprofitti. Un quarto del debito pubblico italiano – ecco la questione – è in mano agli istituti di credito del Paese: stiamo parlando di quasi 690 miliardi di euro sul totale di 2.815 miliardi (dato di maggio 2023).

I big dell’industria bancaria non lo stanno sbandierato apertamente, ma nelle interlocuzioni riservate con il Tesoro il tema dell’acquisto di bot e btp da parte delle banche è stato affrontato, non tanto per far emergere il rischio di un rozzo ricatto (che peraltro si rivelerebbe un autogol per le stesse banche), quanto per la necessità di non penalizzare, anche agli occhi dei mercati finanziari internazionali, una fonte insostituibile di liquidità per le casse pubbliche nell’ambito delle emissioni dei titoli di Stato.

Insomma, i banchieri italiani non sono intenzionati a dare un aut aut a Palazzo Chigi, ma, semmai, stanno cercando di far aprire gli occhi ai “falchi” dell’esecutivo: colpire le banche, questo il ragionamento, non conviene a nessuno. Per incassare al massimo 2 o 3 miliardi di euro – si interroga un esperto del mondo bancario – conviene destabilizzare un settore che garantisce, con sottoscrizioni a colpi di decine di miliardi, il ministero dell’Economia ogni volta che si rinnova il debito pubblico in scadenza?

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