Economia
Furlan (Uilca): il risiko bancario non si faccia sulla pelle dei lavoratori
Il segretario del sindacato Uilca ad Affari sui piani industriali di Mps e Bper, l'aumento degli Npl: facciamo il tagliando al mondo bancario
E veniamo al Banco: dopo la fusione mancata con Unicredit è arrivato Crédit Agricole: che cosa si aspetta?
Non sono in grado di fare previsioni perché mi pare che certe scelte vengano prese in tempi rapidi. Siamo alla finestra, ma quello che mi preoccupa di più è che se dovesse esserci qualche situazione di evoluzione questo non avvenga con una logica industriale. Ricordo che Crédit Agricole e Creval stanno ancora completando la loro aggregazione, forse non è il momento per studiare un’ulteriore operazione di M&A. Ci sono lavoratori che non possono essere sbattuti in mezzo a situazioni ingestibili. Non bisogna fare le fusioni poggiandosi sulle spalle dei laboratori.
Le aggregazioni che si stanno chiedendo a gran voce rischiano di fare macelleria sociale e allontanare gli istituti di credito dal territorio?
Ridurre il numero delle banche non significa necessariamente tagliare gli sportelli. Ma se si fanno aggregazioni solo per ottenere un taglio dei costi allora non ci siamo. Abbandonare i territori e chiudere le filiali non è solo un problema economico, ma anche di servizi erogati alla clientela. Così si penalizzano i più deboli e la visione del regolatore europeo che chiude efficienza nelle voci di spesa non può essere meramente ragionieristica.
Nostalgia delle Banche Popolari?
No, anche perché la norma che è stata messa in piedi dall’allora governo Renzi ha consentito di superare situazioni che a volte erano puramente autoreferenziali. È vero anche che in certe realtà ha favorito l’abbandono dei territori medesimi, senza compensare adeguatamente. Il che significa che si è depauperata la zona senza ottenere altri risultati positivi.
Veniamo ai rischi sistemici: si attende una crescita degli Npl?
La crisi determinata dalla guerra è diventata un acceleratore per gli incagli, ma è anche vero che la situazione era abbastanza prevedibile e che, per certi aspetti, oggi abbiamo strumenti di monitoraggio che prima non c’erano. Però lo diciamo chiaramente: gli Npl non possono diventare una scusa per le banche per incidere sul costo del lavoro e del personale. Ci sono strumenti adeguati per gestire le sofferenze. E il regolatore europeo deve essere lungimirante e non costringere a soluzioni capestro. Infine, abbiamo paura che la gestione degli Npl possa portare a ulteriori esternazionalizzazioni.
Ma il mondo bancario italiano come sta?
È all’altezza delle sfide, non ha particolari problemi. Ma viene troppo spesso additato come un problema, anche se in realtà ha gestito le varie emergenze meglio degli altri.
Chiudiamo con Generali: il 29 aprile scorso si è chiusa la vicenda dell’assemblea, ma gli animi sembrano ancora piuttosto tesi come dimostra la vicenda dei comitati in cda. Solo che il Leone ha in pancia 60 miliardi di titoli di stato, non si sta giocando col fuoco?
Non voglio entrare nelle logiche gestionali di un’azienda privata. Quello che però mi sento di dire è che non bisogna inseguire una logica di profitto a breve termine invece che avere quella di più ampio respiro. Generali ha già fatto 2,8 miliardi di utili, non si può pensare di cambiare qualcosa in una logica di massimizzazione del profitto