Economia
FiberCop, la scelta del successore di Ferraris ancora lontana. E la fusione con Open Fiber...
L'azienda che ha rilevato la rete Tim sarà guidata "almeno fino all'estate" da Massimo Sarmi. Ecco tutti gli scenari anche in vista della rete unica
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FiberCop, la scelta del successore di Ferraris ancora lontana. E la fusione con Open Fiber...
"Il processo di selezione del successore di Luigi Ferraris non è ancora iniziato e non inizierà prima dell'estate. I nomi che girano? Sono autocandidature, non c'è nulla di definito". Così una fonte vicina al dossier spiega il momento di FiberCop, la società nata dalla cessione della rete di Tim al fondo americano Kkr che, a distanza di sei mesi dalla sua nascita, ha registrato le dimissioni dell'amministratore delegato Ferraris. Si dice perché scontento della scarsa libertà di movimento di cui godeva. Al momento tutte le deleghe sono state assegnate al presidente Massimo Sarmi, un "curriculum lungo così" e la gioia di tornare a ricoprire un incarico operativo.
Una soluzione ponte che però tiene tranquilli gli americani di Kkr che ora hanno due problemi da affrontare. Posto che - garantiscono le fonti - c'è tutta l'intenzione di portare avanti l'integrazione con Open Fiber per realizzare la rete unica (una scelta che farebbe fare i salti di gioia a Pietro Labriola e a Tim, che dal famoso piano di fusione otterrebbe altri due miliardi di earn-out), c'è da comprendere che cosa vorranno fare Cdp - che detiene il 60% di Open Fiber - e Macquarie - titolare dell'altro 40.
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Voci insistenti, infatti, parlano della possibilità di cedere le aree nere (quelle maggiormente attrattive e redditizie): ma a chi? Se dovesse esserci un'azienda del settore interessata (si parla insistentemente di Fastweb) si tornerebbe al passato, con un operatore che avrebbe le aree nere a prezzo di saldo.
Alternativa potrebbe essere quello di cedere a un fondo, magari ottenendo anche un prezzo migliore. Si vedrà: la cessione delle aree nere non è un obbligo, ci mancherebbe, ma permetterebbe anche di dare un reale valore a Open Fiber nell'ottica poi di procedere alla definitiva fusione con FiberCop. Oggi l'azienda guidata da Giuseppe Gola oscilla tra i 5,5 miliardi di valore di carico di Macquarie ai 3 "abbondanti" iscritti a bilancio da Cdp.
Una volta determinato il prezzo, sarà più facile arrivare a un accordo definitivo che permetta di procedere a cablare l'Italia, come da agenda europea. Anche perché l'alternativa ha un nome e cognome: quell'Elon Musk che già sembra pronto a fare il bello e cattivo tempo e che sta entrando prepotentemente in tante - troppe? - partite europee, ivi compreso il rilascio di Cecilia Sala.
Davvero, dunque, per evitare di consegnare la fornitura di un'infrastruttura strategica nelle mani dell'uomo più ricco del mondo, attraverso i suoi satelliti (che sono assai cari, attenzione, ma che bypassano il problema della conformazione geografica del nostro Paese), serve risolvere rapidamente la partita della rete unica. Certo, l'uscita di Cdp da Tim permette a Via Goito di avere mano libera e di orchestrare la fusione. Aspettiamoci un'accelerazione nelle prossime settimane.