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Economia
Fiducia, banche ai minimi storici. Ko Bankitalia, si salva solo la Bce

La crisi ha lasciato ferite profonde nell’opinione pubblica e il livello di fiducia nelle banche permane ai minimi. Un giudizio critico che ha coinvolto anche i soggetti preposti al controllo del sistema, come Bankitalia e, non a caso, la netta maggioranza dei cittadini auspica una riforma dell’istituto di Palazzo Koch (72%). Il 2013 è stato il vero anno nero per le banche: solo il 4% degli italiani mostrava una qualche fiducia. Oggi la situazione è un po’ migliorata, ma il quadro resta profondamente negativo. La quota di persone che afferma di avere fiducia nelle banche è ferma al 16%, ma il livello diminuisce tra i cinquanta-sessantenni (13% di fiducia), tra i trentenni della Generazione X (10%) e, soprattutto, tra i ceti medio-bassi della popolazione (8%).

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La diffidenza nell’universo finanziario ha coinvolto, a cascata, anche il principale organo di vigilanza del sistema, la Banca d’Italia. Quello vissuto dall’istituto di Palazzo Koch è stato un vero e proprio percorso di sgretolamento dei livelli d’immagine e prestigio. Nel 2004, prima che esplodesse la crisi finanziaria globale, la Banca d’Italia era una delle istituzioni pilastro del sistema Paese e in essa riponeva fiducia il 48% degli italiani. Sei anni dopo (nel 2010), al termine della prima ondata della grande crisi finanziaria, il livello di stima in Bankitalia ha subito un primo processo di sfarinamento, calando di 12 punti e assestandosi al 36%. Da quel momento il percorso di sgretolamento si è ulteriormente accentuato, fino a toccare il punto più basso nel corso del 2015 (18%).

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Nel periodo successivo, tra il 2016 e il 2017, l’immagine dell’istituto di Palazzo Koch ha iniziato lentamente a risalire, passando prima al 26% e poi al 36%. I recenti crack delle banche venete hanno determinato, invece, un nuovo smottamento nei consensi, facendo calare la fiducia al 24%. Particolarmente critici verso la Banca d’Italia sono i trentenni della Generazione X (tra loro la fiducia è al 16%), i ceti medio-bassi (17%), ma anche gli elettori della Lega Nord e dei Cinquestelle (rispettivamente al 13% e al 15%). Gli unici segmenti socio-politici che mostrano una maggiore stima nei confronti dell’istituto guidato da Ignazio Visco sono i cetimedio-alti (31%), gli elettori del PD (44%) e quelli di Forza Italia (39%).

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Differente è, invece, il quadro che coinvolge la Banca Centrale Europea. L’istituto di Francoforte, nel corso degli ultimi anni, ha consolidato la propria immagine e dal 2014 a oggi la fiducia nei confronti dell’istituto guidato da Mario Draghi è passata dal 32% al 41%. Solo tra i leghisti(30%) e i sostenitori di Grillo (28%) il dato di stima è al di sotto della media nazionale. Le scelte e il modo di agire dell’istituto centrale europeo, invece, piacciono ai cinquanta-sessantenni (44%), ai ceti medio-alti (51%), agli elettori del PD (77%) e a quelli di Forza Italia (46%).

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La lunga stagione di crisi vissuta dalle banche, con il succedersi di crack e inchieste, è stato causato, secondo gli italiani, dai manager che hanno guidato in questi decenni gli istituti di credito nostrani (40%). Il 28% degli italiani punta il dito su Bankitalia e Consob e ancora meno sono le persone che assegnano qualche responsabilità al Governo. Nonostante i responsabili delle crisi siano ritenuti i manager, gli italiani giudicano urgente e necessaria una riforma degli istituti di vigilanza, in primis di Bankitalia.

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Ne sono convinti tutti i segmenti elettorali, dai fan di Salvini (83%) a quelli di Berlusconi (77%), dai sostenitori del PD (71%), a quelli dei Cinquestelle (80%). Gli italiani vogliono che nel nostro Paese ci siano banche amiche delle persone. Istituti di credito che, secondo le persone, dovrebbero essere come delle formichine, che aiutano a risparmiare; come un cane fedele, che non tradisce mai i clienti; come un delfino, che aiuta i correntisti nel mare della finanza.

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